Ha lasciato il timone dell’aeroporto di Rimini con la “botta d’orgoglio” di chi ha fatto moltiplicare i passeggeri (dai 230mila del 2005 al milione sfiorato nel 2011) facendo svettare il “Fellini” tra i 31 scali di interesse nazionale. Chi si aspettava un mea culpa prima dell’addio, dall’ormai ex presidente di Aeradria, Massimo Masini, l’imputato numero uno della disastrosa situazione finanziaria in cui si trova oggi lo scalo di Miramare (53 milioni di debiti accumulati e un’inchiesta penale in corso, con un ultimo nuovo filone investigativo su Riviera di Rimini Promotions, la società partecipata dagli albergatori che ha fatto volare in alto il traffico acquistando in anticipo i voli) è rimasto deluso. Masini ha rivendicato ancora una volta l’importanza degli investimenti effettuati, circa 22 milioni di euro (“non si sarebbero potute fare altrimenti punte da 11mila passeggeri il sabato, come avviene oggi” ha sottolineato), ha riconosciuto come unica colpa della vecchia gestione, l’aver sperato per troppo tempo nella concessione del mutuo ventennale da 22 milioni da parte delle banche, e ha lanciato una nuova pista diretta verso la Cina. “Si farà nel 2014 passando per Mosca” ha auspicato l’ex timoniere.
Il nuovo Cda di Aeradria in versione “dimagrante” (da 9 a 5 poltrone con al vertice Maurizio Tucci, già manager di Alitalia) è al lavoro. Chiediamo una lettura della gestione passata e di quella che verrà a Giampiero Gentili, già direttore di aeroporto Enac.
Un anno ostico dal punto finanziario come il 2013, chiuderà con 600 mila passeggeri, il terzo migliore risultato della storia di Aeradria dopo il 2011 (quando si sfiorò il milione) e il 2012 (a quota 796mila). Come legge questo risultato?
“Purtroppo continuiamo a credere che sia il numero di passeggeri a rendere un aeroporto attivo dal punto di vista finanziario, senza pensare a quanto sono costati i passeggeri. Se per riempire un teatro, invece di far pagare il biglietto, regalo un euro ad ogni spettatore, non potrò pretendere di avere dei guadagni! Negli anni ’70 l’aeroporto di Rimini era attivo anche con meno passeggeri degli attuali. La gestione dell’area volo era, all’epoca, dell’Aeronautica Militare che sosteneva tutti i costi. Prima di chiedere la concessione totale dello scalo, peraltro non ancora sanzionata, si sarebbero dovute valutare meglio le strategie operative”.
Masini ha spiegato che da diversi mesi non c’è il volo per Roma perché aveva un risultato finale negativo in termini di rapporto tra incassi e spese di marketing: si può dire che Roma e altre destinazioni poco redditizie siano state un errore?
“Un volo Rimini-Roma è un’incognita dal punto di vista della profittabilità. Il nostro bacino di traffico non è enorme e la concorrenza della ferrovia può pesare. Se il collegamento con la capitale ha un valore sociale, vale la pena rimetterci qualcosa; altrimenti si deve studiare una alternativa, già posta in atto in tempi remoti con ITAVIA: un collegamento con doppio scalo del tipo: Trieste-Rimini-Roma o Rimini-Pescara-Roma con turboelica a 40 posti. Nel caso, i concorrenti, diventano alleati: cosa difficile da concepire da parte di certi livelli commerciali del «Fellini»”.
Masini ha indicato come priorità il ritorno, o rafforzamento, dei paesi dove le difficoltà finanziarie non hanno permesso di continuare a volare: Inghilterra, Scandinavia, Olanda, e soprattutto Germania. Ci sono le condizioni reali per tornare ad aggredire il nord Europa, strategico per il nostro turismo?
“Anch’io sono uno strenuo fautore di un ritorno al mercato europeo. Muoversi su questo fronte vuol dire, però, cambiare profondamente il concetto che abbiamo del turismo. Non si torna in Europa con la frammentazione di 1400 esercizi alberghieri, viabilità inadeguata, fogne che conosciamo bene, strutture inadeguate per i prezzi praticati (non il contrario)”.
Russia: nel 2013 si è raggiunto il picco di destinazioni. In più dai charter si è sempre più passati ai voli di linea. Restiamo però troppo dipendenti da questo mercato. E se Ancona ce lo scippasse?
