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Passo ti chiudo

Meglio una città sempre scorrevole o una città dove, quando c’è una fiera importante, arriva gente ma anche traffico e parcheggi alla viva il parroco (soprattutto quello che ha la chiesa con spiazzo in zona fiera?) È una di quelle domande destinate a non avere mai una risposta definitiva, come se è meglio un uovo oggi o una gallina domani. E le galline della rurale San Martino in Riparotta hanno rischiato di mandar giù il becchime di traverso quando per il Sigep hanno visto all’improvviso tutte quelle auto cercar posto anche davanti alle loro gabbie. “Gente uguale indotto, che c’è da scandalizzarsi” dirà qualcuno. E comunque la fiera ormai lì è lì rimane visto che per un bel po’ difficilmente se ne costruiranno, anche se mai dire mai. Quello che però nell’anarchia parcatoria più totale mi ha fatto impressione rispetto ad altre occasioni è stata la violazione di uno degli ultimi diritti rimasti: il passo carrabile. Non quelli a raso di abitazioni, certo, ma quelli di alcune aziende che tra la carreggiata e il cancello avevano un po’ di spazio. Ho visto due persone scendere da un’auto che copriva metà ingresso, studiare un attimo la situazione e concludere che in fondo nell’altra metà ci si passava tranquillamente. E pensare che per un periodo i passi carrai sono stati intesi come oggetto da tassare per raccogliere denaro a uso pubblico. Dovrebbero essere quei titolari di passi a ricevere oggi un indennizzo. O almeno un secchio di stracciatella e pistacchio.