Rimini terra di tartufi? La provincia si scopre sempre più legata ai buoni sapori. Ora che possiamo dirci bravi produttori di vino, di olio extravergine di oliva, di formaggi e altro, da quando il territorio si è allargato ai territori del Montefeltro, sotto i nostri piedi si nasconde anche un’altra ricchezza: il tartufo. Non che nei vecchi confini non se ne trovasse, come dimostra la fiera che ogni anno si svolge a Mondaino, ma di sicuro il territorio dei nostri vicini, sia quello passato sotto Rimini – Sant’Agata Feltria – sia quello rimasto sotto i duchi di Urbino – Sant’Angelo in Vado e Acqualagna – è sempre stato ricco di tartufi in quantità e qualità. Con l’arrivo di ottobre, Sant’Agata dà vita alla più grande e golosa fiera mercato di prodotti autunnali della provincia. Quanto e come sarà il tartufo del 2011? Lo abbiamo chiesto a Davide Cangini, esperto tartufaio di Sant’Agata Feltria.
Allora, Cangini, cosa ci aspetta?
grande apertura perché fino adesso ha piovuto poco, e il tartufo, almeno a fine estate, vuole acqua. C’è da dire che è ancora presto per fare delle stime esatte. La cerca vera e propria inizia verso metà ottobre e se adesso cominciasse a piovere la situazione potrebbe ancora cambiare. Diciamo che se continua così il tartufo sarà poco, di media qualità, e anche costoso”.
Una situazione che vale per tutto il tartufo bianco?
“A Sant’Agata Feltria, tradizionalmente, ci sono 8 commercianti di tartufo. Alcuni sono delle nostre parti, altri vengono da fuori, soprattutto Perugia e Valtiberina. Se in quelle zone ha piovuto di più la situazione potrebbe essere migliore, ma dubito, mi pare che le condizioni meteorologiche siano state le stesse in tutto il paese”.
Ci sono ancora speranze per una buona annata?
“Le piogge della scorsa settimana hanno giusto tolto l’arsura dal terreno. Ora che le giornate sono più brevi e batte meno sole l’acqua farebbe crescere i funghi e i tartufi migliorando considerevolmente quantità e qualità. Possiamo sperare che ora il tempo cambi e cominci a piovere”.
Per le quantità?
“Stesso discorso. È troppo presto. Una volta si tenevano delle stime, oggi non ha più molto senso. In media si parla di qualche quintale l’anno”.
Quello che per la vigna e il vino è un clima ideale, un’estate lunga e secca, per i funghi e i tartufi è invece una sventura. Se il bel tempo prosegue anche a ottobre saranno contenti gli amanti della spiaggia, un po’ meno i golosi che si ritroveranno nel piatto funghi e tartufi più piccoli e meno profumati. E sì che il tartufo del Montefeltro è molto rinomato per la sua qualità.
Giusto?
“Per quanto riguarda in generale la qualità si può dire che il tartufo bianco è il tartufo bianco, nel senso che parliamo dello stesso tipo di prodotto. Il tartufo bianco che si trova nelle nostre colline è dello stesso tipo di quello di Alba. Sempre di Tuber Magnatum Pico (questo il nome scientifico del tartufo bianco pregiato) si parla. A fare la differenza sono soprattutto le piante e, in misura minore, il terreno sul quale le piante crescono e il tartufo si sviluppa. Tigli, roverelle e quercie sono le piante sotto le quali si sviluppa il tartufo bianco più profumato”.
Che posto occupa Sant’Agata Feltria nel panorama nazionale del tartufo?
“La fiera di Sant’Agata è nata nel 1985. Subito ci siamo gemellati con quella di Perigord, nel sud della Francia, che però si concentra principalmente sul tartufo nero (questo perché il bianco si trova quasi solamente in Italia). Alla quarta edizione avevamo già ottenuto il titolo di fiera nazionale. Consapevole del proprio potenziale, Sant’Agata si era appoggiata all’Istituto Sperimentale di Selvicoltura di Arezzo e aveva impiantato dei capannoni meteo per dimostrare che qui erano presenti le condizioni ideali per lo sviluppo del tartufo bianco pregiato di qualità. Inoltre, il tartufo bianco ha la prerogativa di crescere soprattutto in luoghi in cui non è praticata la coltivazione intensiva. Quindi la presenza di questa leccornia è già di per sé una prova che il terreno è pulito e sano.
Nel 1990 ad Alba fu fondata l’Associazione delle città del tartufo di cui Sant’Agata fece subito parte. Ora poi che siamo tornati in provincia di Rimini ritengo che abbiamo anche una migliore presentazione e valorizzazione del nostro territorio”.
Stefano Rossini