“Non si passa da un volo noleggiato ad uno di linea dalla sera alla mattina. Il volo di linea è soggetto ad accordi governativi; anzi, in principio, tra Unione Europa e lo Stato extra europeo interessato. Ben vengano i voli di linea, stando attenti che i nuovi voli non diano fastidio a vettorite come Lufthansa, British Airways, Air France/KLM che farebbero pressione presso i propri europarlamentari.
A proposito di Ancona: ricordiamoci che nei primi anni ’90 aveva già 6/7 charter settimanali dalla Russia. Non penso che ci sia spazio commerciale, a livello governativo, per ulteriori voli di linea sull’Adriatico. Voli noleggiati con traffico originante Russia potrebbero essercene. Si tratterà, nel caso, di vigilare attentamente perchè questi voli non nascondano anche illeciti traffici”.
Masini ha detto che ci sono buone condizioni per passare con il tour operator russo Transaereo a 7 voli di linea a settimana. Questo ci porterà alla Cina?
“Se questi voli di linea già operano, è già possibile prendere, a Mosca, proseguimenti per la Cina ed il sud est asiatico. Le notizie di questa possibilità commerciale sono ancora labili e fumose. Si dovrà fare attenzione a non pestare i piedi ai grossi vettori europei che potrebbero influenzare, tramite i propri rappresentanti, il contenuto degli accordi di traffico, fino a determinare le fasce orarie di operatività dei voli in possibile coincidenza”.
Masini ha sottolineato che i 22 milioni di euro di investimenti permettono alla struttura di reggere gli 11mila passeggeri del sabato di oggi e, in prospettiva, di sopportare un peso di 2,5 milioni di passeggeri se il traffico verrà spalmato meglio 7 giorni su 7…
“È da un pezzo che l’aeroporto di Rimini è in grado di sopportare quel numero di passeggeri al giorno. Si tratta, con un carico medio di 150 persone a volo con una operatività di 15 ore al giorno, di 2-3 aerei l’ora. Solo un esempio: il 19 giugno 1965 (si, proprio 48 anni fa, ed in bassa stagione) ci furono 40 voli, anche se con una capienza media di 80 posti. Ripeto: non è il semplice numero di passeggeri che rende attivo un aeroporto”.
Che ruolo giocherà realmente San Marino in questa nuova fase?
“Rappresenta uno dei pochi assi da giocare. La possibile creazione di uno spazio extraterritoriale/extradoganale sull’aeroporto può essere un ottimo volano commerciale e, mi sbilancio, anche a livello intercontinentale. Sebbene sarebbero da affrontare problemi come: circuito doganale, trasferimento dei passeggeri al Titano, sorveglianza dell’area… Tutto cadrebbe, invece, se il prossimo autunno i sammarinesi, con previsto referendum, votassero per l’ingresso nella Unione Europea”.
Sistema regionale: oggi come oggi, ha detto Masini, in regione c’è spazio solo per Bologna e Rimini a dispetto di quanto sosteneva lo studio del 2006 della KPMG che vedeva Rimini solo per i charter (con una previsione di 460 mila passeggeri), Forlì leader del segmento low cost (con 1,6 mln), Bologna del business e Parma dell’executive. Rimini ha fatto bene ad andare per la sua strada?
“Credo che tutti gli aeroporti regionali esistenti possano avere il proprio sviluppo. Non dimentichiamoci che esistono anche fattori extraregionali e di vicinanza che pesano: così Parma sarà influenzato da Linate, Rimini da Ancona, Forlì da Bologna. Si dovrà tener conto di realtà tecniche, scientifiche, addestrative, manutentive, formative che possono tener in vita, proficuamente, un aeroporto senza la famosa «spada di Damocle» del numero di passeggeri o delle tonnellate di merci. Quanto sia aleatorio lo studio in questione lo dimostra il fatto che il low cost regionale, ora, è concentrato su Bologna. Per me Rimini non ha fatto bene ad andare per la propria strada perchè, come almeno altri 15 aeroporti italiani, è debole come bacino e richiamo di traffico. Programmare un aeroporto non vuol dire portarsi via i voli per una stagione, comprare i posti, pagare i biglietti invenduti, ma vuol dire gettare ponti, creare alleanze e sinergie”.
Concludendo, quale consiglio dare al nuovo presidente Tucci e al nuovo Cda?
“Non potrei azzardare consigli. Solo un mio punto di vista: non chiudersi in vani campanilismi”.
A cura di A. Leardini