Non sapere dove stendere i panni perché di fuori con l’umidità alla fine sono più bagnati di quando sono usciti dalla lavatrice è un discorso. Mezzo metro di neve da spalare davanti a casa è un altro. Ecco perché ci ricorderemo a lungo del nevone del 2012 ma non dei quasi quaranta nebbiosi giorni senza pioggia e senza vento di fine 2015. Due eventi meteorologici estremi: di alto impatto il primo, impercettibile e impalpabile il secondo.
Che pure ha avuto le sue conseguenze, soprattutto sulla qualità dell’aria. E che, a volerci vedere un significato simbolico, è cominciato proprio mentre in quel di Parigi i grandi si riunivano per abbozzare nebulosi accordi a contrasto delle emergenze ambientali e climatiche.
Eppure in pochi hanno collegato il nebbione 2015 al clima impazzito come invece accadde nel 2012, perché di quello che stava succedendo faticavamo a renderci conto o lo liquidavamo con un’alzata di spalle e qualche panno sul termo. La nebbia non si vede perché quando c’è la nebbia non si vede: chi l’avrebbe detto che, oltre mezzo secolo dopo, l’assioma di “Totò, Peppino e la malafemmina” si sarebbe confermato in tutta la sua ineccepibilità.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini