55 anni fa nasceva in Diocesi la Congregazione religiosa delle sorelle dell’Immacolata. Per capire la loro presenza oggi nella Diocesi Riminese ne parliamo con suor Vittoria Putruele, responsabile della Casa di Spiritualità a Saludecio.
“Siamo di recente fondazione tanto che ci sono ancora tra noi sorelle che hanno vissuto con il fondatore, don Domenico Masi e ciò è una grande ricchezza. La nostra presenza in Diocesi, anche se non sempre evidente, penso sia importante e rilevante: siamo nate in questa realtà ecclesiale e da un sacerdote diocesano.
Abbiamo compiuto il primo passo missionario con la Diocesi: destinazione La Guaria in Venezuela, con don Aldo Fonti, dove tuttora siamo presenti.
Come “Sentinelle” che non devono riposare nè far riposare il Signore (Is 62,6-7), in questi anni, con l’aiuto della nostra Madre Generale suor Loredana Diana ci siamo preoccupate di conservare la freschezza delle origini. Questo ha voluto dire ripensare, reinventare la nostra presenza sul Territorio, nella Chiesa e nella società. Già da tempo gli orfanotrofi sono stati trasformati in case per anziani (Morciano e Sant’Arcangelo). È, inoltre, nota la casa d’accoglienza per ragazze madri, donne in difficoltà a San Clemente, la Casa di Spiritualità a Saludecio, frequentata da gruppi, parrocchie, movimenti, associazioni e singoli che desiderano vivere esperienze di preghiera, silenzio e formazione e su suggerimento del nostro Vescovo monsignor Francesco Lambiasi, si sta sempre più configurando come punto di riferimento per la famiglia.
A volte ci capita di accogliere qualche sacerdote anziano o ammalato e questo ci fa molto piacere, perché ci ricorda l’attenzione del nostro fondatore verso i sacerdoti, egli avrebbe voluto, infatti, costruire “la casa del clero”.
Siamo inoltre impegnate nelle Scuole Materne (Padova, Bologna, Imperia) e inserite nella Pastorale Parrocchiale”.
Miramare, però, è il “cuore” della vostra attività.
“Essa è la nostra “culla” da quando Don Domenico è sceso da Coriano con le sue Orfanelle. Il “deserto” è così fiorito: nasce la tipografia, l’ambulatorio, la Scuola materna, le Colonie marine, la Chiesa, la Grotta di Lourdes da lui fortemente voluta, come un’oasi di pace, da maggio a settembre centinaia di persone sostano in preghiera.
Così Miramare è anche la nostra Casa Madre e Casa Generalizia. Oggi la Scuola Materna è frequentatissima e molto apprezzata.
Nasce anche una casa al mare per offrire soprattutto alle famiglie un luogo sereno, cristiano, dove poter rigenerare anche lo spirito. Tante le iniziative attorno a questa realtà: ogni sera preghiera davanti alla grotta di Lourdes, ogni settimana adorazione, il centro di ascolto con la presenza di un sacerdote, e per tutta l’estate.
Sempre a Miramare è sorta la prima “Mensa Caritas” e sono molti i miramaresi che ancora testimoniano d’essersi messi in fila per un piatto di minestra.
Racconta una sorella: “andavo a Messa, e don Domenico mi ha fatto tornare indietro per servire un povero. Era solito ripeterci: Là dove si ama Dio non si dimenticano i poveri”.
Dare voce alla povertà
Diverse vostre suore sono straniere, come si trovano nella nostra città?
“Alla parola “straniere” preferisco sorelle care provenienti da altri Paesi (Filippine, Indonesia, Paraguay, Venezuela). Una ricchezza strepitosa da saper cogliere e accogliere con tanta gratitudine. Un’ondata di giovinezza, di vitalità, di fede genuina.
La responsabilità è grande: non spegnere la Profezia di cui siamo portatrici. Oggi, per esempio, sul fronte della crisi finanziaria ed economica mondiale, la vita religiosa fa esercizio di profezia se si pone a difesa dei poveri, facendosi povera per dare voce alle povertà.
Eusebio di Cesarea dice che la vita religiosa è nata da “un eccesso d’amore per Dio”. Sia il numero che la nazionalità delle suore hanno un’importanza relativa. Una Congregazione nata in Italia può benissimo svilupparsi in altri Paesi.
Quando il profeta Isaia chiede al Signore: “Fino a quando questa crisi?” (cfr. Is 6, 11), si sente rispondere: “Fino a quando resterà un piccolo resto, come il ceppo che rimane quando una quercia è abbattuta. Ma quel ceppo sarà seme santo”. (cfr. Is 6, 13)
Dicono gli esperti: poco importa se oggi, almeno in Europa, la vita religiosa sembra dover imparare l’ars moriendi. Ciò che è decisivo è che sia vita religiosa santa, fedele al Vangelo, e se anche resterà solo un ceppo, ci saranno altri virgulti perché esso è seme santo!
Una vita religiosa dal volto umano: la nostra peculiarità di suore è proprio la femminilità, la donna consacrata esprime nel nostro tempo la parte femminile di Dio. Allora come dice il nostro Vescovo: Castità, Povertà e Obbedienza per amare di più, per dire a tutti che siamo innamorate e felici.
Don Masi che ha come iniettato nelle vene delle sue suore l’amore a Maria Immacolata ripeteva: “Abbiate gli stessi atteggiamenti di Maria, vostra Sorella Maggiore, onoratela, imitatela”.
Nel luglio del 1919 uscì il primo numero del Ramoscello d’Olivo. Una pubblicazione voluta da don Domenico per portare nelle famiglie la parola del Signore, l’invito alla devozione alla Madonna ed era anche un “appello” per un aiuto concreto verso le orfanelle. Sono passati novant’anni e il giornalino continua a vivere.
“Il nostro Fondatore è stato intuitivo e lungimirante. Aveva capito fin d’allora l’importanza e la potenza della stampa non solo per l’aspetto economico. Ramoscello non ha intento teologico nè didattico, ma quello, come dice il nome stesso, di entrare nelle famiglie con una parola di pace. Ha iniziato con strumenti rudimentali nella sacrestia di Coriano, poi a Miramare la tipografia e le suore tipografe. Inizialmente era fatto di poche pagine ora è di venti ed è a colori, ha diecimila abbonati”.
Quali sono i vostri progetti per il 2010?
“Per il futuro un forte investimento nella formazione spirituale e professionale, soprattutto delle giovani sorelle”.
Pagine a cura di Francesco Perez