Ci siamo. Uno degli appuntamenti più importanti della tradizione santarcangiolese (e non solo) è alle porte: è stata ufficializzata e presentata, infatti, l’edizione 2019 della Fiera di San Martino. L’appuntamento con questa storica manifestazione, conosciuta tradizionalmente come Fira di Bécch (Fiera dei cornuti), è proprio nei prossimi giorni, dal 9 all’11 novembre per le vie del centro storico, con l’anteprima fissata alle 16 di venerdì 8 (informazioni e programma completo sul sito del Comune di Santarcangelo).
Le novità
È Remo Vigorelli, per la società Blu Nautilus, che organizza le Fiere d’Autunno, a illustrare le principali novità di questa edizione: da una maggiore facilità di accesso rispetto al passato per i residenti del centro storico “alto” (ai quali sarà riservato il parcheggio dei Cappuccini), a una migliore organizzazione della viabilità in alcune strade a ridosso della Fiera (come via Pedrignone, che sarà a senso unico). Novità assoluta, invece, la app “Alla Fiera di San Martino”, messa a punto dalla società Control Room, scaricando la quale (a partire dal 6 novembre) si potranno avere informazioni in tempo reale sulla Fiera, sui suoi servizi e sugli eventi. Infine, una conferma: dopo la Fiera di San Michele, anche la Fira di Bécch sarà sempre più “green”: le piazze principali (Marconi, Ganganelli e Gramsci) saranno plastic free, ed è previsto un potenziamento della raccolta differenziata.
Un po’ di storia…
Quest’anno, però, vogliamo presentare questa importante manifestazione con un approccio diverso. Attraverso il libro Così ho amato Santarcangelo – Storie, fatti e personaggi degli ultimi settant’anni di vita cittadina (Pazzini Stampatore Editore, 2019), infatti, è possibile scoprire le origini di questa Fiera, e del suo “format” per come la intendiamo oggi. A raccontare è Amato Mannocchi (autore del libro assieme al giornalista riminese Flavio Semprini), che dal 1979 al 1980 è stato assessore a Santarcangelo e che ha contribuito proprio alla nascita della Fiera nella sua nuova forma. Riportiamo di seguito un estratto del libro, con il racconto in prima persona di Mannocchi.
“Nel 1975 inizia la mia seconda legislatura. Vengo rieletto assessore dal Consiglio comunale. Alle deleghe allo Sport e al Turismo si aggiunge quella al Commercio, che prevede anche la responsabilità sulla vigilanza municipale. Divento dunque l’assessore di riferimento dei Vigili Urbani di Santarcangelo. E il mio primo atto, come assessore al Turismo, è convocare un incontro con l’intero corpo dei Vigili Urbani. […] Ci troviamo a ragionare sulla Fiera di San Martino, che
in quel periodo si tiene in un solo giorno ma attira migliaia e migliaia di persone. Come assessore al Commercio mi pare logico proporre all’Amministrazione di passare a una formula che preveda la Fiera spalmarsi su più giorni. La proposta viene accettata e parte così, nel 1976, il nuovo ‘format’ che è in voga ancora oggi. Il successo è immediato: l’intero paese è coinvolto; le attività e le manifestazioni all’interno della Fiera crescono di numero e vengono diluite su più giorni. La gente prende d’assalto gli stand e Santarcangelo diventa il centro ‘commerciale’ della provincia in quel periodo. In quei giorni, lavorando sull’organizzazione della Fiera di San Martino, scoviamo negli archivi comunali un manifesto del 1669 che parla della ‘Secolare Fiera di San Martino’. Segno che era in voga almeno da un paio di secoli prima di quella data. Con nostra sorpresa ci accorgiamo che non siamo stati i primi a pensare a una Fiera ‘allungata’ nel tempo. Nel manifesto si legge, nell’italiano dell’epoca, che: ‘La Festa di San Martino parte il 29 settembre, giorno in cui si festeggia San Michele Arcangelo patrono della città e si conclude l’11 novembre, giorno di San Martino’”.
Fiera di Bech, le origini del nome
Tra le attività collaterali alla Fiera, in quel 1976 ci inventiamo anche la ‘Coursa di Bech e difiul di bech’ cioè la ‘corsa dei cornuti e dei figli dei cornuti’, una podistica non competitiva alla quale sono chiamati a partecipare adulti e bambini. […] Ma perché ‘Coursa di Bech’? Perché la Fiera di San Martino è nota anche come ’Fiera di Bech’? Perché è sempre in quell’anno che appaiono per la prima volta le corna sotto l’arco di papa Clemente XIV Ganganelli. Se oggi si parla di ’Fiera di Bech’ e l’arco è conosciuto come l’Arco dei becchi o dei cornuti, lo si deve alla decisione presa in quei giorni da me e da Pignataro (l’allora comandante dei Vigili Urbani, ndr), di fissare un paio di corna di bue sotto l’arco. In definitiva, issiamo le corna sotto l’arco, senza tanta pubblicità ma con qualche evidente perplessità da parte del sindaco Donati. A qualche giorno dalla pur temporanea ‘installazione’, in Comune arriva una lettera della Soprintendenza alle Belle Arti di Ravenna che scrive di ‘non gradire l’arredo’.
Ma la lettera della Soprintendenza finisce in fondo a un cassetto e le corna restano al loro posto. Verranno smontate solo alla fine della Fiera. Da quella volta, le corna tornano a far bella mostra di sé sotto l’arco, per la preoccupazione dei mariti traditi, ogni qualvolta si tiene la Fiera di San Martino. E nessuno ha più avuto niente da ridire. […] La tradizione che da allora si è instaurata racconta che se le corna si muovono passando sotto l’arco, si ha in casa una moglie fedifraga. In realtà, perché le corna siano simbolo d’infedeltà coniugale, non è per niente chiaro agli storici e agli studiosi di costume. Per cui, il mio suggerimento è di passare sotto l’arco con molta tranquillità…”.