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Non solo Spielberg

I Martinů Voices durante l'esecuzione del primo brano - PH Marek Olbrzymek

Nell’ambito del Festival Janáček che si tiene a Brno i concerti vengono ospitati nei numerosi spazi teatrali e non solo 

BRNO, 2 novembre 2024 – A Brno non c’è soltanto lo Spielberg, dove venivano rinchiusi i rivoltosi che avevano cospirato contro l’impero austriaco: un carcere divenuto familiare a noi italiani, e non solo, leggendo Le mie prigioni di Silvio Pellico, il patriota piemontese detenuto per quindici anni in questo penitenziario sulla sommità di una collina (non a caso la via che lo costeggia oggi si chiama Pellicova). E un altro detenuto eccellente, lì imprigionato negli stessi anni, fu il musicista e intellettuale forlivese Piero Maroncelli, al quale durante la carcerazione, peraltro, fu amputata la gamba sinistra.

Il violinista Josef Špaček – PH Marek Olbrzymek

Oltre a questo carico di memorie storiche, Brno è una città che offre numerose attrazioni. Di recente sono state riaperte le “Torri d’acqua”, gli enormi serbatoi sotterranei – uno si trova anche sotto lo Spielberg – che rappresentano un vero e proprio capolavoro d’ingegneria: maestose cattedrali sotterranee, incredibilmente suggestive, che potrebbero rappresentare un ideale set cinematografico.

Per gli italiani che amano la musica e il teatro desta grande impressione, comunque, la moltitudine di spazi adibiti a ospitare concerti e spettacoli teatrali. Sono tanti i monumenti che possono essere utilizzati come palcoscenico. In primo luogo, naturalmente, le numerose e bellissime chiese, prevalentemente barocche, spesso dotate di imponenti organi (magnifico quello della cattedrale), anche se questa non può essere considerata una caratteristica esclusiva di Brno. Ad esempio, non è proprio una chiesa, ma il refettorio dell’abbazia agostiniana di San Tommaso, il luogo dove si è tenuto il concerto da camera del quartetto Q VOX nell’ambito del Festival Janáček. Un peso altrettanto significativo lo hanno comunque le dimore d’interesse storico, dove vengono regolarmente ospitati eventi culturali. Sia a Casa Tugendhat (disegnata da Ludwig Mies van der Rohe e oggi patrimonio dell’Unesco) sia nella villa in stile liberty Löw-Beer si tengono regolarmente mostre e incontri musicali: caratteristica che le accomuna allo storico Grand Hotel (del 1870), in prossimità della stazione ferroviaria, con le sue sale in grado di accogliere anche eventi musicali.

A colpire maggiormente il visitatore è però il numero di teatri, oltre tutto appartenenti a epoche diverse, segno di un interesse che non è mai venuto meno nel tempo. Adibito abitualmente all’opera è il grande Teatro Janáček che, pur non essendo il più bello, assolve egregiamente al suo ruolo: in questo funzionale casermone di gusto un po’ sovietico (fu costruito nel 1965), durante i giorni del Festival, è andata in scena la nuova produzione dei Viaggi del Signor Brouček, mentre nella restante parte dell’anno accoglie la programmazione di opera e prosa. C’è poi l’edificio della Filarmonica di Brno, per i concerti, mentre sulla cosiddetta “piazza dei crauti” dove si svolge il mercato alimentare – circondata da bei palazzi antichi e con una singolare fontana in mezzo – si affaccia il Teatro Reduta, delle cui memorie storiche rimane appena qualche traccia (fu in questo luogo che si esibì un Mozart non ancora dodicenne, insieme alla sorella). Il guscio esterno infatti è antico, mentre l’interno è stato rifatto con criteri moderni. Proprio nella coloratissima Sala Mozart si è tenuto un concerto dei Martinů Voices: un eccellente ensemble corale denominato come il compositore ceco, che gode di ampia notorietà internazionale. I tredici componenti, diretti da Lukáš Vasilek, fondatore del gruppo nel 2010, sono a tutti gli effetti ottimi solisti vocali. Nell’esecuzione di alcuni pezzi ai cantanti si sono poi aggiunti alcuni strumentisti. È il caso del primo brano in programma, del 1975, di Luboš Fišer (noto soprattutto come autore di colonne sonore per il cinema e la televisione), costruito su reminiscenze del francese Guillaume de Machaut e che prevedeva la presenza di violino, viola da gamba, flauto e timpani, preziosi nel ricreare le atmosfere trecentesche. Fin dal brano d’esordio colpisce la duttilità di questi vocalisti: dal controcanto del tenore agli interventi acutissimi dei due soprani. Di Jan Novák, che fu pure allievo di Martinů, hanno proposto pagine ispirate alla cultura latina: le sue Fugae Vergilianae erano quelle con i famosi incipit «Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi» (Prima Bucolica) e «Tempus fugit» (Terza Georgica); seguite poi dalla favola di Esopo La rana e il bove, presentata qui nella traduzione latina di Fedro, con tanto di colpo di scena finale: un sacchetto di carta fatto scoppiare dal basso. Toccava poi a Dvořák con l’esecuzione del ciclo Quattro cori, dalle suggestive reminiscenze folkloriche, e naturalmente a Janáček con le incantevoli Filastrocche, per sole voci femminili variamente combinate e l’accompagnamento di pianoforte e clarinetto. Il percorso si è concluso con i Cinque madrigali cechi di Bohuslav Martinů – portati a termine nel 1948 – che riconduceva idealmente alle atmosfere del brano d’apertura, evocate dall’eclettica scrittura del musicista ceco. Si avvertivano, infatti, suggestioni della polifonia rinascimentale, contaminate con influenze etniche e persino jazzistiche, percepibili a livello ritmico (non bisogna dimenticare che Martinů si trasferì prima a Parigi e poi a New York, prima di stabilirsi definitivamente in Svizzera).

