Omosessualità e Bibbia, diritti gay, gender e colonizzazioni ideologiche. Tematiche di grande attualità, che spesso i Gay Pride, il Summer Pride e le processioni riparatrici fanno esplodere in maniera solo conflittuale. Meritano invece un approccio di ben altro tenore. Il Vescovo di Rimini interviene sulla questione a 360 gradi e da pastore, senza paraocchi ideologici ma piuttosto con la verità della carità e con la carità della verità.
Quali luci ci consegna la Bibbia sulla omosessualità?
“Il discorso è delicato e complesso. Occorre distinguere aspetti chiaramente inseparabili, ma anche nettamente inconfondibili, come: tendenze omosessuali, cultura omosessuale, comportamento omosessuale, persone omosessuali. Il comportamento omosessuale è ripetutamente condannato nella Bibbia. Il testo più esplicito lo troviamo nella Lettera ai Romani (1,26s). Parlando dei pagani, san Paolo scrive: «Le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi». Per una corretta interpretazione di questo passo e simili, occorre tener presente che l’Apostolo sta parlando del mondo pagano in generale, e non delle singole persone. E qui sta condannando costumi sessuali promiscui e spesso violenti, legati inscindibilmente a una mentalità idolatrica e schiavista. Ma san Paolo – e, più in generale, la Bibbia – non prende in considerazione il tema della responsabilità morale del soggetto”.
Ma il Papa non ha detto chiaro e tondo: “E chi sono io per giudicare un omosessuale?”
“La citazione purtroppo è stata sforbiciata. Testualmente papa Francesco, il 28 luglio 2013, ha detto: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?» e ha citato il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), là dove si legge: «Al loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (2358). Poi, il 2 ottobre 2016, nella conferenza-stampa durante il volo di ritorno dall’Azerbaijan ha detto: «Prima di tutto, nella mia vita di sacerdote, di vescovo – anche di Papa – ho accompagnato persone con tendenza omosessuale e anche con pratiche omosessuali, e mai ho abbandonato qualcuno». Ma ha condannato senza mezzi termini l’ideologia del gender: «Un’altra cosa è la cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender. Queste io le chiamo colonizzazioni ideologiche». Tornando alle persone omosessuali, va tenuto presente che “un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate”, difficilmente controllabili (CCC, ivi). Queste sorelle, questi fratelli sono persone portatrici della dignità inviolabile di immagini di Dio. Forse si potrebbe citare al riguardo quanto diceva Don Oreste Benzi: «L’uomo non è il suo errore”. Come a dire: il mistero della persona non è riducibile al suo orientamento sessuale. In fondo Gesù non ha mai ‘scartato’ nessuno. Questa è la buona notizia del Vangelo”.
In breve cosa dice l’etica sessuale cattolica sui gay?
“Il Magistero oggi considera l’orientamento sessuale in sé non colpevole. Rivendica la dignità e i diritti delle persone omosessuali in quanto persone e figli/e di Dio, senza rinnegare minimamente la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio. La visione dell’amore coniugale del Magistero – che condivido pienamente e che ritengo un grande dono per tutta l’umanità – porta ad escludere in modo chiaro e netto il cosiddetto matrimonio-gay. Nella visione cristiana la sessualità è il linguaggio della comunione, della reciprocità ‘uomo-donna’ e dell’apertura alla vita. In piena sintonia con i vescovi del Sinodo sulla famiglia, papa Francesco ha respinto in modo incondizionato ogni equiparazione e ogni sia pur remota assimilazione tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Ma la stupenda bellezza di questo disegno è sempre un pane da condividere. Mai una spada da brandire. Mai una pietra da scagliare”.
Quali sono i ‘legittimi diritti’ delle persone omosessuali?
“Ad esempio, una decisione medica per un paziente privo di conoscenza, nella quale la parola di un compagno omosessuale può essere più espressiva della volontà del partner che non quella di un consanguineo. Ci sono anche aspetti patrimoniali che vanno regolati con equità, come l’eredità di una casa acquistata con i comuni sforzi o come la reversibilità della pensione per il partner che si è preso cura per anni del partner infermo. Ma questo non può portare al cosiddetto matrimonio omosessuale né dovrebbe essere fatto a scapito della famiglia naturale”.
In concreto un gay a Rimini può incontrare Gesù nella nostra Chiesa?
“La Chiesa non può rinunciare a trasmettere la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità, e per questo deve proporre ai giovani un’antropologia capace anche di dare il giusto valore alla castità, mostrandone con saggezza pedagogica il significato più autentico per la crescita della persona, in tutti gli stati di vita. In particolare, per quanto riguarda le persone omosessuali, occorre puntare sull’ascolto empatico, sull’accompagnamento e il discernimento, offrendo cammini formativi adeguati e favorendo la formazione di gruppi specifici, con l’aiuto di sacerdoti e di operatori pastorali che risultino credibili, a partire dalla maturazione delle proprie dimensioni affettive e sessuali. In concreto, per quanto ci riguarda, dobbiamo riconoscere che la strada perché un gay possa incontrare Gesù nella nostra Chiesa è tutta davanti a noi”.
Cosa consigliare ai genitori cristiani di figli omosessuali?
”Riprendo le parole di papa Francesco. Il 26 agosto 2018 di ritorno dall’Irlanda, sul caso di un papà che avesse un figlio omosessuale, aveva affermato: «Io gli direi anzitutto di pregare. Non condannare, ma dialogare, fare spazio al figlio o alla figlia, perché si esprima. Ma io mai dirò che il silenzio è il rimedio: ignorare i figli la con tendenza omosessuale è una mancanza di paternità e di maternità. Occorre sempre il dialogo. Mai cacciare via quel figlio o quella figlia dalla famiglia»”.
Cosa pensa dei summer pride e delle processioni riparatrici?
“Fatto salvo il diritto umano e costituzionale di esprimere civilmente le proprie opinioni, ricordo che già nelle precedenti edizioni locali dell’una e dell’altra manifestazione ho avuto modo di esprimere serenamente serie e motivate perplessità. Per quanto riguarda il summer pride, oltre alle riserve circa linguaggi e messaggi già formulate, non credo che eventi del genere aiutino ad affrontare in modo costruttivo la rivendicazione di legittimi diritti delle persone omosessuali. Per quanto riguarda la processione riparatrice mi domando sinceramente se in questo modo si esprime quel “rispetto, comprensione, delicatezza” che il Catechismo raccomanda nei confronti delle persone omosessuali. A tutti, come cittadino italiano, come cristiano cattolico e vescovo, ho il dovere in coscienza di ricordare che i simboli religiosi non vanno mai strumentalizzati a scopo polemico. E che esporli al ridicolo non può far male solo ai credenti. Fa male a tutti”.