In attesa del nuovo Monster University che sarà nelle sale italiane a fine agosto, ci si rinfresca la memoria con la riedizione in 3D di Monster and Co di Pete Docter. Uscito nel 2001 fu accolto entusiasticamente dal pubblico e con risultati elevati al box office. Risultati “ingrassati” di recente proprio dal ritorno in sala, con in più l’ausilio degli occhialini tridimensionali che ha permesso, come già successo per la reprise di Alla ricerca di Nemo, la “nuova” fruizione su grande schermo alle nuove generazioni e a chi aveva già goduto a suo tempo di questo capolavoro Pixar.
Rivedere Monster and Co al cinema è una bella esperienza: la qualità della storia, i personaggi irresistibili, l’idea di un mondo “mostruoso” che trova la propria fonte di energia nelle urla di terrore dei bambini (salvo poi scoprire che è meglio ricorrere alle loro risate) sono gli elementi vincenti del film, dotato già ai tempi di una qualità tecnica di altissimo livello (vedi il pelo azzurro di James P. Sullivan). Mike Wazoswki e James P. Sullivan, detto “Sully” sono da tempo amici per la pelle (e nel nuovo film scopriremo come questa amicizia si sviluppa, in un clima goliardico alla Animal House) e Sully è il miglior spaventatore della “Monster and Co”, la società che si prodiga nel raccogliere le urla agghiaccianti dei bimbi per mandare avanti la “città dei mostri”. Ma l’incontro con la piccola Boo, bimbetta finita per caso tra i mostri, modifica le prospettive di Sully che da mostro terrorizzante si trasforma in affettuoso “papà” sempre più convinto che i bambini sappiano offrire molto più che pianti disperati.
Monster and Co è una fucina di idee, dall’inizio alla fine (non perdete i titoli di coda e il mini musical finale), compreso il “corto” che precede il film, il travolgente Pennuti spennati.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani