Dopo due primi incontri dedicati ai nuovi ritmi e alle priorità emerse durante l’emergenza sanitaria e, successivamente, all’analisi delle fragilità e delle lacune scoperte all’interno della comunità, mercoledì 13 maggio i parrocchiani di Santarcangelo e di San Vito si sono ritrovati (ancora in modo virtuale) per individuare come passare dall’analisi alle proposte e anche per condividere quei sogni rivelati dalla maggior parte dei partecipanti. La terza ed ultima videoconferenza è stata l’occasione per suggerire idee e consigli sul modus operandi e sulle forme da adottare per essere una comunità cristiana in grado di gestire la vita ordinaria del dopo emergenza.
È ovvio che le cose, d’ora in poi, non saranno più come prima.
“Come vivremo il ‘tempo nuovo’ dipende però un po’ anche da noi, dalle scelte che saremo capaci di compiere, da come sapremo condividere i frutti del tempo di sofferenza e isolamento. – ha evidenziato il parroco santarcangiolese don Andrea Turchini – Se abbiamo imparato qualcosa di importante in questi giorni, la speranza che le cose vadano anche meglio di prima potrebbe non restare solo un sogno, ma diventare una realtà”. Per essere in grado di vivere responsabilmente la nuova realtà comunitaria, durante la serata sono state avanzate proposte affinché “il contenuto non cambi, ma cambi il contenitore”, sempre citando don Andrea. “È necessario, in questa fase, rivedere lo stile di comunicazione e pensare a nuove proposte di coinvolgimento e celebrazione”.
Riconoscere l’importanza della tecnologia
Entrambe le realtà, sanvitese e santarcangiolese, si sono trovate d’accordo sui mezzi utilizzati nelle settimane di emergenza: le newsletter o le videoconferenze si sono rivelati ottimi rimedi per raggiungere i singoli ma anche le famiglie, per restare in contatto e per diffondere contenuti e celebrazioni. Qualcuno ha raccontato come, se pur con qualche connessione traballante e occhi rossi a causa dello schermo, sia stato bello condividere momenti di riflessione e preghiera.
Addirittura, alcune occasioni sono state molto partecipate, con intere famiglie sedute in soggiorno per prendere parte insieme alla Messa o aderire a conferenze e incontri. Il tutto con una spontaneità che, nella realtà vissuta nei “tempi passati”, era veramente raro trovare. Anche pur amando il contatto personale, gli abbracci – mancati non poco – e il sentirsi vicini fisicamente alle persone, si è riscontrato che attraverso le opportunità offerte dalla tecnologia qualcuno è riuscito ad assistere agli incontri custodendo al contempo i figli piccoli, sistemando faccende in casa o comunque portando avanti dei lavori.
Col “vecchio metodo”, cioè sempre e solo partecipando di persona a riunioni in parrocchia, qualcosa si sarebbe inevitabilmente perso. È opportuno trovare, quindi, una mediazione tra gli incontri virtuali e quelli fisici.
Coltivare una solidarietà ritrovata
Un’altra cosa sicuramente da mantenere è lo spirito solidale esternato, durante le settimane di lockdown, verso le persone bisognose. Ora, uscendo dalle nostre case, non dobbiamo perdere quel senso di fratellanza che è stato bello recuperare.
Come sottolineato da suor Chiara, “la paziente comprensione” dimostrata verso chi ha avuto più bisogno di aiuto deve assolutamente diventare d’ora in poi un’abitudine. Molti certamente continueranno a bussare alla porta della parrocchia, ma altrettanti manterranno i rapporti con i laici conosciuti durante il periodo di distanziamento, dai quali hanno ricevuto aiuto concreto come pure gesti di affetto e parole di solidarietà, necessari nella stessa misura.
“Sono sempre stato un sognatore –le parole di don Giancarlo – e continuo ad esserlo. Insisto a credere che si possa vivere da fratelli all’interno della Chiesa. Sogno, infatti, una Chiesa composta da soggetti responsabili e da laici formati e attivi, per stare vicini alla gente. I tanti gruppi che compongono la nostra comunità non devono essere ognuno a sé stante, ma collaborare per il bene di tutti. Come anche il consiglio parrocchiale, ad esempio: deve essere rappresentativo e coscienzioso, capace di discernere e proporre la strada da percorrere e sempre attento alla verifica di quanto fatto”.
Un altro sogno condiviso è che chi si è incontrato “per caso” nelle settimane passate venga custodito come un amico prezioso, da tenere nel cuore. L’attenzione verso coloro solitamente più distaccati dalla vita parrocchiale deve assolutamente essere coltivata, per ingrandire quel gruppo già consolidato di “soliti noti”, senza aver timore di perdere il posto ma invece lasciandosi arricchire da nuove esperienze.
Riscoprire la preghiera e la missionarietà della Chiesa
E ancora, la riscoperta della preghiera a casa, in famiglia, e dell’ascolto della Parola (come quando, un tempo, esistevano in Parrocchia diverse proposte: gruppi di lettura e ascolto del Vangelo, Lectio divine, ecc., ora in parte quasi scomparse) devono essere custodite e mantenute a fondamenta della nostra vita cristiana. Come fondamentale è continuare a servirsi dei social per diffondere e divulgare, per arrivare dove di persona non si riesce. Questo per aprire i confini e la mente, abbattendo quei muri che spesso si rivelano invalidanti per coloro che non sono parte attiva della vita comunitaria.
Un altro desiderio emerso è quello di una Chiesa veramente missionaria, ben integrata nel tessuto economico e sociale del Paese, che dia spazio alle problematiche del territorio. Le privazioni che abbiamo subìto in questo tempo ci hanno insegnato che le relazioni sono l’aspetto fondamentale che deve prevalere su tutto. Importante è farsi prossimi agli altri, porsi all’ascolto, senza la pretesa di insegnare e di informare. Mettere la Parola al centro e farci ruotare attorno la nostra vita, perché, come sta scritto al Capitolo 4 degli Atti degli Apostoli: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”.
Nel frattempo sono ricominciate le celebrazioni delle Messe, feriali e festive. Le raccomandazioni sono di estrema prudenza e rispetto delle regole. Il calendario è ancora suscettibile di variazioni (per maggiori dettagli si può contattare la segreteria parrocchiale dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 12.30).
Tornerà il tempo degli abbracci, quelli veri. Per ora facciamo tesoro di quei contatti che, seppur virtuali, sono altrettanto validi se nascono da relazioni profonde.
Roberta Tamburini