Home Attualita Paganello: come i riminesi si sono inventati uno sport

Paganello: come i riminesi si sono inventati uno sport

UN PONTE CON LA STORIA (5) Negli anni 80 solo a Rimini e Milano si giocava ‘ultimate frisbee’. Nasce così l’esigenza di ospitare i tornei internzionali. Carpi: “All’inizio ci scambiarono per i figli dei fiori”

Una cosa possiamo dire di averla imparata di settimana in settimana grazie a Un ponte con la storia. Ci sono idee, che nascono a Rimini, quasi sempre così per caso (o almeno sembrerebbe) che poi il più delle volte hanno sviluppi inaspettati, diventano “eccellenza”, nota Maurizio Ceccarini, conduttore e autore della serie creata in collaborazione con Icaro Tv in occasione della digitalizzazione dell’archivio storico del settimanale ilPonte. Lo abbiamo visto la scorsa settimana con Cartoon Club e lo rivediamo questa con il Paganello, competizione internazionale di frisbee, unica in Europa.

Ma cos’è?

Cinque giocatori per squadra. Si segna quando, nella modalità del rugby, si arriva col frisbee nell’area di meta avversaria. Non si cammina col frisbee in mano, ci sono dieci secondi per lanciarlo. Contatto fisico pressoché assente e soprattutto niente arbitro. Sono gli stessi giocatori a dirimere le questioni. L’Ultimate Frisbee sbarca a Rimini nei primi anni Ottanta dagli Stati Uniti, dove era nato una ventina di anni prima, e a Rimini trova l’ambiente e le figure giuste per prendere piede.

Le origini di una passione Sotto la guida di Clay Collerà e Viborosa nasce il Cotarica, il team riminese che diventa subito protagonista dell’Ultimate in Italia. I primi tornei internazionali e le prime soddisfazioni sono datati 1988. Il Cotarica partecipa ai mondiali per club nel 1989 in Germania e nel 1991 in Canada e coglie il primo successo. Ma intanto, oltre a giocare, si pensa anche a organizzare, sfruttando l’opportunità della spiaggia come un enorme campo a disposizione nel periodo in cui gli ombrelloni ancora non ci sono.

Il primo torneo a Rimini Giuseppe Carpi e un gruppo di volontari nel 1991 danno vita al Paganello, il primo torneo di Beach Ultimate d’Europa. La prima edizione vede al via 12 squadre, di cui tre straniere. Ed è il 1993 la prima edizione del Paganello femminile. Poi arriveranno qualche anno dopo anche le sfide con squadre miste, mentre il 1998 è l’anno del grande salto di qualità. Il numero di formazioni sale a 64 in rappresentanza di 17 nazioni. Alle gare del Paganello, collocato

per tradizione nel ponte di Pasqua, si affianca il Freestyle, format di esibizioni col frisbee a tempo di musica.

Alle prese con le sfide dei tempi

Dal 2008 parte anche il progetto Green Paganello per garantire sostenibilità alla manifestazione. Niente riesce a fermare il Paganello, né le condizioni meteo avverse, né i conti non sempre facili da far quadrare. A fermarlo, temporaneamente, è solo il Covid. L’edizione 2023 si svolge con 140 squadre e 1600 atleti da tutta Europa e non solo. Una storia che prosegue grazie alla passione di chi, intorno a un frisbee, fa volare da 34 anni un’idea made in Rimini.

Ma come c’è finito quel frisbee sulla spiaggia di Rimini?

Domanda Ceccarini a uno dei protagonisti di questa storia, Beppe Carpi. “Abbiamo fatto di necessità virtù”, racconta.

“Le due squadre che portavano avanti i colori italiani in giro per l’Europa erano Rimini e Milano. Per cui noi quando andavamo a fare tornei in Europa, Ginevra, Vienna, Monaco di Baviera, ci chiedevano sempre: quando veniamo a giocare a Rimini? Quando organizzate un torneo a Rimini?”. E già, quando?

“Andare, partecipare, divertirsi, giocare, tornare a casa era facile. Mentre invece loro dovevano fare quello che tocca a un organizzatore bravo, trovare le accommodation per i giocatori, per esempio dove farli dormire: nei campus universitari, addirittura a Ginevra negli shelter dei rifugi atomici, dei palazzi”. E non era finita qui. “Poi organizzare i campi, organizzare le feste, il cibo, eccetera”.

La risposta ai colleghi atleti è in pratica quasi l’invenzione di un nuovo sport.

“Abbiamo beachizzato il frisbee.

L’ultimate è nato 7 contro 7 in un campo da rugby con linee di meta. Da noi la parte relativa all’attrezzatura sportiva non era il massimo. Per

cui, come dicevo, abbiamo fatto di necessità virtù. Io, figlio di bagnino, ho chiesto a mio padre le chiavi del bagno. Era l’82 Casilda. Gli ho detto: babbo dammi le chiavi, non ti preoccupare, faccio tutto io sabato e domenica. In pratica abbiamo inventato uno sport. Abbiamo beachizzato, come la pallavolo con il beach volley che, nato in Brasile, e poi diventato uno sport olimpico.

Il beach ultimate è nato a Rimini. Questa è la genesi di questo sport, perché qui non c’era possibilità di fare su erba le stesse cose che normalmente facevamo in giro per l’Europa. Questa è un po’ la vicenda”.

La prima volta e quelle dopo Carpi, che si definisce “l’ultimo sopravvissuto” di questa storia, e che le edizioni dalla numero uno alla trentatrè le ha “vissute tutte” racconta la prima volta, ma anche come ha visto crescere il Paganello. “Me la ricordo bene. Eravamo in un posto tranquillo verso Lagomaggio, Bellariva. Ai tempi la Pasqua non richiamava così il mare, le lucertole erano al porto di solito”. Proprio nella spiaggia libera di piazzale Boscovich il torneo si trasferì quando il padre di Carpi vendette lo stabilimento balneare. “E lì la gente, il pubblico, ha incominciato ad arrivare, per cui abbiamo avuto l’esigenza di ospitare le persone attorno al campo centrale. Abbiamo montato la prima tribunetta, che poi è diventata una tribuna. Il torneo è diventato un momento di incontro. Siamo diventati la Pasqua a Rimini. Il Paganello, era un happening, ci avevano presi un po’ come la rievocazione dei figli dei fiori”.

E pensare che oggi, a distanza di oltre trent’anni, la società sportiva Liberazione Frisbee contra più di 300 iscritti.