I cosiddetti “No Vax” sono frutto della paura. Una paura strumentalizzata dalla malizia di certi movimenti e dai meccanismi distorti del web, certo, ma pur sempre paura. Paura che il Covid-19 sia solo una montatura creata ad arte, paura che attraverso l’emergenza si voglia imporre un regime autoritario e dittatoriale e, soprattutto, paura di eventuali effetti collaterali nocivi dei vaccini. Parliamo di quest’ultima. La paura dei vaccini non è condannabile in toto: come tutti i farmaci, infatti, gli effetti collaterali negativi sono remoti, ma possibili.
Per questo è fondamentale spiegare alle persone, in modo chiaro, trasparente e non ambiguo, quanto i benefici portati dai vaccini siano di gran lunga superiori agli eventuali effetti avversi, e quanto questi strumenti stiano facendo per permetterci di respirare, dopo tanto tempo, una ritrovata normalità. Un compito delicato che spetta agli scienziati e agli organismi dell’informazione, con tutti i loro pregi e difetti. Ma se proprio chi dovrebbe svolgere questo compito comincia ad appoggiare la paura, allora tutto rischia di crollare. Ed è ciò che, purtroppo, sta avvenendo a Rimini, in modo talmente profondo da diventare di rilievo nazionale.
I numeri di una ferita riminese Rimini è uno dei centri italiani con le percentuali più alte di non vaccinati, soprattutto tra medici e infermieri. I numeri, infatti, sono allarmanti: a livello generale, in provincia di Rimini la percentuale di vaccinati arriva solo al 75% (la media nazionale è oltre l’83%), mentre guardando ai sanitari, sono 57 i medici e 80 gli infermieri a non essersi sottoposti a ciclo vaccinale.
Risultato? 137 professionisti della sanità riminese assenti dal servizio, sospesi perché privi di Green Pass. Numeri che non solo preoccupano da un punto di vista ideologico, ma anche (e soprattutto) pratico: la pandemia non è di certo superata e tutto questo non può che avere riflessi negativi sul sistema sanitario locale.
“I problemi ci sono, non possiamo negarlo. – è costretto a registrare questo inquietante dato Tiziano Carradori, direttore generale di Ausl Romagna – È ovvio che alcuni reparti richiedono la mobilitazione di personale da altre unità operative”.
Il che non è certo semplice. Non può che sottolineare le difficoltà di questa situazione anche Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Rimini.
“Li ho chiamati uno per uno. – spiega – C’è chi ha cambiato idea e mi ha detto: ‘Ho il mutuo, i figli piccoli, devo lavorare’. Sono addolorato da quest’obbligo, che da noi riguarda il 2,5% degli iscritti contro una media nazionale dell’1%. Le carenze stanno affliggendo gli ospedali, ma riguardano anche la medicina di base: in questi giorni, l’azienda sanitaria sta facendo i salti mortali per trovare sostituti per le aree scoperte”.
No Vax: le conseguenze
Il dato più allarmante è quello legato agli infermieri, la cui sospensione sta rendendo critica la situazione in diversi ambiti della sanità riminese.
Si registrano problemi organizzativi principalmente al Pronto Soccorso, al reparto di terapia intensiva neonatale e alla pneumologia. Ma non solo: disagi anche per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, perché alcuni degli infermieri sospesi erano operativi nel servizio di cure a casa.
Una situazione che, oltre che un danno concreto per tutti coloro che necessitano di assistenza medica, rappresenta un serio contraccolpo per tutti quei medici e infermieri costretti a sforzi straordinari per sopperire all’assenza dei colleghi.
“Nei reparti in cui alcuni colleghi sono stati sospesi perché non vaccinati il disagio, inutile dirlo, è molto diffuso. – è la testimonianza di un dipendente di Ausl Romagna, che rimane anonimo – L’azienda non è ancora riuscita a coprire il personale mancante e quindi si fanno continuamente doppi turni e si saltano i riposi, per garantire il più possibile un servizio che è fondamentale, soprattutto durante un’emergenza sanitaria”.
Ma com’è possibile che un professionista che ha ricevuto una formazione scientifica possa essere così contrario a un presidio sanitario così diffuso ed efficace come il vaccino?
“A Rimini, purtroppo, c’è sempre stata una forte mentalità antivaccinista, fin da prima del Covid. – continua il dipendente – Ma è difficile stabilire come certe idee antiscientifiche possano convincere così tanti professionisti che con la scienza si sono formati. Quello che so, per esperienza personale, è che colleghi anche rispettabili, nel momento in cui si tratta il tema vaccini, cambiano subito modo di porsi ed è molto difficile il confronto.
Ma sono convinto di una cosa: in generale, ma soprattutto per quanto riguarda i sanitari, è possibile diventare No Vax solo se non si ha avuto un contatto davvero ravvicinato con il Covid. Chiunque di noi che abbia visto davvero da vicino cosa questo virus è stato capace di fare alle persone non si permetterebbe mai di rinunciare a quella che, ad oggi, è l’arma più efficace che abbiamo per contrastarlo. Mai, glielo posso assicurare”.
Il caso Montescudo-Montecolombo
L’assenza di medici e infermieri diventa di estrema criticità soprattutto nei piccoli centri abitati, dove i sanitari sono generalmente in numero ridotto. È il caso di Montescudo-Montecolombo, dove nelle ultime settimane si sta creando una vera e propria emergenza. Nel comune dell’entroterra, infatti, due dei tre medici presenti sono risultati (al momento di andare in stampa) non vaccinati e, dunque, sono stati sospesi.
Il risultato? Dei circa 7mila abitanti che compongono la popolazione complessiva, 4mila sono rimasti senza l’assistenza del proprio medico di base.
Non sono mancate le proteste dei cittadini, in una comunità che si trova sostanzialmente in ostaggio e con la propria salute meno tutelata. Malcontento sul quale è intervenuto il sindaco, Gian Marco Casadei.
“La situazione è in fase di risoluzione. – le sue parole – A Taverna, dove c’è il problema più grosso, abbiamo trovato un medico sostituto su segnalazione del precedente. A San Savino, Croce e Montecolombo, invece, la situazione è tamponata grazie all’aiuto del medico di Coriano che ha preso in carico i pazienti, ma al momento è oberato di lavoro ed entro il 22 novembre dovrebbe essere nominato un sostituto”.