Home Vita della chiesa Pastorale integrata: meno parrocchie, più comunità vive

Pastorale integrata: meno parrocchie, più comunità vive

La scelta delle Zone pastorali (e delle Unità pastorali) è troppo recente perché già se ne possano misurare i frutti. Incoraggiare e sollecitare un cammino, che certo avverrà nella gradualità, ma è una scelta decisa che segnerà il futuro della Chiesa riminese, è stato uno dei desideri fondamentali che hanno spinto il vescovo Francesco alla Visita Pastorale che in poco più di due mesi lo ha portato ad incontrare tutta la Diocesi, “suddivisa” in 25 tra Zone e Unità Pastorali. Durante questi incontri, il Vescovo ha incontrato singolarmente tutti i sacerdoti, poi riuniti in Zone, e dopo un momento di preghiera si è “accostato” agli operatori pastorali.
La scelta delle Zone Pastorali – spiega il vicario generale don Luigi Ricci – non è una imposizione immotivata o una dura necessità, ma deve diventare una opportunità, un momento di grazia. Anzitutto per noi sacerdoti, sia sul piano spirituale, che pastorale e umano (aiuto per momenti di preghiera, per le scelte pastorali, valorizzazione di competenze diverse e di età diverse, ottimizzazione delle spese, in particolare per la gestione della casa …). Opportunità anche per le comunità, perché dovremo mirare sempre più ad avere laici formati e capaci di corresponsabilità, nell’opera educativa (dai bambini agli adulti), nella gestione economica, nell’impegno missionario”.

La valutazione globale della proposta, i vantaggi e le difficoltà, i passi successivi, possibili proposte di modifiche, sono stati alcuni dei temi trattati durante gli incontri, con lo scopo di suscitare e tenere vivo nei laici l’amore per la Chiesa, la corresponsabilità, l’impegno della testimonianza missionaria; anzitutto la consapevolezza di vivere un tempo della Chiesa e della società, difficile e grande insieme; di affrontarlo con fiducia e responsabilità, certi della presenza dello Spirito del Signore, ma anche della necessità della collaborazione di tutti.
A conclusione della Visita Pastorale, il vescovo Lambiasi ha voluto inviare una Lettera a tutte le Zone Pastorali.
Con il Vicario episcopale per la pastorale, don Tarcisio Giungi, facciamo il punto sul “fiume carsico” di bene che scorre nel sottosuolo delle comunità riminesi e sulle nuove opportunità che si aprono all’orizzonte.

La missiva del Vescovo è indirizzata non solo ai sacerdoti ma anche a tutti i laici coinvolti. Perché questa scelta?
“Con questa lettera, scritta al termine della visita alle 25 zone o unità pastorali della diocesi, il Vescovo anzitutto ha inteso ringraziare il Signore per la ricchezza delle esperienze in atto e, nello stesso tempo, incoraggiare sacerdoti e comunità a proseguire il cammino verso una pastorale davvero integrata. Naturalmente la situazione varia da zona a zona, ma in tutte si è mosso almeno qualche passo”.

Passi forse piccoli ma concreti sulla via della comunione, nella direzione del cenacolo.
“La scelta della pastorale integrata è stata fatta dalla nostra diocesi ormai da due anni e in questo periodo si sono anche compiute alcune scelte decisive in questa direzione, quale il tentativo di costituire alcune comunità di preti che seguano una zona in solido. La motivazione di fondo di tale scelta è anzitutto la consapevolezza che in questo modo le comunità possono annunciare il Vangelo con più coraggio ed efficacia; in tal senso è apparso provvidenziale e stimolante l’input dato dall’esortazione Evangelii gaudium di Papa Francesco”.

I quattro punti nodali nei quali il Vescovo ha scandito la lettera (Non lasciamoci rubare il piacere di essere popolo, Non lasciamoci rubare la grinta nell’affrontare le sfide attuali, Non lasciamoci rubare la comunità e Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario) sono quasi un tentativo di leggere in contrappunto l’Evangelii gaudium con l’esperienza vissuta durante la Visita pastorale.
“Quella della pastorale integrata, fatte salve le diverse modalità in cui essa può essere declinata, è una scelta della Chiesa riminese dalla quale non si torna indietro. Proprio per sottolineare ciò, il Vescovo ha scelto di compiere la visita alle 25 Zone o Unità in cui la nostra Diocesi è articolata.
A questa lettera necessariamente generale dovrebbe far seguito un monitoraggio del cammino di ciascuna zona, per offrire anche da parte della diocesi gli stimoli e gli aiuti necessari. Ciò che importa, in definitiva, non è il punto in cui una singola zona può essere arrivata, ma il fatto stesso che comunque tutti ci si è mossi”
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Quanto la situazione del presbiterio ha inciso nella scelta della pastorale integrale?
“Il Vescovo lo ha spiegato molto bene nella Lettera: «Nei prossimi anni possiamo ancora sperare in nuove ordinazioni sacerdotali perché il seminario diocesano è ancora una comunità vitale. Rimane prevedibile che il numero dei sacerdoti ’attivi’ continuerà a calare e pertanto non sarà possibile garantire come in passato la presenza del sacerdote in ogni comunità. Ma questa difficoltà, se vissuta con un briciolo di fede nella guida del Buon Pastore, può tramutarsi in vantaggiosa opportunità». Forse ci saranno meno preti ma se ci saranno più cristiani veri, più comunità vive, allora l’annuncio del Vangelo continuerà a percorrere le strade di questo tempo inquieto eppure assetato di Dio”.

Questa scelta vuole evitare le derive dell’egoismo (il centralismo autoritario e l’individualismo radicale) ma nello stesso tempo non intende cancellare le parrocchie né uniformarle indistintamente.
“Le zone pastorali, la pastorale integrata o meglio ancora le comunità pastorali (cioè la formula che il Vescovo ha proposto proprio durante la Visita, ndr), non vogliono massificare le parrocchie, specialmente quelle più piccole, ma anzi valorizzarle, in una logica che sia appunto integrativa, e non puramente aggregativa”.

Paolo Guiducci