Giugno 2013: si scrive l’ennesimo capitolo di un libro che racconta una storia infinita. La costruzione del nuovo mercato ittico di Rimini, legato alla più grande marineria dell’Adriatico, è ancora fermo al palo. Dal 2005 ad oggi – dopo progetti presentati, accettati e invalidati, cambi di amministrazione e di «visioni» della città – la riqualificazione dell’area sinistra del porto e con essa anche la costruzione del mercato rimangono ancora sulla carta. Giancarlo Cevoli, Presidente della Cooperativa Lavoratori del Mare che ha seguito l’iter sin dall’inizio, è sempre più arrabbiato.
Il 19 giugno dopo anni di attesa – riunioni, revisioni di progetti e promesse – è esploso per l’ennesima volta. “Ad oggi – dichiarò in quell’occasione – non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta. In Comune non sanno niente, i tecnici non sanno niente. Noi qui mandiamo avanti il mercato ittico da 60 anni, con una convenzione che si rinnova ogni anno. Se si resta qui bisogna investire dei soldi per riqualificare perché non siamo più a norma, ma sono già stati spesi 500mila euro per il nuovo mercato ittico che ancora, però, non vediamo. E per adeguarlo alle nuove norme di sicurezza dovremo spendere altri 100mila euro. Facciamo girare ogni giorno 150 commercianti, produciamo un fatturato di oltre 10 milioni. Ma per l’immobilità del Comune rischiamo invece di perdere anche i fondi comunitari. Se il Comune avesse impiegato qui le stesse risorse che ha impiegato per organizzare la Molo Street Parade (tra l’altro con le nostre barche), a quest’ora la situazione sarebbe risolta”.
Dopo l’esplosione di Cevoli, Palazzo Garampi ha risposto attraverso una nota nella quale si leggeva: “Nessuna indifferenza né disattenzione da parte dell’Amministrazione comunale alla progettazione del nuovo comparto relativo al Mercato Ittico e Cantieristica navale, ma è la mancanza della condivisione formale degli operatori della Cantieristica navale sul progetto presentato dalla Cooperativa Lavoratori del Mare – che invece nelle dichiarazioni rese alla stampa dal presidente Giancarlo Cevoli della Cooperativa lavoratori del mare appare come «condiviso con gli artigiani» – che oggi sta frenando il percorso in itinere. […] L’assessore Biagini e l’Amministrazione comunale incontreranno a breve i rappresentanti degli artigiani al fine di avere un quadro definitivo degli aderenti al progetto di riqualificazione dell’area portuale e per individuare ogni soluzione e atto efficace a completamento degli aspetti amministrativi e procedurali. Inoltre, come già stabilito, convocherà una conferenza di servizio con tutti i soggetti interessati perché, come è noto, la realizzazione del nuovo mercato ittico comporta e prevede una riorganizzazione delle funzioni e persino degli uffici e dei posti barca dei soggetti oggi presenti come, ad esempio, le forze dell’ordine deputate al controllo della navigazione”.
In poche parole l’Amministrazione comunale ha dichiarato che lo stop dei lavori non è dipeso da una sua disattenzione ma da un mancato “ok” dei cantieri navali sul progetto iniziale, proposto dalla Cooperativa e che si è messa al lavoro per risolvere i nodi bloccati al pettine, con tutti i soggetti coinvolti sul fronte del porto.
Ad un mese da quel polverone siamo andati a vedere se qualcosa si è mosso oppure no.
Cevoli, ci può spiegare meglio di cosa si sta parlando in questa nota? Qual è la «mancata condivisione formale»?
“Si parla di alcuni cantieri che hanno tutte le ragioni di non voler abbattere le loro strutture. Noi avevamo presentato un progetto che teneva conto delle loro esigenze. Quello stesso progetto che poi è stato modificato da questa Amministrazione perché considerato con poco verde. Insomma, è il nuovo progetto che ha creato i problemi ai cantieri. Adesso ci viene detto che non c’è condivisione. L’hanno creato loro il motivo di non condivisione”.
