L’espressione “terza guerra mondiale a pezzi”, coniata nel 2014 da Papa Francesco, purtroppo trova ogni giorno nuove conferme. È innegabile: la nostra è un’epoca di conflitti disseminati eppur collegati in quanto a cause e corresponsabilità, effetti e rischi di propagazione.
Il mosaico si compone di molte tessere, che importa ricordare almeno per un surplus di consapevolezza sull’impossibilità di confidare nella protezione della mera distanza geografica. Il mondo è diventato piccolo, poco più di un pugno e quel che accade nei posti più lontani è come se accedesse nel tuo giardino di casa.
La marcia della Pace del 1° gennaio a Rimini ha ricordato 55 conflitti in corso, ma forse l’elenco non era completo.
L’Africa è quella maggiormente colpita: 31 Stati e circa 300 gruppi sono coinvolti in conflitti.
Nelle Americhe del Centro e del Sud 7 governi e circa 40 tra cartelli del narcotraffico e milizie rivoluzionarie imbracciano le armi.
In Europa, oltre alle vicende ucraine, anche l’incandescenza tra Serbia e Kosovo riflette le tensioni (sino)russo-americane. L’Asia annovera 27 governi e circa 500 soggetti non statuali in stato di conflitto.
I media un po’ non sanno, un po’ raccontano, un po’ tacciono, anche perché le fonti di notizie in guerra sono sempre moltoinquinate dalla propaganda.
Ma soprattutto perché fiutano l’aria che tira.
Se il lettore o l’ascoltatore si stanca di tanta sofferenza, il gossip è pronto alla bisogna e le guerre in un attimo scompaiono dalle prime pagine, un cessate il fuoco virtuale che serve a tacitare le coscienze di fronte a tanta violenza gratuita e assurda.
Intanto la politica tace, l’equilibrismo fa più vittime delle bombe, il segretario dell’ONU è sbeffeggiato, bambini e vecchi uccisi come i peggiori terroristi e la pace si allontana anche nei conflitti che ogni giorno ci vengono raccontati.
L’unico che ogni giorno parla e invoca la pace è papa Francesco, ma il suo continuo monito contro gli armamenti e le stragi, anche per molti cristiani, ahime!, ha il peso di un flatus vocis.
Ma grazie a Dio, lui non molla e nel primo giorno dell’anno, festa di Maria, Madre di Dio, chiama a raccolta le mamme: “ Da loro dobbiamo imparare quell’amore che si coltiva soprattutto nel silenzio, che sa fare spazio all’altro, rispettando la sua dignità, lasciando la libertà di esprimersi, rigettando ogni forma di possesso, sopraffazione e violenza”.
È arrivato il tempo di una grande mobilitazione. Le madri, da sempre contrarie a ogni guerra,sono le prime che il Papa chiama come alleate.