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No al rifugio nel privato

“Il paese deve tornare a crescere, perché questa è la condizione fondamentale per una giustizia sociale che migliori le condizioni del Meridione, dei giovani senza garanzie, delle famiglie monoreddito”: si è concluso con questo invito di mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, il 34° convegno nazionale delle Caritas diocesane, che si è svolto a San Benedetto del Tronto (Ap) dal 26 al 29 aprile. A seguire una tavola rotonda con diversi testimoni “sull’educare alla carità nella verità” , il tema del convegno. I 600 delegati hanno anche inviato due telegrammi a Benedetto XVI e al card. Angelo Bagnasco. Secondo dati diffusi durante il convegno, nel periodo 2001-2009 – a parte i Fondi di solidarietà per la crisi economica – Caritas italiana ha accompagnato le Caritas diocesane alla realizzazione di oltre 1.000 progetti per immigrati, famiglie in difficoltà, detenuti ed ex detenuti, anziani, vittime di violenza e tratta, malati terminali, senza dimora, richiedenti asilo. I progetti realizzati dalle Caritas diocesane per fare fronte alle conseguenze della crisi sono stati 125. In circa 60 Paesi del mondo sono attivati decine di progetti e 280 microprogetti.

Politica lontana dalla gente. “Ciascuno è chiamato in causa in quest’opera di amore per il Paese – ha detto mons. Nozza – è una responsabilità grave che ricade su tutti, in primo luogo sui molti soggetti che hanno doveri politico-amministrativi, economico-finanziari, sociali, culturali, informativi”. Secondo mons. Nozza, “vanno valorizzati i soggetti sociali vitali a partire dalla famiglia, come soggetto di rinnovamento umano e sociale, anche se la struttura della spesa pubblica, i regimi fiscali, la politica dei servizi tendono a renderla ‘luogo di povertà’”. Mons. Nozza ha però messo in guardia contro alcuni fattori “che mettono a rischio la giustizia e la pace all’interno del Paese”, come la “caduta del senso della moralità e della legalità nelle coscienze e nei comportamenti di molti; la caduta della coscienza sociale, come percezione dell’intreccio tra bene personale e bene comune; il calo della tensione partecipativa, con una percezione della politica sempre più lontana dai bisogni della gente”.

No ad assenteismo e rifugio nel privato. “Il Paese – ha esortato il direttore della Caritas – ha bisogno di riscoprire il senso pieno del diritto-dovere del lavoro, e di organizzarlo in termini di sicurezza, combattendo la disoccupazione, aprendo prospettive ai giovani, superando gli squilibri tra Nord e Sud, mettendo in atto un adeguato sistema economico che consideri il capitale e le strutture del lavoro a servizio dell’uomo”. “Dovremo imparare a vivere nella crisi con lucidità e con coraggio – ha suggerito mons. Nozza -, non per adagiarci rassegnati nella situazione, ma per disporci tutti a pagare di persona. La crisi in corso non si risolverà a brevi scadenze, né possiamo attendere soluzioni miracolistiche. Si tratta di andare con decisione controcorrente e di porre sui valori morali le premesse di un’organica cultura della legalità e della vita”. A parere del direttore della Caritas le Chiese devono “innanzitutto assicurare presenza. L’assenteismo, il rifugio nel privato, la delega in bianco non sono leciti a nessuno. Sono anzi illegali. Per i cristiani sono peccato di omissione”. “Non è un bene – ha affermato -, non torna di utilità a nessuno agitare lo spettro della sicurezza, per coprire l’assenza di politiche di coesione e sicurezza sociale. Affrontare i problemi per quello che sono, definendoli nella loro concretezza, è il compito di amministratori che dovrebbero amare la verità quanto la loro città”.