Fin dall’inizio del passato Millennio Morciano ha ricoperto un ruolo di primaria importanza per tutta la Valconca, sia come centro spirituale e culturale che come centro sociale ed economico, grazie alla presenza e all’attività dei Monaci di San Pier Damiani in San Gregorio.
Una reminiscenza dell’epoca dei monaci è rimasta nella Fiera di San Gregorio, a ricordare quegli scambi commerciali che avvenivano periodicamente fra il monastero e la popolazione residente nei dintorni.
“Anche oggi – precisa don Fabrizio Uraldi, parroco di fresca nomina di San Michele – per la sua posizione centrale, facilmente raggiungibile da tutti i comuni del circondario, Morciano si configura come Città-Mercato, con negozi, complessi commerciali, numerosi Istituti di Credito. Inoltre è punto di riferimento per l’entroterra col suo polo scolastico di Istruzione Secondaria Superiore di indirizzo commerciale, con i Servizi Amministrativi dell’INPS, gli uffici Sanitari e Sociali dell’ASL di Rimini, la casa protetta Residenza Sanitaria Anziani Gli Ulivi e infine la casa di cura Ernesto Montanari”.
Anche la parrocchia San Michele è diventata punto di riferimento di altre parrocchie.
“Effettivamente, a partire dal 1998, si sono aggiunte alla nostra parrocchia le chiese succursali di San Simeone di Serbadone di Sopra e Santa Maria della Neve di Serbadone di Sotto, nel territorio comunale di Montefiore; poi nel 2004 si è aggregata anche la chiesa di Santa Maria Aiuto dei Cristiani di Cevolabbate-Casarola, nel territorio di San Clemente. Tre realtà con storie e relazioni diverse, caratterizzate da una pastorale di tipo tradizionale e devozionale. Per Casarola l’integrazione alla nostra parrocchia è stata più facile, perché praticamente già dipendente in tutto dal nostro centro; per le altre due, più distanti e più sparse sul territorio, c’è qualche difficoltà in più di integrazione. Così oggi la parrocchia di Morciano, con le sue chiese succursali, conta più o meno 8.700 abitanti”.
Un bel da fare per un solo parroco, anche se giovane.
“Grazie a Dio non sono solo. Con me lavora a tempo quasi pieno (“quasi” perché deve terminare anche gli studi in Liturgia), in qualità di Vicario parrocchiale, don Marcello Zammarchi; e poi abbiamo il dono della saggia presenza di don Emilio Maresi, già rettore del santuario di Bonora”.
Parliamo un po’ più direttamente della parrocchia e della sua organizzazione.
“Da venticinque anni il clima spirituale della nostra parrocchia è caratterizzato dall’impronta del NIP, Nuova Immagine di Parrocchia, con la divisione in zone per la pastorale della moltitudine, cioè sempre rivolta a tutti. Con la costituzione poi di ambiti operativi, la parrocchia si configura come una realtà a cerchi concentrici: dalle iniziative pastorali miranti a coinvolgere tutti, si deve giungere all’unità e unicità della parrocchia, passando attraverso i vari organismi di animazione e di corresponsabilità. Sicuramente questo metodo ha contribuito a formare un laicato impegnato sul territorio e attivo nei diversi aspetti della pastorale”.
Quali sono i capisaldi per il nutrimento spirituale da offrire ai parrocchiani?
“La dimensione spirituale viene alimentata a partire dall’Eucaristia domenicale, fonte e culmine della vita ecclesiale; ma preghiamo quotidianamente anche con Lodi e Vespri, con l’adorazione eucaristica settimanale, con momenti penitenziali nei tempi forti e con spazi prolungati settimanali per le Confessioni, con la proposta degli Esercizi Spirituali annuali… Poi abbiamo la catechesi per l’iniziazione cristiana, la catechesi biblica con le letture della domenica, la visita alle famiglie dei battezzandi, il gruppo delle famiglie adulte e quello delle giovani famiglie…
Sono numerosi i momenti aggregativi legati alla vita della famiglia, contribuendo alla formazione spirituale, a costruire nuove relazioni e a rafforzare quelle già vissute… Ma c’è ancora molta da fare, vista la complessità odierna della realtà familiare”.
Una parrocchia ben articolata e ben nutrita non può che avere una molteplicità di espressioni…
“Senza dubbio la comunione fraterna della nostra Comunità viene aiutata a crescere anche attraverso la presenza dell’associazionismo cattolico ed i vari gruppi di spiritualità e preghiera, che contribuiscono a educare i fedeli a crescere nella comunione e a sentirsi parrocchia, come “famiglia di famiglie”: l’Azione Cattolica, l’AGESCI, l’Oratorio don Bosco, il Rinnovamento nello Spirito, l’Associazione Papa Giovanni XXIII, il Gruppo di preghiera di padre Pio, Comunione e Liberazione, il Gruppo Missionario, il Circolo ANSPI, l’UNIRALSI… E poi c’è la presenza preziosa di due Istituti religiosi femminili: le Sorelle dell’Immacolata di don Masi e le Maestre Pie dell’Addolorata”.
Una buona vita spirituale ha bisogno di essere sostenuta anche da una buona testimonianza concreta di impegno e carità.
“È vero! Nella nostra parrocchia tale impegno si esprime soprattutto attraverso la Caritas parrocchiale, attiva da una ventina di anni. Svolge un servizio ai poveri, soprattutto immigrati (che rappresentano il 10,75% della popolazione), attraverso la distribuzione di pacchi-viveri, indumenti, coprendo anche realtà di fuori parrocchia. Per questo aspetto è auspicabile una maggior collaborazione con le parrocchie vicine. L’aiuto offerto agli immigrati di cultura, religione e formazione diverse dalla nostra, non trovano riscontro in un loro coinvolgimento nella vita stessa della parrocchia. Per la loro evangelizzazione si è riusciti a fare ben poco, essendo in gran parte di fede mussulmana.
L’attuale complessa situazione sociale ed economica crea forte disagio e moltiplica le difficoltà nelle famiglie. Per le varie necessità e per l’emergere di nuove povertà, operano il Centro di Ascolto e “Ali spiegate”, che si occupano di fornire aiuti alle famiglie in difficoltà nei rapporti tra i coniugi e tra genitori e figli”.
In questi giorni il Vescovo è in Visita Pastorale da voi. Cosa vi attendete?
“Noi abbiamo delle domande nel cuore e speriamo di ottenere anche delle risposte. Desidereremmo che il Vescovo ci aiutasse a individuare il cammino per essere sempre più missionari nei nostri ambienti di vita, come sentirci sempre più vera famiglia parrocchiale e come coniugare il fare con l’essere della fede”.
Domande impegnative, che per fortuna non sono rivolte a noi e che giriamo a chi di competenza.
Egidio Brigliadori