Cantare la fede. Rimini si interroga in modo intonato su musica e liturgia alla ricerca del volto di Cristo. E lo fa in modo solenne. L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Martelli” in occasione dell’apertura dell’Anno Accademico 2008/09, ha invitato a svolgere il tema “Cantare la fede” un relatore d’eccezione, ovvero mons. Marco Frisina, accompagnato dalla voce di Giovanni Cantarini nell’esecuzione di una scelta di monodia sacra. L’appuntamento è venerdì 14 novembre alle ore 21, presso la Sala Manzoni di Rimini.
Mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio Liturgico del Vaticano, e maestro della Pontificia Cappella Musicale Lateranense dal ’91, oltre ad essere un compositore di musica liturgica conosciuto e apprezzato sia in Italia che all’estero. Tra le più recenti fatiche (2007) di Mons. Frisina ricordiamo l’opera La Divina Commedia, una prima inedita trasposizione in chiave musicale del capolavoro dantesco vista in Italia da oltre 200mila spettatori e che ora si appresta ad essere rappresentata anche a Londra e negli Usa.
Perché la scelta di affidare la Prolusione al grande compositore e teologo? Si inserisce perfettamente nell’invito fatto dal Vescovo Francesco Lambiasi di contemplare non solo il volto di Cristo, ma di riscoprire anche “l’ardente desiderio” dei cuori; un desiderio che per l’appunto, l’uomo, ha manifestato attraverso alcuni canali privilegiati uno su tutti quello della musica.
“Vedere Dio, incontrare il suo volto: c’è un desiderio più ardente nel cuore dell’uomo?” aveva chiesto mons. Lambiasi durante l’intervento del 12 ottobre scorso, all’Assemblea Diocesana. Parole che sono già state raccolte e che l’Istituto Marvelli vuole far “fruttificare”.
Il direttore dell’ISSR, Natalino Valentini, commenta così: “Sono molteplici le motivazioni che ci hanno spinto ad una serata del genere, a cominciare dall’esigenza di ritessere un legame più solido tra i linguaggi dell’arte e quelli della vita ecclesiale. Avvertiamo oggi l’urgenza di riscoprire più in profondità le forme e i linguaggi dell’arte (pittura, musica, poesia, letteratura, architettura, …) come veri e propri «luoghi teologici»; vale a dire, non meri strumenti estetici (come spesso è accaduto), bensì modalità della creatività umana e della vita spirituale mediante le quali l’annuncio della storia della salvezza ha trovato e trova un suo inveramento”. Valentini prosegue: “c’è un urgente bisogno di un ripensamento globale del metodo della teologia, a partire dalla ricerca di una vera visione organica e unitaria che sappia tenere insieme Bibbia e liturgia, riflessione dogmatica e vita spirituale. Questa visione d’insieme implica una diversa modalità simbolica di pensare in grado di cogliere la relazione viva tra visibile e invisibile – ecco allora che – la musica, il canto, la poesia… diventano parte integrante di quel dono di gratuità e bellezza di cui facciamo esperienza nella liturgia. Questa bellezza è la via simbolica della conoscenza, la via regale per l’accesso al mistero e al mondo dello Spirito. La bellezza è la forma sensibile della verità che trova la sua piena realizzazione nell’amore. Il titolo che abbiamo voluto proporre, per un verso ci sollecita a riscoprire il significato e la potenza della via simbolica della bellezza, che innerva tante pagine della Bibbia e della viva tradizione della Chiesa, per altro intende disporsi lungo il cammino ecclesiale indicato dal Vescovo Francesco Lambiasi in questo anno pastorale, mostrando come anche la musica e la liturgia possano favorire la ricerca e la contemplazione del Volto di Cristo”.
L’intervento di mons. Frisina sarà preceduto da un saluto del vescovo Lambiasi: “Mons. Marco Frisina è in Italia uno dei più attenti ricercatori e interpreti di quella via simbolica della bellezza di cui parlavamo prima, inoltre ha mostrato in questi anni come sia possibile coniugare la grande tradizione biblica e teologica con l’esigenza di creare nuovi linguaggi per un incontro con la cultura del nostro tempo (mediante la musica, la liturgia, le immagini, il cinema…)”. In particolare, è proprio il rapporto tra musica e liturgia, che illumina un’intensa e feconda tradizione cristiana (da sant’Agostino, fino alle più recenti meditazioni di Romano Guardini, H. U. von Balthasar e altri), ciò che più ci sta a cuore, anche per l’implicito richiamo al dono della Bellezza. Come è stato acutamente osservato da uno dei maggiori storici del Cristianesimo antico, Henri-Iréné Marrou, nel suo celebre Trattato di musica secondo lo spirito di sant’Agostino: “La bellezza musicale porta a Dio «senza bisogno di passare per l’algebra», perché la musica è la forma della bellezza divina”.
Laura Pagliani