Brno, il foyer del Teatro Mahen

L’elenco dei teatri di Brno non è comunque terminato. Il più suggestivo resta il magnifico Mahen, dove furono rappresentate in anteprima le ultime cinque opere di Janáček e ci fu la première di Romeo e Giulietta di Prokof’ev. Non è solo un gioiello storico di grande bellezza, ma uno dei primi edifici pubblici a essere interamente illuminato con energia e elettrica (nel foyer si trova ovviamente l’immagine di Thomas Edison, che ne aveva realizzato il progetto). Nella bellissima sala si è esibito il duo formato da Josef Špaček, violino, e Miroslav Sekera, pianoforte. Un concerto che ha permesso di apprezzare questi eccellenti strumentisti, abituati a esibirsi in tutto il mondo, anche se purtroppo non in Italia. Programma ovviamente incentrato sulla musica ceca, a partire da un autore come Jan Václav Hugo Voříšek, nato a fine settecento, con il suo Rondò per violino e piano in cui si avvertiva tutta l’ammirazione per Beethoven. E se in questo brano il ruolo del pianoforte si limita all’accompagnamento, in seguito la dialettica tra i due strumenti viene declinata in modo sempre più intenso, con la tastiera spesso in grado di assumere un ruolo protagonistico, seppure mantenendo inalterato l’ineccepibile affiatamento fra i due. È il caso dei Quattro pezzi romantici di Dvořák, o della sonata Ruce (Le mani) di Luboš Fišer, nata del 1959, in anni di grandi sperimentazioni musicali cui non rimase estraneo questo compositore che – come si è visto – poi si dedicò alla musica per il cinema e la televisione. Dopo i due movimenti elaborati dalla Mia patria di Smetana, con la malinconia veicolata dai suoi echi folklorici, anche in questo concerto la conclusione è stata nel segno di Martinů mediante la sua Terza sonata per violino e piano, scritta durante la seconda guerra mondiale. Una serata che ha fornito l’occasione per ammirare l’assoluta padronanza tecnica di un violinista, a confronto con pagine spesso di spericolato virtuosismo, capace nello stesso tempo di non rinunciare mai all’espressività (fra l’altro, Špaček suona un prezioso Guarneri del Gesù), e la solidità del bravissimo pianista: entrambi impegnati in un autentico dialogo inter pares. Del resto Sekera aveva iniziato la sua carriera molto presto (a tre anni cominciò a suonare sia il violino che il piano) tanto che fu scelto, quando era ancora bambino, dal regista Miloš Forman per interpretare il piccolo Mozart nel film Amadeus.

E se forse il numero dei luoghi deputati alla musica si ferma qui, non è certo esaurito l’elenco degli spazi teatrali. Fra le tante sorprese che riserva Brno, c’è anche un teatro Bolek Polívka, il grande attore, mimo, drammaturgo e sceneggiatore: teatrante a tutto tondo. E lui sì, conosciuto anche in Italia.

Giulia  Vannoni