Torrente Marano. Il 24 febbraio la Guardia di Finanza dà notizia del ritrovamento di tre aree nelle quali sono stati abbandonati rifiuti particolarmente pericolosi. Si tratta di taniche contenenti liquidi combustibili e comburenti altamente tossici, rifiuti ferrosi di vario tipo e innumerevoli contenitori in plastica. In due dei tre siti, inoltre, sono state trovate delle lastre di eternit danneggiate e di conseguenza possibili di contaminazione con l’esterno. Come questi rifiuti contribuiranno ad inquinare il corso d’acqua? Difficile a dirsi. Anche se i cumuli di rifiuti sono visibili e voluminosi, corpi eccellenti di reato, c’è tutto un sistema di “legalità” che nel suo essere normalità ammala le acque dei fiumi del territorio. I fiumi si avvelenano in due modi. Si avvelenano per sversamenti legali e si avvelenano per sversamenti illegali. Su questo territorio si avvelenano con i versamenti legali. Non può essere che così. Non ci sono, infatti, particolari casi di reati di grande portata tali da inquinare la rete fluviale provinciale e anche i capannelli di rifiuti abusivi non possono da soli creare gli stati di inquinamento esistenti. Ma inquinati lo sono. Come si spiega questa contraddizione?
Alberto Capra, Responsabile Monitoraggio e Valutazione dei Corpi Idrici dell’Arpa di Rimini cerca di spiegare secondo quali complessità questa contraddizione può essere possibile, ridimensionando questa teoria.
Cominciamo dallo stato di salute dei fiumi della Provincia. Cosa può dirci?
“Dal 2010 è entrata in vigore una norma secondo la quale dobbiamo raccogliere dati per tre anni prima di fare una classificazione. L’ultimo report lo abbiamo presentato nel 2010 sui dati raccolti sino al 2009 e c’erano delle situazioni problematiche soprattutto nell’Ausa e nel Ventena”.
Ci sono dei numeri più aggiornati?
“Si. sono stati validati i dati dei parametri chimici, chimico fisici e microbiologici relativi al 2010 di tutti i corpi idrici della Regione Emilia Romagna e quindi anche della provincia di Rimini. Ma questi non possono essere definitivi, in quanto, come le ho spiegato, la valutazione deve essere fatta nell’arco del triennio 2010-1012 e devono essere confrontati con i dati riscontrati dai monitoraggi degli elementi di qualità biologica (studio delle comunità di macroinvertebrati bentonici fluviali, delle macrofite acquatiche, diatomee e fauna ittica). Inoltre deve essere corredata dalla valutazione idromorfologica. Limitatamente ai parametri chimici, chimico fisici e microbiologici del 2010, sostanzialmente si ripresentano le criticità già evidenziate nell’ultimo report”.
Cosa inquina i nostri fiumi?
“I fiumi si inquinano per diversi motivi. Nei territori densamente popolati e nei periodi di minore portata quando la poca quantità di acqua nel letto non riesce a sopportare le fonti di pressione (ossia il totale dei liquidi scaricati, ndr), i torrenti possono essere particolarmente inquinati. Gli stessi rifiuti abbandonati nelle loro vicinanze rappresentano una fonte di inquinamento per il corpo idrico”.
Avete trovato rifiuti particolari nell’ultimo periodo?
“Negli ultimi 3 anni abbiamo riscontrato qualche episodio di rifiuti abbandonati, per esempio sul Conca e nel Marecchia (es. presenza di copertoni e di altro materiale inerte). Capita, poi, quando un fiume rientra nel suo letto che gli alberi siano pieni di residui di sacchetti di plastica. Se poi vengono abbandonati dei contenitori con sostanze ignote ma che potenzialmente possono avere un impatto negativo all’ecosistema idrico, è necessario provvedere ad una informazione tempestiva. Per primo viene informato mediante documentazione fotografica il Comune competente per territorio della situazione di criticità.
In precedenza ci ha detto che i numeri provvisori a sua disposizione e relativi al 2010 ricalcano i risultati degli anni precedenti. Questo cosa vuol dire, che un fiume non può guarire?
“È difficile che ci possa essere una completa guarigione. I casi sono tutti diversi. Ci sono anomalie come l’Ausa che nell’arco dei monitoraggi effettuati fino al 2009 a valle è meno inquinato rispetto alla stazione di monitoraggio a monte. Noi lavoriamo anche per questo. Non raccogliamo solo dati ma segnaliamo agli organi territoriali competenti l’abbandono di rifiuti e tutti gli illeciti che rileviamo”.
Angela De Rubeis