Quel profumato e gustoso “carburante” lo si ritrova, magari in quantità differenti, su tutte le tavole. E per tutti i gusti. Rimini vanta il titolo di “serbatoio” di tutta la regione. Quest’anno, per fortuna, i produttori targati Rn non sono rimasti a secco, e possono esibire un limpido olio d’oliva. Dalla quantità non abbondante ma dalla resa ottima e dalla qualità straordinaria.
I numeri non mentono. Il 70% di tutta la produzione regionale, infatti, è riminese con 2.700-2.800 produttori (su circa 4mila) e 650mila piante che occupano 2.825 ettari di terreno. In regione si stimano un milione di olivi su una superficie approssimativa di 5mila ettari. Si tratta in larghissima parte di piccoli produttori, il cui olio è destinato all’autoconsumo e ai conoscenti. Sul territorio insistono 20 oleifici. La media produttiva è di 2,5 quintali a produttore su un totale di circa 6- 7mila quintali in annate normali. La campagna 2018 dovrebbe assestarsi sui 5.500 quintali, cifre lontane dalle stagioni migliori ma decisamente superiore ai 4mila quintali scarsi del 2014, stagione disastrosa, a causa della mosca che aveva colpito ovunque sul territorio e sulla totalità delle olive presenti sulla pianta (con produzioni arretrate almeno del 50%). L’estate siccitosa 2017 ha evitato il proliferare della mosca (la stragrande maggioranza degli oliveti non ha neppure avuto necessità di trattamenti) ma ha messo a forte rischio le dimensioni delle olive e la loro maturazione.
Sabrina Paolizzi, responsabile dell’ARPO, l’Associazione Regionale tra produttori olivicoli dell’Emilia Romagna a cui fanno capo i singoli produttori d’olio e le forme organizzate di produttori, fa il punto della situazione.
Che annata è questa?
“Double face. La qualità dell’oliva è ottima, la quantità raccolta un po’ meno interessante. Consoliamoci però con un prodotto davvero notevole e una resa che invita all’ottimismo dopo alcune annate difficoltose. Il potenziale produttivo è ancora al 60/70%: la provincia può dunque fare ancora meglio, considerando anche tutti gli uliveti più giovani ancora non operativi”.
La produzione resta ancora lontana da quella delle stagioni migliori.
“La produzione media riminese si attesta mediamente attorno ai 6 mila quintali di olio l’anno. Quest’anno sarà attorno ai 5.500 quintali. Ma la resa è interessante, in media si attesta tra il 14%, quantità di olio ottenuta su 100 kg di olive. Per una stagione da applausi è sui 15, 16, dunque… E la Valconca si sta lentamente riprendendo dalla batosta del nevone del 2012. Anzi, è la zona con i risultati migliori rispetto al Marano e alla Valmarecchia, territori con risultati decisamente più a macchia di leopardo”.
E la qualità?
“L’olio è ottimo. Anche i risultati sui residui sono più che incoraggianti: l’olio è salubre. La varietà Correggiolo (e Frantoio, dicitura utilizzata per le piante più giovani), la principale componente del nostro olio, dà già di per sé un olio molto fruttato ed erbaceo. Anche la varietà Leccino (varietà precoce) si è ottimamente comportata. Forse dovremo pensare a varietà più resistenti – sempre di qualità – per le nuove piantagioni, anche per verificare come reagiscono”.
Parliamo dell’olio di Rimini.
“È un olio davvero molto buono. La DOP Colli di Romagna, la seconda DOP della regione insieme a quella di Brisighella, si produce quasi interamente in provincia di Rimini. È un olio dalla lunga tradizione e dal sapore molto marcato. Il colore è verde intenso, con riflessi dorati e il sapore è erbaceo e fresco. Se la varietà di Brisighella è più conosciuta, quella di Rimini ormai l’ha raggiunta, grazie ad un prestigio che aumenta anno dopo anno. Avrebbe solo bisogno di essere riconosciuta come merita”.
La contrazione della produzione avrà ricadute sui prezzi? Cosa debbono attendersi i consumatori?
“I costi fissi restano importanti, la quantità è minore per cui il costo resterà in linea con le ultime stagioni, nelle quali si è assistito ad un piccolo aumento. Credo che per un litro di olio extravergine occorrerà sborsare tra i 12 e i 14 euro al lt. Per il nostro olio con tracciabilità di tutta la filiera occorrono 12,5 euro al lt. Testimonia la preziosità del prodotto. E il nuovo accordo di filiera proposto da Arpo porterà ancora più chiarezza e qualità sulle tavole dei consumatori”.
Paolo Guiducci