Ah, il 5G. Lasciapassare per le nuove autostrade digitali.
Parola magica dei nuovi smartphone sul mercato. Fugace passione dei cospirazionisti prima dell’avvento dei vaccini.
Per fare il 5G però ci vogliono le antenne, e le antenne non piacciono a nessuno. Un problema che l’Italia non ha avuto paura di affrontare alla sua maniera, ovvero evitando di decidere.
Negli anni del Covid si fa ministro uno che viene dal mondo delle compagnie telefoniche.
Via libera alle autostrade digitali? Forse, ma in modalità Salerno- Reggio Calabria. E a mettersi di traverso sono pure esponenti del suo stesso Governo. Poi al Governo ci va la Destra, spesso accusata di flirtare coi complottisti di cui sopra. Stop alle autostrade digitali? Dopo qualche dissidio interno, non sia mai che ce lo si fa mancare, la Destra prende una decisione che, giusta o sbagliata che sia, è una decisione. E così l’Italia, che su temi come la Bolkenstein all’Europa non si allinea neanche sotto tortura, per l’elettrosmog decide di allinearsi ai valoridel resto dei Paesi europei, fino a dieci volte superiori a quelli attuali.
Le compagnie ovviamente continuano a fare i loro comodi, permettendosi pure di lasciare senza campo gli scomodi territori montani dove portare infrastrutture non è redditizio. E per non scontentare nessuno si scontentano tutti: gli industriali che temono che altri Paesi digitalmente più disinvolti prendano il largo, i cittadini che non vogliono le antenne, quelli che vogliono il segnale con le antenne degli altri, quella parte di politica che vede in ogni decisione un tradimento del patto di non decisionanza. In un Paese che non ha ancora deciso cosa vuol fare da grande col suo telefonino.