L’hanno soprannominata operazione Biancaneve per i fiumi di cocaina consumati nei bagni del locale.
Il ristorante “VichyCristina” di Corso Giovanni XXIII, a Rimini. Uno dei più “in” del momento. Un’indagine partita negli ultimi mesi del 2017 dopo un esposto da parte di alcuni residenti della zona, infastiditi dal troppo rumore che proveniva dal ristorante. Ma è stata la battuta di un noto professionista, anche lui finito poi nei guai, a far scattare gli uomini dell’ispettore Vincenzo Reale della sezione di PG della Municipale: “Andate a vedere cosa succede nei bagni delle donne”. I vigili, con l’autorizzazione del magistrato, hanno piazzato delle videocamere all’interno. Grazie a quelle posizionate nell’antibagno delle signore hanno documentato, tra la fine dell’anno e marzo 2018, un centinaio di episodi di spaccio. Il consumo avveniva in una specie di salottino: a sniffare strisce di coca, tra divanetti e specchi, a volte erano anche quattro o cinque persone alla volta.
Nel corso delle indagini ci sono state operazioni di riscontro, alle quali hanno contribuito poliziotti delle Volanti: una ha riguardato l’arresto di un albanese, considerato tra i principali fornitori. Una decina di acquirenti è stata già identificata subito per esigenze investigative, i nomi di altri ottanta consumatori di cocaina – fermati non lontano dal ristorante per simulati controlli stradali – sono rimasti nel taccuino degli investigatori. Secondo gli inquirenti tutto si sarebbe svolto con l’avvallo delle presunte gerenti, madre e figlia, indagate per il reato di “agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti”. Le due, però, difese dagli avvocati Paolo Righi e Marco Ditroia, si dichiarano completamente all’oscuro di tutto. “Non abbiamo mai favorito o tollerato in alcun modo niente del genere anche perché, tra l’altro, eravamo solo delle dipendenti: una cuoca e l’altra cameriera. Siamo completamente all’oscuro di quanto avveniva nei bagni del locale. Dimostreremo la nostra assoluta estraneità”.
Con loro sono finiti nei guai il rappresentante legale del locale e quindici persone, per lo più clienti insospettabili e incensurati (comprese alcune donne giovani e un cameriere a chiamata) che sono indagate per episodi di spaccio o cessione di piccole dosi di cocaina: nei loro confronti le Municipali di Rimini, Riccione e Bellaria hanno notificato altrettante misure coercitive disposte dal Gip Vincenzo Cantarini, su richiesta del Pubblico Ministero Paolo Gengarelli, titolare dell’indagine. Per quattro di loro c’è l’obbligo della firma. Nei guai potrebbero finire anche i primi interrogati che avrebbero “spifferato” alle titolari che nei bagni c’erano telecamere nascoste.