Fra la Circonvallazione e l’autostrada, a Rimini, sorge il quartiere dei Padulli. Nel cuore del quartiere, negli anni settanta, è nata anche la parrocchia S. Domenico Savio, prima come servizio religioso dipendente da S. Raffaele, poi come parrocchia autonoma.
Da qualche mese (da metà luglio) è parroco il giovane don Daniele Giunchi, già incontrato e conosciuto in un’altra Visita Pastorale, quando era ancora parroco a Saludecio.
E così tu fai due visite pastorali.
“Così è! E se poi il Vescovo – scherza don Daniele – mi dovesse trasferire ancora, potrebbe capitarmi anche la terza”.
ssendo parroco da pochi mesi, non entreremo nel merito di tutte le problematiche parrocchiali di San Domenico, ma ci accontentiamo di passare in rassegna con te le tue prime impressioni, il primo impatto con questa bella realtà dei Padulli.
“Prima di tutto ho trovato una parrocchia giovane. Giovane come storia, essendo stata istituita nel 1975, e giovane come popolazione. La sua storia conta pochi miei predecessori: don Sergio Della Valle il fondatore, a cui è succeduto don Fausto Lanfranchi, allora anche Vicario generale della Diocesi; poi è venuto don Marco Foschi, don Giovanni Bologna e adesso ci sono io. La gente li ricorda tutti: ricorda con molta simpatia don Fausto coi suoi seminaristi, ma ricorda anche don Marco nell’esperienza di condivisione pastorale con don Giampaolo, parroco di Spadarolo-Vergiano. Ripassare con la gente questi ricordi, a me serve per entrare con maggiore consapevolezza in questa storia e in questo cammino. Mi sento come in famiglia perché tutta la parrocchia è una grande famiglia”.
Come ti sei sentito accolto da questa nuova comunità?
“Bene, non c’è che dire. Ho incontrato subito gente con la voglia di fare e costruirsi come comunità cristiana”.
Hai lasciato Saludecio dove sei stato parroco per poco più di cinque anni. Un confronto viene spontaneo.
“Si tratta di due realtà molto diverse fra loro. Saludecio è una parrocchia che vive intorno alla tradizione e alla devozione del beato Amato. Ha una storia millenaria, con la sua cultura di paese, con la sua arte, con le sue tradizioni… coi suoi santi! San Domenico Savio è una realtà giovane, come dicevo, e questo le dà il vantaggio di potersi costruire su basi moderne, con le esigenze di oggi, con una vitalità e creatività tipica delle giovani generazioni”.
E anche tu sei giovane, per cui non ti dovrebbe essere troppo difficile questo passaggio.
“No! Credo di no. Anzi è un’avventura che mi stimola e spero di poterci stare dentro per il bene spirituale di tutti”.
Se è vero che sei mesi non bastano per conoscere pienamente una realtà complessa come una parrocchia di tremila abitanti, sono però sufficienti per prendere i primi contatti, almeno con le realtà più vive e già strutturate.
“Ed è stato proprio questo il mio primo impegno: incontrare e conoscere chi già lavora in parrocchia. Così ho conosciuto alcune belle realtà: la Legio Mariae, coi suoi momenti di preghiera e con quella fitta rete di relazioni che percorre tutta la parrocchia; ho conosciuto gli Scout, il Rimini 6, diventato un nucleo totalmente autonomo, a cominciare dalla Comunità Capi; ho trovato un bel gruppo di anziani che si incontrano qui in parrocchia ogni settimana, aiutati dai volontari della Comunità Papa Giovanni; c’è un gruppo organizzato di famiglie che si incontrano mensilmente; ci sono i primi passi del gruppo giovanile di Biennio; ed infine ho conosciuto la realtà della Caritas interparrocchiale, nata ai tempi della collaborazione fra don Marco e don Giampaolo, e che adesso ha sede qui da noi”.
Un capitolo a parte è la catechesi. Anche se il parroco è nuovo la catechesi deve partire e andare avanti…
“Ed è partita e va avanti! Grazie alla collaborazione delle catechiste. I gruppi sono formati da una ventina di bambini e ragazzi, dalla seconda elementare alla seconda media. Tutto si svolge nella normalità della vita di una comunità parrocchiale”.
Il quartiere Padulli è abbastanza “giovane” e forse è ancora in espansione. La chiesa è sufficiente ad accogliere tutti?
“Fisicamente parlando la chiesa è piccola… non è mai stata sufficiente a contenere tutti. Ma l’accoglienza di una parrocchia non si misura solo sulla capacità logistica di contenere i suoi parrocchiani all’interno di un edificio. È anche vero che la gente non ha ancora rinunciato all’idea di poter avere un giorno una chiesa più grande e più chiesa”.
Anche le strutture collaterali sono segno di accoglienza…
“Infatti, accanto alla chiesa c’è la canonica con le strutture necessarie alla pastorale: le stanze per la catechesi, per gli incontri dei gruppi, per gli Scout, per le attività educative… Ospitiamo il G.E.T. (Gruppo Educativo Territoriale), gestito dalla cooperativa Millepiedi, la Caritas interparrocchiale… Abbiamo anche un campo sportivo gestito dalla società sportiva SDS (San Domenico Savio), già Rimini for Gavella. Insomma, cerchiamo di mettere in campo un po’ di tutto per diventare ed essere una vera famiglia parrocchiale”.
Adesso arriva il Vescovo per la Visita Pastorale, la prima parrocchia del Vicariato Valmarecchia. Un momento nuovo e rigenerante per tutta la comunità, anche se don Daniele è il prete più esperto, collaudato e unico della Diocesi in questo campo, per avere già vissuto la settimana col Vescovo a Saludecio.
Egidio Brigliadori
Nella foto l’esterno della chiesa di San Domenico Savio ai Padulli (foto Gallini)