Romagna, terra di motori. Sì, perché oltre alla piadina e al Sangiovese, oltre al liscio del grande Casadei, questo spicchio di terra è conosciuto anche per aver dato i natali a grandi campioni delle due ruote a motore. Da Loris Capirossi all’indimenticato Marco Simoncelli, passando per Mattia Pasini, Andrea Dovizioso e Manuel Poggiali. Ma anche a tanti campioncini in erba: vedi Nicolò Bulega, Enea Bastianini, Niccolò Antonelli. E poi c’è lui, il più grande: Valentino Rossi. Che sì è nato a Tavullia, ma che è romagnolo d’adozione. Campioni, o futuri campioni, partiti tutti dal basso, dalle basi, che nel motociclismo sono rappresentate dal mondo delle minimoto. Un mondo strutturato e organizzato per permettere a bambini e ragazzi di esprimere la propria passione in pista e, perché no, sviluppare il proprio talento.
Jarno Cavalli, proprietario della pista di minimoto Motor Park Cattolica, lavora in questo mondo da tanti anni e può illustrare nei dettagli in cosa consista.
Cosa significa gestire un circuito di minimoto?
“Significa dividere l’attività in due parti. Vi è quella puramente gestionale-commerciale, che rende il circuito una normalissima attività economica e di impresa: qualsiasi genitore può accompagnare i propri figli al circuito e, pagando secondo le tariffe, usufruire del servizio. L’altra attività è quella puramente sportiva, ma questa non fa capo al singolo gestore del circuito. È un’attività organizzata a livello nazionale da UISP e FMI, e proprio per questo motivo chiunque voglia partecipare a questa attività deve prima tesserarsi presso l’associazione o federazione corrispondente”.
Parlava di tariffe, quanto costa fare un giro in minimoto?
“Per quanto riguarda la mia attività, il noleggio va dai 15 ai 25 euro a seconda di quanto tempo si decide di correre, 10 o 20 minuti. Con la propria minimoto, invece, si paga 15 euro per tutta la giornata. Generalmente comunque i prezzi si aggirano attorno a queste cifre”.
Come sono strutturate le attività sportive?
“Come in ogni sport, anche per le minimoto le attività sono strutturate e suddivise in campionati e trofei, organizzati su base territoriale. Da un livello nazionale, rispettivamente il Trofeo Italia per UISP e il CIV (Campionato Italiano Velocità) per FMI, il mondo delle minimoto si ramifica territorialmente in competizioni più locali: il Trofeo del Centro Italia, il Trofeo Lombardia o il nostro Trofeo Emilia-Romagna per quanto riguarda la UISP, oppure, sempre parlando del nostro territorio, la Coppa Nord Est, alla quale si legano il Trofeo Simoncelli e il Campionato Regionale Emilia Romagna, per quanto riguarda la FMI”.
Gli amministratori delle singole piste come collaborano con le federazioni?
“Per quanto riguarda Motor Park Cattolica, le attività sportive della UISP vengono organizzate nell’ambito di un motoclub, gestito, per questioni di totale trasparenza, dai genitori dei piccoli piloti”.
C’è ancora tanto interesse attorno alle minimoto?
“Parlando in generale, e quindi da un punto di vista nazionale, sicuramente l’attenzione e la passione attorno a questo mondo non sono più agli stessi livelli di qualche anno fa. Il momento di massimo splendore, infatti, risale agli anni 2004-2005 fino ad arrivare al 2010”.
Non in Romagna, però.
“Infatti, parlando a livello locale la situazione è rimasta sostanzialmente invariata, e la passione che si respira non smette mai di stupirmi. Per fare un esempio: durante i corsi di educazione sportiva, ai quali prendo parte per rimanere sempre aggiornato a livello professionale, mi è capitato di scambiare idee con colleghi di altre parti d’Italia. Quando racconto che in Romagna è normalissimo che le mamme portino i propri figli, anche di appena 4 anni, a girare sulle minimoto, rimangono tutti increduli. Nemmeno gli addetti ai lavori riescono a concepire la febbre da moto romagnola”.
È inevitabile parlare di sicurezza, come viene garantita?
“Questo è il discorso più importante. Ogni anno UISP e FMI inviano, in tutti i circuiti sui quali si svolgono le attività sportive, i propri tecnici al fine di eseguire i controlli sulla pista (esistenza ed efficacia delle vie di fuga, omologazione delle barriere protettive) e sui veicoli (dimensioni di scarico e carburatore per renderli sicuri in proporzione all’età dei piloti). È la cosiddetta sicurezza passiva. Rispettando tutti i requisiti dettati dalle federazioni la sicurezza è assicurata”.
Per finire, il discorso economico. È uno sport per ricchi?
“Assolutamente no, occorre sfatare questo mito. Si sente spesso dire che sarebbero necessari, addirittura, 15mila euro a stagione. Questo è vero, ma solo se si parla di genitori che avvicinano i figli a questo sport utilizzando un approccio sbagliato”.
In che senso?
Nel senso che se un genitore si avvicina alle minimoto con un approccio esclusivamente competitivo, ragionando con una mentalità da professionista, allora sì, occorre spendere molto per avere moto e attrezzature all’avanguardia per vincere. Ma lo scopo delle attività sportive in minimoto è esclusivamente il divertimento, e a tal fine è uno sport per tutte le tasche. Anche per questo motivo c’è sempre tanta affluenza ai circuiti, nonostante la crisi. Senza dimenticare, inoltre, che vincere un campionato, anche nazionale, in minimoto, non garantisce assolutamente un futuro da professionista. Correre serve solo a divertirsi, e in questo non ci sono élite di alcun tipo”.
Simone Santini