Ci accingiamo a parlare di miracoli, e miracoli specialissimi e ripetuti con una frequenza e durata che non ha esempio. Dio sembra essersi compiaciuto di circondare questi prodigi di prove indiscutibili, proporzionate all’incredulità del nostro infelice secolo”.
Così scriveva Giovanni Marchetti nel 1797.
In questo anno che segna la discesa e l’invasione delle truppe napoleoniche, in Italia, nel territorio della Stato Pontificio, accadono una serie di miracolosi prodigi legati a immagini mariane. Vittorio Messori e Rino Camilleri ben documentano tutto ciò nel libro Gli occhi di Maria (Rizzoli, 2001) dove già il titolo prefigura il modo con cui questi eventi si manifestano, prevalentemente il movimento degli occhi.
Un evento miracoloso avviene anche a Rimini con la Mater Salvatoris. È uno dei fatti che ha segnato la fede del popolo riminese, avvenuto in un periodo storico difficile per la Chiesa oppressa dalla dominazione giacobina, ed ha sorretto una forte resistenza culturale e religiosa all’invasione napoleonica, che va sotto il nome di “insorgenza”.
Nella Diocesi riminese tali prodigi si manifestano con la Mater Salvatoris il 17 luglio 1769 nell’antico Oratorio di San Girolamo, andato completamente distrutto nel 1944. Il quadro si trovava in un locale vicino alla sagrestia quando il cappellano e il sagrestano videro muovere gli occhi della Vergine. Il quadro, opera di Giovan Battista Costa (1697 – 1767) dipinto nel 1730, è tratto in salvo prima dei bombardamenti e ricoverato a Monte Colombo.
Attualmente si trova nell’Oratorio di San Giovannino della Confraternita di San Girolamo, in via Dante a Rimini. Da questo evento ne segue una storia che è ormai nota: una copia venne eseguita dal pittore Giuseppe Soleri Brancaleoni per la sorella monaca di clausura nel convento delle clarisse di Santa Chiara e successivamente donato al Santuario, tale quadro a sua volta mosse e anche più volte gli occhi nel 1850. L’immagine nella aspettazione del parto è ispirata ad un analogo dipinto di Lorenzo Passinelli ora nel museo di Vaduz in Liechtenstein. Anche a Sant’Agata Feltria nel Convento dei Cappuccini una immagine della Madonna muove gli occhi.
Tutta l’Italia dello Stato Pontificio in quel periodo – a cominciare dal 25 giugno 1796, quando aveva mosso gli occhi una Madonna a San Ciriaco, la cattedrale di Ancona, proprio sotto gli occhi di Napoleone che ne risultò alquanto scosso – era interessata da una impressionante ondata di prodigi e miracoli analoghi nell’Italia invasa; essi durarono mesi e in particolare a Roma sotto gli occhi degli allora duecentomila abitanti della città; se ne verificarono più di 120, tanto che Pio VI fu indotto a decretare per il 9 luglio una festa particolare. Quella dei “Prodigi della Beata Vergine Maria”.
La durata, l’ampiezza geografica, la quantità e tipologia dei testimoni oculari costrinsero lo storico Renzo De Felice (di formazione laica) a parlare, in un suo famoso studio, di ‘ondata di miracoli’ (cfr. Gli occhi di Maria) ed ha avuto il merito di aver portato all’interno del dibattito storiografico un tema completamente ignorato dagli storici.
Una cosa sconosciuta a tanti è il fatto che a Rimini, nella Casa dei Missionari del Preziosissimo Sangue (Santuario di Santa Chiara) esiste un dipinto raffigurante una Madonna di Pietro Tedeschi (1750 -1808) pittore pesarese che operò tra Marche e Roma.
L’immagine proprio nell’anno 1796, mosse gli occhi nella Città eterna.
L’evento avvenne nella Chiesa del Gesù “dal dì 11 luglio 1796 a tutto il dì 29 medesimo, fu esposta alla pubblica venerazione all’Altare di S. Saverio ove spesso operò il prodigio”.
San Gaspare del Bufalo ebbe in dono questa immagine che – attraverso di lui – pervenne ai missionari di Rimini durante la sua permanenza nella nostra città dal febbraio 1828 al maggio 1829. Gaspare il 13 giugno 1810 rifiutò il giuramento di fedeltà a Napoleone e venne condannato all’esilio e poi in carcere, che sostenne con animo sereno per quattro anni.
Recentemente è emersa una bella stampa dell’incisore riminese Alessandro Bornaccini dal quadro di Pietro Tedeschi. Calcografo e pittore (Rimini, 1772 – circa 1829) Bornaccini fu attivo a Roma e in Romagna, scultore, decoratore, plastificatore, disegnatore.
La stampa in questione fu eseguita su disegni di Felice Orlandi (Rimini, 1799 circa 1870) che disegnò alcune chiese della val Marecchia, ed è l’autore – tra l’altro – degli affreschi a Villa Mattioli, a Vergiano di Rimini.
Marco Ferrini