Ma non ci sembra un problema da poco…
“Non è un problema da poco per nulla. Quando io ho sollevato la questione con l’Amministrazione mi è stato detto che ai cantieri ci avrebbero pensato loro. Cosa volevano dire? Che sarebbero arrivati con le ruspe, forse? Ma è questo il modo di fare le cose? E poi la soluzione quale sarebbe: levare la cantieristica da Rimini? Un porto come il nostro con le imbarcazioni che per ogni minimo problema dovrebbero andare sino ad Ancona? È ridicolo. Noi non siamo un porticciolo qualunque ma la marineria più grande dell’Adriatico. Siamo un’economia, cosa dobbiamo fare per farlo capire ai nostri amici politici, sindaco e assessori?”.
Cevoli, lei è molto arrabbiato e non ne fa mistero. Secondo lei qual è il nodo centrale della questione. Perché non si riesce ad andare avanti con questo progetto?
“Io non mi capacito. Il progetto lo abbiamo pagato noi, Cooperativa dei Lavoratori del Mare (500mila euro, ndr), e i soldi per costruire il mercato ce li mettiamo noi vendendo l’attuale mercato. Per non parlare della riqualificazione dell’area che verrà fatta attraverso i fondi della Comunità Europea”.
Quali gli investimenti del Comune in questa partita?
“Il Comune ci mette il terreno, l’area. Per il resto nessuna spesa per le casse comunali. Anzi il Mercato diventerà proprietà del Comune. E poi vogliamo parlare della riqualificazione di quest’area? Non lo so, a volte mi chiedo se non vogliono far morire la marineria della città”.
Infatti, ho fatto un giro e mi sono accorta che ci sono gravissimi problemi di sicurezza, soprattutto nella zona relativa ai cantieri. Lei che conosce bene il porto, può indicarmi dove s’insinuano i principali pericoli?
“Guardi questo scalo d’alaggio (indicandomi un’apertura che collega la terra al mare e che viene utilizzata per mettere in mare – e viceversa – le imbarcazioni dopo i lavori nei cantieri, ndr) ci sono questi bracci che dovrebbero sostenere le barche che sono di legno fradicio. Mai una manutenzione, mai un sopralluogo. Qui è tutto pericoloso. Tiri su lo sguardo. Sopra le nostre teste ci sono delle gru che si muovono e poi tutto qui intorno… guardi questi bidoni di vernice aperti, sporcizia, chiodi e travi. Le sembra un posto salubre e soprattutto sicuro? Qui possono venirci a passeggiare tranquillamente i cittadini di Rimini, senza che nessuno li fermi”.
Il mercato ittico però è un’altra cosa. L’area della nuova costruzione è posta più verso monte. Non si potrebbe sbloccare almeno quella partita?
“Pare che qualcosa si stia muovendo in questa direzione. Che la costruzione del mercato si svincoli dal progetto della riqualificazione della riva sinistra del porto. Io non mi stancherò mai di dirlo. Qui c’è gente che lavora. Rimini non può non considerare questa economia. E poi ha riflettuto sul lavoro che potrebbe arrivare. Parliamo di 30, 40 milioni di fondi dell’Unione Europea da impiegare a casa nostra. Vuol dire ossigeno per l’edilizia, posti di lavoro e l’immagine di una città intera”.
Come sarà il nuovo mercato?
“Come ha già detto sarà spostato a monte rispetto all’edificio attuale. Poi occuperà una superficie di 2500 metri a differenza dei 1400 metri attuali. Una necessità se pensiamo che oggi nel nostro mercato arrivano compratori e venditori da mezza Italia. Dobbiamo dare a queste persone dei servizi in più: celle frigo e altri posti dove poter trattare un minimo il pesce, fare confezioni etc…”.
In Regione cosa dicono?
“In Regione ci aspettano. Hanno i soldi per noi. Se il Comune non sblocca questa pratica, però, non possono andare avanti. Spero in questa divisione dei due stralci di progetto, che così si acceleri la cosa. Che dire. Io sono amareggiato, sono qui che mi batto da anni per questa cosa: il porto, il mercato non sono solo dei pescatori, sono un patrimonio della città. Qualcuno lo vuole capire?”.
Ora aspettiamo che si scriva il prossimo capitolo di questo libro infinito.
Angela De Rubeis