Ho letto un libro di oltre quattrocento pagine sulle grandi questioni ambientali del nostro pianeta. Fermate la standing ovation, fatemi finire: quello che ne ho tratto è un colossale senso di ignoranza davanti alla complessità delle questioni e agli infiniti aspetti da valutare prima di intraprendere qualsiasi strategia, laddove lo stesso mondo scientifico non è sempre unanime. E, di converso, mi è tornata in mente quell’immaginetta che di recente va tanto di moda, quella del medesimo tratto di strada ritratto con e senza alberature per dimostrare che con gli alberi fa più fresco e si sta meglio.
Non che non sia vero, anzi. È che quel concetto le mie brave maestre me lo avevano già reso chiaro a sei anni, e mi fa specie vederlo rilanciato tramite quell’immaginetta non solo da semplici cittadini ma anche da professionisti ed esponenti politici, come se fosse chissà quale scoperta. Le sfide ambientali richiedono ragionamenti complessi e pure urgenti. Si pensi alla dirompente intelligenza artificiale: per molti è solo un giochino per fare domande sceme a ChatGPT, mentre la necessità di raffreddare i computer che immagazzinano le montagne di dati necessari comporta già smisurati costi energetici. E mentre qualche grande azienda di IA sta già facendo per conto suo col nucleare, noi siamo qui a gigioneggiare su un disegnino tanto vero quanto elementare. Che con gli alberi sia meglio che senza, siamo tutti d’accordo. Adesso possiamo andare avanti?