Mettete dei fiori nei vostri cannoni” è una frase che ricorda gli anni ’70 e l’attivismo pacifista ai tempi della guerra in Vietnam. Era il 1967 quando dal palco di San Remo “I Giganti” cantarono una canzone con questo titolo. Il testo raccontava di una città dove i giovani andavano per strada con un cartello sulla schiena inneggiante ad un mondo di cannoni caricati a corolle, capaci di sparare “ note musicali che fanno fiorire gli accordi per una ballata di pace”. Un sogno tanto benefico quanto ingenuo dato che le armi restano un business senza confini e i conflitti lacerano ancora il mondo, generando dolore, lacrime e morte.
Eppure, non manca chi sogna anche sotto una pioggia di razzi: lo ha fatto Fania, figlia dello scrittore israeliano Amos Oz. Fania, che vive in Galilea, si è messa all’incrocio di due cittadine a distribuire fiori e spighe agli automobilisti di passaggio. Da una parte della strada c’è l’israeliana Zikhron Ya’aqov (in ebraico “ Ricordo di Giacobbe”), dall’altra parte l’araba Fureidis (in arabo “ Piccolo eden”).
Siamo a una trentina di chilometri da Haifa, sulle pendici del monte Carmelo: anche qui vi sono esempi di convivenza tra israeliani e arabi ma basta un niente perché la polvere di quelle terre si trasformi in polvere da sparo e gli animi mutino. Qui, da quando l’eterno conflitto israeliano-palestinese si è riacceso, i razzi fanno paura quanto la guerra civile, che trasforma in nemico il vicino di casa. La popolazione israeliana è per un buon 20% araba: per questo Fania Oz, docente universitaria che col padre ha scritto libri contro il fanatismo, si è preoccupata di non apparire l’artefice di una gentilezza formale. Il suo gesto è stato creduto: presto a lei si sono unite altre persone, compresi i sindaci delle opposte cittadine.
Non sarà un fiore a fermare il conflitto senza fine tra Israele e Palestina, ma è pur vero che la cultura della pace cresce piano, seminata con instancabile pazienza da parole e gesti credibili, capaci di generare nuove visioni del mondo.
È il messaggio profondo dell’amicizia sociale. Ne ha parlato Papa Francesco nella Fratelli tutti.
Nella concezione del Papa l’amicizia sociale è qualcosa che riguarda l’intera umanità. L’idea viene modificata e integrata dal comandamento dell’amore al prossimo e dalla fraternità universale. Si legge nell’enciclica: “ Solo coltivando questo modo di relazionarci renderemo possibile l’amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti”.
Inoltre, aggiunge che “ per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale (occorre) rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque situazione”. C’è una comprensione del comandamento dell’amore in un orizzonte sociale universale. L’amore al prossimo è motivato dalla volontà di amare come Dio ci ama. Da qui la scelta degli ultimi e l’accoglienza del diverso da te.
Simonetta Venturin e Franco Appi