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Napul’è oltre Gomorra

Napoli è la terza città che visitiamo con gli adolescenti di Savignano, Santarcangelo e del Marie Curie, dopo Roma a pasquetta del 2022 e Torino a Natale dello stesso anno. Abbiamo colto l’invito del Papa a far uscire anche gli adolescenti dopo l’esperienza della pandemia che ci ha segnato tutti e la risposta dei ragazzi è stata entusiasmante.

Lo scopo non è solo fare un viaggio di fuga, e nemmeno una gita di svago per visitare una città nuova. Certo le generazioni a cui sono stati tolti degli anni importanti di socialità e di esperienze fuori casa hanno certamente bisogno di ritrovare la gioia dello stare insieme e di esplorare luoghi nuovi. Lo scopo più profondo, però, che ci siamo dati come educatori ed insegnanti è quello di visitare una megalopoli per incontrarne in concreto le grandi risorse, contraddizioni, ombre e luci, ma soprattutto le persone che ne segnano il riscatto, la rinascita, il rialzarsi in piedi. E lo sappiamo, sono le persone di Fede che fanno la differenza in questi luoghi come in tutto il mondo, perché la Fede in Dio certo è la più sperimentata forma di resilienza.

L’idea di andare a Napoli è nata dal confronto stesso con i ragazzi, soprattutto dal ritorno della grande esperienza di Torino dello scorso Natale. Napoli ha un fascino attraente, probabilmente dovuto anche alla ribalta di alcune serie TV come Gomorra, Mare Fuori, e una nomea particolarmente contraddittoria e attraente per il mondo giovanile. Tra la violenza delle baby gang camorriste e la solidarietà della sua gente che lascia il caffè e la pizza “sospesa”, cioè già pagata per chi non ha soldi. Tra la fama di degrado dei suoi quartieri come Scampia, le vele, Montesanto e lo spirito di unità popolare e festosa che si respira quando vince il Napoli e si ricorda Maradona.

Ma siamo state a Napoli per incrociare quelle persone di cui si sa solo qualcosa per sentito dire. Perché il pregiudizio si vince solo con l’esperienza diretta e l’ascolto.

Il viaggio

E allora siamo andati a Scampia, passeggiando vicino alle vele, per incontrare coloro che ne hanno cambiato il volto colorandone gli oratori, aprendo giardini e centri sportivi dove c’erano discariche, insegnando a leggere libri e imparare un lavoro, lì dove la disoccupazione e l’ignoranza fanno da terreno fertile per la malavita: è il Centro Hurtado fondato dai Gesuiti e portato avanti dai laici e da un pullulare di associazioni che rappresentano il riscatto dal basso dei cittadini. Siamo andati a Montesanto, il quartiere a più alta densità camorrista della città partenopea, per trovare don Michele Madonna che con la forza della preghiera raccoglie migliaia di giovani e famiglie per le strade e nella sua chiesa fa cantare una messa rock quotidiana da un gruppo di giovani figli di camorristi carcerati, arrivati terzi al Sanremo Cristiano. Siamo andati al Rione Sanità nella Napoli sotterranea riabilitata dai giovani del centro La Paranza che hanno trovato lavoro per fare esplorare le bellezze nascoste delle catacombe più grandi del mondo grazie al loro parroco don Antonio Loffredo. Siamo stati infine alla piccola comunità delle suore di madre Teresa di Calcutta non lontane dalla cattedrale di San Gennaro dove accolgono i poveri della città nel silenzio quotidiano dei bassifondi a Napoli come a Calcutta, per pregare e giocare insieme alla Tombola con la smorfia commentata da loro.

Pazzia? Sono gli stessi ragazzi a rispondere.

SCAMPIA E IL CENTRO HURTADO raccontato da Andrea e Francesco

“Il primo giorno abbiamo visitato Scampia, un quartiere di Napoli che in passato era abitato da persone abusive e da criminali. Abbiamo visto in particolare il Centro Hurtado, ovvero un centro di formazione che aiuta i giovani in difficoltà. Visitando Scampia ho provato diverse emozioni come il terrore, soprattutto quando abbiamo osservato le vele, perché sono luoghi cupi e famosi per presenza di criminalità. Ero felice, però, del fatto che il quartiere sta cercando di migliorarsi attraverso la costruzione di centri specializzati, ma anche di iniziative che trattano il tema del femminicidio. Concludo dicendo che questa è stata una bella esperienza, mi sono divertito molto a visitare Napoli con i miei amici, penso che lo rifarei molto volentieri”. (Andrea)

