Il computer s’era bloccato a causa di un virus. Marco, che con la tecnologia non va tanto d’accordo, ha chiesto aiuto alla Banca del Tempo, che fra i correntisti ha scovato Paolo. Dopo un paio di giorni, all’uscita dall’ufficio, si è fermato da Marco per le “cure” informatiche, pagate con un assegno di un’ora e l’offerta di un aperitivo. Per pubblicizzare feste e iniziative varie, la Banca del Tempo chiede a una socia giornalista di stendere i comunicati-stampa, in cambio di un paio d’ore che la stessa potrà poi spendere come vuole.
Relazioni umane, reciprocità, socialità: questi i punti forti delle Banche del Tempo, gli istituti di credito dove la moneta sonante è sostituita dal bene prezioso e di difficile valutazione che tutti, nessuno escluso, abbiamo a disposizione. Ore di vita per scambiarsi servizi e favori, come succedeva in maniera del tutto spontanea e naturale quando i rapporti di buon vicinato erano all’ordine del giorno. Se n’è parlato sabato scorso alla Sala Marvelli della Provincia durante il convegno Le Banche del Tempo fra socialità e condivisione promosso dalla Consigliera delegata alle Pari Opportunità di Rimini Leonina Grossi in collaborazione con Provincia di Rimini e Regione Emilia-Romagna. La partecipazione di una ventina di Banche del Tempo provenienti da tutta la regione e di relatori quali la senatrice Mariangela Bastico, il sociologo dell’Università di Bologna Vittorio Capecchi, l’assessore regionale Anna Maria Dapporto, la docente universitaria Mirella Falconi, la Consigliera di parità Loredana Urbini, alcune funzionarie della Regione, dimostra la grande attenzione verso questa forma di “economia solidale” che, nata nel mondo anglosassone, da oltre una decina d’anni si è radicata anche in Italia.
Scambi a costo zero: un’esigenza sempre più attuale, visti i tempi di crisi globale che stiamo vivendo.
“Il meccanismo delle Banche del Tempo – è stato sottolineato durante il convegno – funziona in maniera diversa da quello del volontariato. Uno dei punti cardine, infatti, è la reciprocità: si offre qualcosa (piccole riparazioni in casa, giardinaggio, lezioni di inglese, organizzazione feste, babysitteraggio, passaggi in auto, compagnia per spettacoli o concerti), ma si chiede anche. Con una regola fondamentale, che è la vera rivoluzione e che, particolare non secondario, regala autostima ai protagonisti: il valore di scambio è uguale per tutti. Ciò significa che i sessanta minuti della pensionata che prepara una torta sono, sulla bilancia del tempo, uguali ai sessanta minuti del ragioniere che offre una consulenza fiscale. L’altro aspetto caratterizzante riguarda la trasversalità dello scambio: non si è obbligati a restituire l’ora ricevuta alla stessa persona che l’ha data, perché la banca fa da intermediario”.
Mi presta un’ora, poi qualcuno gliela rende, recitava la locandina del convegno. Durante la giornata, oltre a discutere sul ruolo degli Enti Locali nel sostegno e nella promozione delle Banche del Tempo, così come previsto da leggi nazionali e regionali, si è discusso sui diversi modelli organizzativi possibili. Variegati anche questi, com’è emerso dal dibattito: in Emilia-Romagna esistono infatti banche nate in quartieri (come quasi tutte quelle di Rimini), comuni, sindacati, associazioni di anziani, scuole. Fra le ultime nate, ad esempio, quella all’interno del Polo riminese dell’università di Bologna.
“Utile come valore aggiunto – ha detto la professoressa Falconi – nella proposta formativa ai nostri studenti, ancora poco abituati a condividere le loro giornate”.
Durante il dibattito è stata lanciata anche una proposta, o meglio, un possibile regalo natalizio. Il tutto è partito da una signora. “Il regalo che vorrei trovare sotto l’albero? Qualche ora di tempo: non ne ho mai abbastanza!”. Un’idea originale: un buono di quattro-cinque ore, decorato e infiocchettato a dovere, con cui qualcuno si impegna a donarti un pezzetto della sua giornata. Auguri!
M.Cristina Muccioli