Dopo quasi 50 anni i fedeli montescudesi torneranno a pregare contemplando l’antica immagine della Beata Vergine della Ruina, la quale ha accompagnato la devozione mariana del popolo cristiano nella terra di Montescudo dalla metà del sec. XVII e sarà nuovamente esposta nella chiesa parrocchiale, in occasione della festa che si celebrerà sabato 31 maggio, domenica 1 e lunedì 2 giugno.
Attorno al 1960 don Giocondo Magnani (parroco di Montescudo dal 1948 al 1975) ritenne opportuno riporre il dipinto originale (olio su tela di cm 44,5×36), raffigurante i volti della Madonna e di Gesù bambino e databile attorno al 1650, tra i documenti e gli oggetti antichi dell’archivio parrocchiale, al fine di preservarlo da furti e deterioramento. L’immagine mariana fu sostituita da un nuovo dipinto, collocato nella cornice custodita nella stessa chiesa dell’Ascensione.
Il successore don Paolo Bartoli (parroco di Montescudo dal 1975 al 2006) ha in seguito scrupolosamente conservato il dipinto assieme ai beni artistici di proprietà della Parrocchia dei SS. Biagio e Simeone, mentre, col trascorrere degli anni, la memoria dell’immagine originale è andata perduta tra i montescudesi, la maggioranza dei quali ne ignorava l’esistenza fino ad oggi.
L’attuale parroco, don Roberto Battaglia, ha deciso di ripresentarla ai fedeli, incaricando al contempo la qualificata Ditta Art&Craft (Taverna di Montecolombo) di preparare un progetto di restauro da sottoporre quanto prima alla Commissione Diocesana per l’Arte Sacra e alla competente Soprintendenza per i beni artistici e culturali della Regione Emilia Romagna.
Le origini antiche della devozione alla “Madonna dell’Ascensione” sono confermate da una nota reperita nell’Archivio parrocchiale, in cui si narra di una visita di San Giuseppe da Copertino (1603-1663) presso il Convento francescano, che sorgeva a Montescudo nel punto in cui si attualmente si trova la casa canonica. L’evento è stato raffigurato in un dipinto ad opera del pittore Carlo Cignani (1628-1719), che ritrae il santo in preghiera di fronte all’immagine della “Vergine della Ruina” (chiamata anche Vergine della Rupina). Purtroppo da diversi decenni non si ha più traccia dell’opera. Riguardo al legame con il Convento francescano, un manoscritto di don Giocondo Magnani, fondandosi su una memoria di don Paolo Tosi (parroco di Montescudo dal 1803 al 1823), ipotizza che la stessa chiesa dell’Ascensione, in cui da sempre è custodito il dipinto, sia stata eretta dai frati conventuali.
Nel medesimo documento, don Giocondo nota come la struttura della Festa, con il trasporto dell’immagine dalla chiesa dell’Ascensione alla chiesa parrocchiale, ove il dipinto rimane custodito per tutto il mese di maggio, segue il modello della Festa della Madonna di San Luca a Bologna, durante la quale l’immagine mariana, anch’essa analogamente incorniciata con in evidenza i volti di Maria e Gesù, è trasportata dal Santuario alla Cattedrale nel periodo delle celebrazioni.
Secondo la tradizione popolare il dipinto fu ritrovato dai fedeli sul Monte Godio (oggi Monte della Croce, vedi articolo sotto); portato in seguito nel Convento francescano di Montescudo, sparì misteriosamente per riapparire nel punto dove attualmente sorge la chiesa dell’Ascensione.
Per la comunità cristiana di Montescudo, la riscoperta delle antiche origini della devozione alla “Vergine dell’Ascensione” costituisce innanzitutto un forte richiamo alla natura dell’Avvenimento cristiano: Dio si fa uomo nella carne della Madonna. Dal “Sì” di Maria nasce un soggetto nuovo nella storia, che si dilata attraverso la missione della Chiesa come la dimora di un’umanità vera che in occasione della Festa parrocchiale desideriamo proporre a tutti.
La storia del popolo cristiano nella nostra terra non è un ricordo del passato ma vive in uomini e donne che incontrano oggi Cristo come una Presenza viva, riconoscendo la ragionevolezza della sua proposta, quella “vita veramente vita” che il cuore umano desidera ardentemente.
Il gesto della Solenne Processione per le vie del paese, una fiaccolata arricchita dagli addobbi preparati dalla popolazione e dai fuochi lungo il percorso, con gli effetti pirotecnici in onore della Madonna, vive del desiderio di “rendere ragione della nostra speranza” (cfr. 1Pt 3,15), attraverso un gesto di testimonianza pubblica che coinvolga l’intero paese.
All’intercessione della Madonna sarà affidato tutto il paese di Montescudo, in particolare i giovani e gli ammalati.
Don Roberto Battaglia