Luca è uno dei sei diaconi permanenti ordinati nello scorso ottobre. Lavora come metalmeccanico in una importante azienda della provincia di Rimini, a Cerasolo Ausa. Non fa mistero della sua nuova vocazione, è già attivamente a servizio della “nuova” parrocchia di Corpolò, ma sul posto di lavoro non suona neppure la grancassa. Cerca di vivere da cristiano nel quotidiano. Il suo nuovo servizio non è però passato inosservato. È stato lo stesso Francesco, responsabile di produzione a lanciare l’idea: “Luca, perché non organizziamo una celebrazione in preparazione al Natale, prima di andare in ferie?”.
Sciolte alcune riserve, il diacono si è rimboccato le maniche e la fabbrica dove si producono monoblocchi termoisolanti è diventata luogo di incontro. Luogo di una breve celebrazione della Parola con tutti i crismi, ben preparata e soprattutto partecipata. Le letture della Messa di Natale, e la possibilità di “rispondere” con una esperienza personale. Dei colleghi di lavoro non mancava nessuno: c’è chi è arrivato all’appuntamento con più d’una perplessità, e chi con aperto scetticismo. Ma tutti e ciascuno hanno occupato il loro posto, ascoltando le letture scelte per l’occasione e la breve “omelia” pronunciata dal diacono. Toccati dalla celebrazione, tanti operai hanno pronunciato preghiere spontanee. E più d’uno è rimasto sorpreso da come un libro scritto oltre 2.000 anni fa possa essere così contemporaneo, così vicino alle aspirazioni e ai bisogno dell’uomo di oggi.
La celebrazione è terminata con uno scambio di pace: una bella maniera per scambiarsi gli auguri di buon Natale, buon anno e buone feste. Così vera che il responsabile di produzione ha già rilanciato: “La rifaremo il prossimo anno”. Chissà che l’anno prossimo non si possa rifare la celebrazione con tutte le maestranze e magari il titolare dell’azienda, coinvolgendo tutte le diverse sedi dell’azienda? Anche così si vive la vocazione da “uomo della soglia”.
Paolo Guiducci