“A Scampia abbiamo incontrato persone fantastiche. Al Centro Hurtado abbiamo fatto esperienza di come, nonostante le avversità, si sia potuto realizzare un luogo che dia spazio all’insegnamento e alla cultura anche per i ragazzi più difficili. Mi ha colpito particolarmente l’importanza data ai libri, tanto che è stata creata una casetta in cui poter prendere e lasciare liberamente un libro. Inoltre abbiamo visitato un quartiere di Scampia in cui attraverso i murales sono raffigurati diversi personaggi, da morti innocenti di Camorra a vittime di femminicidio. Di fronte a questi volti è presente un giardino rappresentante i sei continenti e pieno di significati simbolici. Sentirsi raccontare che dietro a ognuna di quelle piante ci sia una storia, purtroppo spesso tragica, mi ha veramente impressionato. Ciò che mi ha toccato di più è stata, però, la forza di molti abitanti, più di quelli che mi immaginavo, di cambiare e di trasformare Scampia in una zona non più malfamata come lo stereotipo ci fa credere. Un esempio virtuoso è anche quello dell’allenatore di calcio di Scampia che ha creato da una discarica due campi da gioco e in generale un luogo di felicità e svago in mezzo a palazzi enormi e tetri. Insomma, ci sono persone che lavorano tutti i giorni da tantissimi anni per migliorare Scampia e anche se la strada rimane lunga, i loro sforzi hanno contribuito enormemente e continueranno in futuro a rendere giustizia a questo luogo”. (Francesco)

MONTESANTO, DON MICHELE E LA COMUNITA’ GIOVANILE raccontato da Giulia e Luce

“L’esperienza con don Michele e i suoi ragazzi è stata la migliore fatta nei quattro giorni a Napoli, a mio parere. Don Michele ha parlato di Dio come se fosse una persona viva che era seduta accanto a noi e sentire le storie dei ragazzi e vedere la scenetta che avevano realizzato per noi è stato commovente. Di solito le storie che hanno raccontato si vedono solo nei film quando in realtà loro le hanno vissute veramente. Sono stati gentilissimi con noi, ci hanno accolto come se ci conoscessero da sempre e hanno parlato con noi. Mi è piaciuta tantissimo e la ripeterei altre volte. Una ragazza di nome Chiara (nome di fantasia), in particolare, ha dimostrato tanta forza a raccontare la propria storia: non ha avuto vita facile in famiglia a causa del tradimento fatto da sua mamma a suo padre e quasi un anno fa ha scoperto di essere figlia del tradimento e per lei è stato un colpo terribile. Si è commossa perché era la prima volta che lo raccontava a qualcuno che non conosceva, e per questo ha dimostrato una grande forza”. (Giulia)

“Non ho mai sentito tante persone così innamorate di Dio. Nelle testimonianze dei due ragazzi e nel racconto di don Michele ho notato molta forza in loro, molta determinazione. La scenetta che ci hanno dedicato ci ha toccato molto perché era piena di movimento ed emozione. Non ho mai visto una famiglia così piena di amore, piena di spiritualità, piena di gioia e di amicizia. Spero che ognuno abbia l’opportunità di conoscere persone così e penso che Dio un giorno li ringrazierà. Anche a me ha colpito molto la storia di Chiara: scoprire che il proprio padre non è realmente quello biologico e raccontarlo a una quarantina di persone appena conosciute è una cosa completamente fuori dal comune. Nella vita possono esserci avvenimenti spiacevoli, ma come ha detto lei: ‘Se Dio l’ha voluto, allora era la cosa più giusta’”. (Luce)

RIONE SANITÀ E LA PARANZA raccontato da Alice

“Per me l’esperienza di Napoli è stata veramente bella. Attraverso l’incontro ho capito veramente altri aspetti della città. Una realtà diversa è emersa dalla visita alle catacombe, anche quella stupenda: avevamo già visitato assieme quelle di Roma, ma la visita di Napoli è stata veramente diversa e unica, sembrava proprio un altro mondo nascosto sotto al terreno su cui si vive tutti i giorni, e non solo un luogo dedicato ai defunti. Il lavoro dell’associazione La Paranza, inoltre, dà delle buone opportunità ai giovani, offrendo lavoro anche a chi è più in difficoltà. In breve, è stata veramente un’esperienza fantastica”. (Alice)

SUORE DI MADRE TERESA presso SAN GENNARO, raccontata da Riccardo

“L’esperienza nella casa delle suore di Madre Teresa si può identificare con la parola ‘accoglienza’. Gli ospiti erano poveri che venivano da tutto il mondo e pensare che esista un posto in cui può vivere anche chi non ha niente fa scaldare il cuore. Con loro abbiamo partecipato alla Messa, momento per stare insieme e per riflettere insieme sulla Parola di Dio. Durante la Messa ognuno di noi ha richiesto a Dio la pace e dopo abbiamo preparato una tombola per divertirci tutti insieme. Questa tombola è stato un modo per giocare insieme, divertirci con musica e canzoni e regalare agli ospiti della casa dei premi. Finita la tombola si era fatta ora di tornare a casa, ma prima di partire abbiamo fatto una merenda tutti insieme e ci siamo salutati facendo una foto di gruppo. Per un ricordo che non dimenticheremo mai”. (Riccardo)