Il Sessantotto, il beat, i capelli lunghi e i pantaloni a zampa d’elefante, l’eskimo, i complessi e l’impegno politico. Anche un gruppo di cantautori riminesi fece la sua rivoluzione, con la chitarra in mano. E componendo canzoni che a distanza di oltre quarant’anni fanno ancora parte di un repertorio di un popolo. Molte di esse sono persino diventate un accompagnamento classico della liturgia.
Questi cinque amici che da giovanissimi hanno incontrato nella comunità cristiana una modalità più piena di vivere la fede, nella vita hanno intrapreso altre strade, abbracciando professioni normalissime, mettendo su famiglia (alcuni sono già nonni), senza mai interrompere però questa modalità di comunicare la loro esperienza umana e di fede attraverso la canzone.
Questi “magnifici cinque” del cantautorato riminese si ritrovano oggi eccezionalmente assieme per condividere e raccontare quello che fin da allora ha caratterizzato la loro peculiare esperienza: la creatività musicale ed in particolare lo scrivere canzoni. L’occasione è la festa, più ancora che un concerto, organizzata dalla parrocchia di San Lorenzo in Correggiano: appuntamento in chiesa mercoledì 13 settembre (ore 21) con “Canzoni, storie, incontri” (questo il titolo), serata cantautori. Sul palco Vanni Casadei, Angelo Casali, Daniele Donati, Roberto Grotti e Stefano Pianori.
Questi nomi vi dicono poco o nulla? Non avete mai inserito un loro brano nella vostra personale compilation? Non li avete mai applauditi quali apripista di Edoardo Bennato o Francesco De Gregori? Alcuni evergreen della comunità portano la loro firma: Il disegno, ad esempio, oppure “I due liocorni”. E ancora “Il pane”, quella del ritornello: “Dove troveremo tutto il pane / per sfamare tanta gente”, accompagnata da “E si cantava” e “Beato l’uomo”.
L’interpretazione musicale del Salmo 1 è opera di Vanni Casadei. “È la mia canzone più conosciuta” ammette l’insegnante in pensione, ora 70enne. “Composta alla chitarra, che strimpellavo dagli anni del liceo – racconta – la feci sentire agli amici della comunità in cui ero inserito”. Era l’estate/autunno 1969. “È piaciuta e si è diffusa grazie a quanti l’hanno apprezzata”. Una spinta è arrivata pure da Marina Valmaggi che l’ha inserita in suo disco. “Non sono iscritto alla Siae e non conosco la musica, per cui Marina per proteggermi ha aggiunto nel disco anche un altro nome depositato in Siae”. E quel Salmo 1 è finito per essere cantato ad alta voce anche in piazza San Pietro. “Ormai è patrimonio comune. Qualcuno ha detto che l’arte è sempre una preghiera improvvisata. Il mio è artigianato – prosegue Vanni – ma diverse canzoni si alzano come preghiere: canto cose più grandi di me”.
Vanni ha proseguito a scrivere canzoni, sollecitato anche dai famigliari che gli hanno regalato una tastiera. Gran parte delle sue canzoni prendono spunto dal Vangelo e dalla Bibbia, anche solo come ispirazione. “Ore diverse” parla della chiamata in tempi diversi dei lavoratori della vigna che prima stavano sotto la piazza al sole. Un altro brano è dedicato alla moglie, altre canzoni parlano della ferita dentro al cuore dell’uomo, della luna che si alza in cielo.
L’ultimo show è stato a Cesena in occasione dei 65 anni di Stefano Pianori, un altro del quintetto. A metà degli anni Sessanta, Pianori è un giovane studente con la chitarra sempre a portata di mano. E mette in musica la sua fede cristiana. Nascono così brani quali “Dal profondo del tempo”, “Il pane”, “In comunione”, “Lungo il fiume Giordano”, “Prendete e mangiate”, ecc. Dal 1970 partecipa a compilations discografiche, diffondendo così in tutt’Italia le sue composizioni, che vengono tuttora eseguite anche nella liturgia. “Mi ha penalizzato la scomparsa degli LP in vinile, per questo ho programmato a breve una riedizione su CD delle mie canzoni”.
Una storia simile a quella del cantautore “di provincia” Angelo Casali. Nato nel 1954 a Riccione ma riminese da una vita, sposato e con tre figlie, compone canzoni da più di 25 anni ed ha lavorato, a partire dagli anni Settanta, nel campo della musica popolare (con il noto gruppo Zafra) e del teatro cabaret, (con i gruppi Arfaz e Canicola) sempre affiancando a questi filoni l’esigenza di una produzione musicale autonoma ed originale. Dalla fine degli anni ’70 ha iniziato a lavorare anche come solista nel campo della musica d’autore con un proprio gruppo di musicisti, alcuni dei quali collaborano tuttora con lui. La sua produzione musicale non è classificabile in un unico genere: spazia dalla ballata popolare al samba-bossanova, da brani satirici ad altri in cui emergono le domande ultime sul senso della vita e delle cose, dalle favole per bambini a storie crude di vita.
Le sue canzoni hanno circolato autonomamente, quasi in una sorta di “samizdat” che le ha fatte conoscere ad una vasta parte del mondo cattolico e dei movimenti ecclesiali. “Ancora oggi continuo a comporre e a proporre le sue canzoni nell’ambito di incontri, feste popolari ed eventi culturali, cercando di incontrare un pubblico di persone interessate ad esperienze musicali non omologate”.
Roberto Grotti è il papà de “I due liocorni”. Basterebbe questo brano per definirlo.Composto nel 1976, venne cantata sui posti devastati dal terremoto in Friuli, allo Zecchino d’oro e persino Fiorello la utilizzava.
Avete mai “Cantato C’era una volta un re?”. Bene, l’autore è Daniele Donati. Lo stesso che ha composto “L’inno alla carità” dedicandolo a “mio padre e a mia madre che mi hanno insegnato la carità in azione”. Canzoni, ma anche scritti, idee e immagini, Donati è un poliedrico che negli anni si è fatto accompagnare ed emozionare da tante ispirazioni cercando di tradurle in modo intonato. “Interesserà i miei amici? Forse. Sarebbe una grande ricompensa per una piccola fatica”.
Paolo Guiducci