È la terza chiesa, nella città di Rimini, che parla “bizantino”. Dopo la chiesa delle Celle, affidata ai fratelli cristiani ortodossi greci e la chiesa Sant°Agnese di via Garibaldi affidata ai fratelli ortodossi rumeni, oggi è la chiesa di Santa Croce, nel cuore della città, a fianco della Cattedrale, a ornarsi di icone bizantine e risuonare di canti dalle cadenze orientali. Ma anche se parla bizantino nei riti e rumeno nella lingua si tratta di una chiesa integralmente cattolica, con un prete cattolico, ordinato da un vescovo cattolico e ora incardinato nella chiesa cattolica di Rimini.
Abbiamo incontrato il prete che la presiede, don Cristian Ioan Coste.
“Sono giunto in Italia la prima volta nel 2003, per aiutare padre Marinel Muresan nella missione che gli era stata affidata a Imola e nei dintorni.
Poi, nel 2005, sono stato mandato a Forlì per continuare la missione. Nel settembre del 2006, il vescovo della Romania responsabile a quei tempi della missione per i cattolici orientali, mons. Virgil Bercea, mi ha inviato a Rimini, come assistente spirituale per tutti i fedeli cattolici di rito orientale.
Il nostro compito era, ed è, principalmente quello di accompagnare i cristiani cattolici provenienti dalla Romania. Dopo la caduta del regime comunista nel 1989 infatti, molti rumeni sono venuti in Italia, soprattutto donne, come collaboratrici domestiche, e i nostri vescovi hanno ritenuto utile e doveroso accompagnare il loro cammino di fede, sostenendoli con le nostre tradizioni liturgiche”.
Lei è arrivata qui come prete Fidei donum, ma ora è incardinato nella diocesi di Rimini; è praticamente un nostro prete diocesano: come è stato possibile?
“Quando sono arrivato in Italia, la Romania non faceva ancora parte dell’Unione Europea. Io ero forestiero e per restare qui e avere il permesso di soggiorno dovevo dimostrare di avere un lavoro. Ho lavorato in agricoltura e poi nell’edilizia.
Dovendo lavorare tutta la settimana, rimaneva poco tempo per il ministero: giusto il sabato e la domenica. Quando la Romania è entrata in Europa le cose si sono semplificate: ho potuto risiedere nel paese senza più scadenze e ho potuto anche chiedere la cittadinanza italiana. Oggi posso usufruire della doppia cittadinanza. Nel frattempo, scadendo la convenzione Fidei donum, rinnovata ogni tre anni fino ad un massimo di nove, sarei dovuto tornare in Romania. E così è nata l’idea, d’accordo col mio vescovo rumeno, di incardinarmi a Rimini, divenendo prete riminese a tutti gli effetti”.
Torniamo un momento in Romania e ci parli di lei, della sua formazione, della sua ordinazione… “Non c’è molto da dire. Sono nato a Zalau il 26 dicembre 1978. La mia formazione era iniziata da piccolo, compiuti i 12 anni. Completati gli studi di teologia, mi sono sposato il 25 maggio 2002. A causa della scarsità di sacerdoti il mio vescovo ha ritenuto opportuno ordinarmi prete subito e infatti sono stato ordinato il 25 agosto dello stesso anno. Ora vivo qui in Italia con mia moglie e due figlie ( nella foto a fianco)”.
Per lei, che viene dalla tradizione orientale, essere prete sposato non fa problema, ma per noi di rito latino suona un po’ strano.
“Lo capisco, ma si tratta appunto di diverse tradizioni e discipline. Per noi orientali la sessualità è una dimensione della natura, che è buona in sé, e va rispettata e onorata. Non c’è motivo per un prete di andare contro questo principio naturale. Un giovane che abbia compiuto gli studi istituzionali di teologia e si sia sposato, può diventare prete. Anche da noi però, se uno vuole, può rimanere prete celibe”.
Sì, per noi è una sorprendente novità. Ma veniamo al suo attuale ministero: per ovvi motivi la sua “parrocchia” ha una conformazione diversa dalle nostre… “Sicuramente! I miei parrocchiani, se così li vogliamo chiamare, sono sparsi su tutto il territorio della Romagna, da Cattolica a Mondaino e Morciano, da Cerasolo a Pennabilli, da San Mauro mare, a Cesenatico e Valle del Rubicone… Non è facile seguirli e per questo la missione è più difficile.
Devo dire, però, che sono grato per questo. E poi non sono solo: fra Bologna, Rimini e Ferrara ci sono 10 preti rumeni a servizio dei nostri immigrati”.
A Lei è stata affidata la chiesa di Santa Croce che, come vedo, ha già provveduto ad arricchire di icone orientali: ma la gente frequenta la sua liturgia?
“La nostra liturgia si svolge la domenica mattina e nei giorni di festa dalle 9 alle 12. Nei giorni di festa anche alle ore 20, per venire incontro a quelli che lavorano e non riescono a partecipare la mattina. Generalmente è in lingua rumena, ma qualche cosa anche in italiano, quando vedo che nell’assemblea ci sono persone italiane. A causa della dispersione sul territorio e degli impegni lavorativi (le collaboratrici domestiche e le badanti non possono lasciare i loro assistiti per troppo tempo) celebriamo con 40 – 70 persone ogni domenica, a secondo dagli impegni che ogni famiglia ha”.
Un’ultima curiosità: lei è prete cattolico di rito orientale; e se viene da lei un cattolico di rito latino può assisterlo spiritualmente, può confessarlo?
“Certamente; essendo incardinato in una Chiesa di rito latino posso anche celebrare con rito latino e quindi posso anche confessare secondo il rito latino”.
Egidio Brigliadori