DA QUANDO l’euro è stato introdotto, ossia dal primo gennaio 2002, l’indebitamento nella provincia di Rimini è cresciuto del 77.6%. Al 30 settembre dello scorso anno, infatti, ogni famiglia riminese aveva un “peso” sul portafoglio di quasi 20mila euro. A sostenerlo l’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha collocato la provincia al sesto posto in Italia per le spese che hanno portato i conti in rosso. Spese che riguardano l’accensione di mutui, prestiti per l’acquisto di beni mobili, crediti al consumo, finanziamenti per una ristrutturazione. A rendere ancora maledettamente più complicate le cose per le famiglie arriva il caro prezzi. Secondo Palazzo Garampi, a marzo, i costi sono aumentati dello 0.5% su febbraio; rispetto a dodici mesi fa, invece, l’aumento è addirittura del 3.4%. Su base mensile la crescita maggiore è alla voce trasporti, +1.7%, seguita da servizi ricettivi e di ristorazione, +0.9%, e prodotti alimentari, +0.4%. Ma il dato che deve far riflettere è quello legato agli aumenti, rispetto al 2007, dei prodotti alimentari: +4.5%. Male anche i costi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili che sono arrivati a un +4.6%.
“In questa città - sottolinea l’assessore alle Politiche sociali, Stefano Vitali – non ci si è ancora adeguati al minore potere di acquisto che hanno gli stipendi: le famiglie continuano a comprare a rate, non rinunciano al superfluo, senza rendersi conto di non mantenere uno stile di vita superiore alle proprie possibilità”.
La particolarità di questo momento storico è anche un’altra.
“Se andate a vedere chi si è indebitato di più sono le famiglie con redditi medio-alti e la colpa è degli acquisti a rate, non ci si rende conto dell’indebitamento raggiunto”.
Francesco Barone