Accogliere. Proteggere. Promuovere. Integrare. Quattro termini diversi tra loro che, però, sommati, danno un’unica parola: solidarietà. E proprio di solidarietà e immigrazione si è parlato lo scorso 31 gennaio, al teatro Smeraldo di Bellaria Igea Marina, in una serata organizzata dal Consiglio Pastorale Sociale della zona di Bellaria, Bordonchio, Igea marina e San Mauro Mare.
Ospiti Nello Scavo, giornalista di Avvenire e Vincenzo Pace, professore di Sociologia delle religioni all’ Università di Padova. A introdurre la serata ci ha pensato l’avvocato Primo Fonti, membro del Consiglio Pastorale che ha letto un brano: “Lo straniero che dimora tra voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati stranieri nel Paese di Egitto”.
Un passaggio del Levitico molto noto, ma scarsamente praticato. La tematica dell’immigrazione, attualissima e fortemente sentita come grande urgenza, porta a riflettere sul tema della solidarietà. Cos’è necessario fare perché la società sia concretamente più solidale? È sufficiente vigilare contro ogni forma di intolleranza, di xenofobia, di razzismo?
Oppure serve qualcos’altro, per esempio vigilare contro l’indifferenza che troppo spesso ci porta a dire “io non sono razzista però…”, quando proprio in quel però» si cela la radice dell’indifferenza.
Al centro della serata i quattro termini: accoglienza, protezione, promozione e integrazione che, se usati all’infinito, come ci ricorda papa Francesco, invitano tutti noi ad agire e a “non tenere le mani in tasca”.
Come del resto diceva anche don Oreste: “Nel momento in cui pongo la spalla sotto la croce del povero, proprio in quel preciso momento devo anche lottare per rimuovere le ingiustizie e le loro cause”.
Siamo dunque chiamati a promuovere la cultura della solidarietà partendo dalla nostra realtà quotidiana e sensibilizzare così la comunità, la chiesa e la società civile, nutrendoci di buona informazione e mettendo in circolo idee che oggi non sono di luogo comune. Volendo leggere realisticamente la situazione attuale e come si presenta in prospettiva, è stato sottoposto ai parrocchiani della zona pastorale, un questionario riguardante il grado di comprensione del fenomeno dell’immigrazione.
Mara Garattoni, membro del Consiglio Pastorale, ha presentato e relazionato sui risultati di questo questionario. E proprio a partire dal risultato di questa analisi, è intervenuto Nello Scavo, colpito dalla verosimiglianza dei dati emersi con la realtà dei fatti.
“Il questionario ha dimostrato che avete davanti ai vostri occhi una corretta percezione della realtà. Fenomeno raramente riscontrabile in altre zone d’Italia, dove la percezione riguardo l’immigrazione è, invece, errata e sproporzionata”.
Molti i temi trattati da Scavo: dai dati sull’immigrazione alle tipologie e nazionalità degli immigrati, le rotte e i motivi alla base dei flussi migratori, fino a toccare argomenti ancor più delicati quali l’esportazione di armi e il loro fatturato e le varie guerre dichiarate e non.
Dottor Scavo che idea si è fatto?
“Personalmente mi piace molto intrattenermi con un gioco, sulle riviste di enigmistica, il famoso gioco dei puntini. Si uniscono questi piccoli pallini neri in ordine numerico e alla fine compare un’immagine. È un’esperienza istruttiva perché tu hai davanti tutti i vari puntini necessari a costruire l’immagine eppure inizialmente non riesci a individuarla, ti puoi solo far un’idea. Quando la si completa, però, la soddisfazione e la sorpresa è grande. Si realizza che essa è sempre stata sotto al naso: i puntini erano tutti presenti e a disposizione, eppure l’immagine non era evidente. È stato necessario fare un’operazione di riordino e mettere insieme i vari punti uno per uno. In questo consiste il mio lavoro di giornalista: provare a unire i puntini”.
Nella sua carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro di giornalista e reporter per aver riportato informazioni da luoghi e situazioni sconosciute, lontane, difficili e spesso pericolose: quale valore dà al diritto di informazione?
Soprattutto in un mondo in cui dilagano le fake news, come si può contrastare il problema dell’abuso di parole e della mal informazione?
“Mai come in quest’epoca siamo sommersi di notizie: si badi bene, molte notizie e poca informazione! Il bombardamento è come una tempesta di sabbia e il nostro dovere è quello di cercare la verità dietro ai polveroni. Le fake news purtroppo sono trappole pericolose in cui sia i lettori sia i giornalisti rischiano di cadere, perciò bisogna prestare molta attenzione agli strumenti che utilizziamo per rintracciare la verità. Infatti la realtà va sempre indagata con numerosi strumenti per appurare la sua… verità”.
Cosa pensa di papa Bergoglio, delle sue lotte non violente da molti criticate e la sua posizione sulla questione dei migranti?
“Papa Francesco è di una chiarezza rara e disarmante, dimostra grande coraggio nei suoi gesti. Sta smascherando il mondo fuori e dentro la Chiesa ed è un po’ come il bambino che smaschera il re nudo, con semplicità e verità ed è proprio per questo motivo che viene duramente criticato”.
Alla luce dei dati emersi questa sera, si dovrebbe umanamente propendere all’integrazione dei popoli migranti: ma cosa significa veramente integrazione? Come dovremmo interpretare e declinare questo delicato termine?
“Una parola che a me spaventa molto è proprio integrazione perché è un termine difficile e impegnativo. Io preferisco parlare prima di tutto di inclusione. L’idea di integrare le persone parte dal presupposto dell’inclusione: se si incomincia ad includere, l’integrazione avverrà di conseguenza. Alla base di tutto, per permettere ciò, deve, però, esserci la consapevolezza. Noi tutti abbiamo una grandissima necessità di consapevolezza e cioè di conoscere le persone, i fenomeni e anche i numeri, questi, ci aiutano ad uscire dall’emotività e dalla paura”.
Giulia Mauro