Mettere la testa sotto la sabbia ora non è più possibile. Dopo anni – troppi – in cui si è gettato il sasso e nascosta la mano, provocando una serie infinita di deroghe ma anche rinvii simili a mareggiate che ora presentano il conto salato, il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza di riordino delle licenze balneari.
Un passo inevitabile per adeguarsi alle prescrizioni dell’Europa e alla sentenza del Consiglio di Stato, ma anche “ un’opportunità per dare certezze e prospettive di sviluppo a un settore che rappresenta uno dei motori economici della Riviera riminese e della regione, andando soprattutto a salvaguardare le professionalità degli operatori senza limitare l’ingresso dei nuovi soggetti, tutelando e promuovendo gli investimenti, innescando un rinnovamento dei servizi in chiave di sostenibilità e accessibilità”.
L’Amministrazione Comunale riminese se non “promuove” a pieni voti la bozza, la ritiene comunque una buona base di partenza. Il decreto, infatti, non entra immediatamente in vigore, c’è il tempo per discutere, di presentare emendamenti e di arrivare a destinazione in Parlamento.
Peccato che il Governo abbia approvato la bozza di riordino delle licenze balneari senza ascoltare adeguatamente le categorie: il tema – le spiagge – non è davvero una “risorsa scarsa”.
La questione è complessa e rischia di scivolare tra le mani, proprio come la sabbia. Il Comune di Rimini – consapevolmente – sbandiera dei princìpi cardine, già finiti sui tavoli nazionali attraverso Anci. Nella scelta del concessionario è fondamentale l’esperienza tecnica e professionale acquisita, comunque tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori; ma anche la durata delle concessioni per il tempo necessario a garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti; inoltre, la garanzia di massima partecipazione alle gare di microimprese ed enti del terzo settore. Sarà possibile sintetizzare tutte queste condizioni nel testo finale?
Più ombre che luci sul ddl governativo, le vedono i bagnini riminesi.
L’ipotesi di proroghe delle concessioni è defunta, dal 2024 si va a bando. Tempi strettissimi. E chi ha contratto un mutuo di recente grazie alla proroga fino al 2033, che fine farà?
“Si ritrova solo con i mutui da pagare” è caustico Gabriele Pagliarani, titolare del bagno 26. Un altro grave inghippo bussa alla porta. Il ddl esclude sin dalla prossima estate i sistemi di gestione mista: accorpamenti tra stabilimenti, affitti o società miste, tra 6 mesi il provvedimento entrerà in vigore.
“ Un grave pastrocchio” per Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese demaniali. “ Fare un’assegnazione seria con la tempistica prevista, nel 2024, è impossibile”. Certo, con questa riforma l’Italia si arrende all’Unione Europea, abrogando diversi commi della legge 145/2018. Non esisterà più una situazione italiana delle spiagge. Eppure basta un colpo d’occhio per verificare che km e km di litorale e la sua conduzione, compresi quelli riminesi, sono differenti da quelli sparsi nella UE.