Il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, ha pubblicato all’inizio di aprile un libro intitolato “Liberi tutti. Lettere a un ragazzo che non vuole morire di mafia”. Una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, è stata uccisa sabato 19 maggio a Brindisi, in un attentato che ha ferito altre cinque giovani davanti alla scuola che frequentavano. E che era intitolata a Francesca Laura Morvillo Falcone, uccisa in un attentato il 23 maggio 1992 a Capaci, assieme al marito Giovanni Falcone ed agli agenti Antonio Montinaro, Rocco di Lillo, Vito Schifani.
Domenica 20 maggio abbiamo visto la pubblicità al libro di Pietro Grasso sui quotidiani nazionali, pieni di servizi e commenti sulla strage di Brindisi. A metà della stessa domenica, da una dichiarazione ufficiale del procuratore della Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli, si ricavava che la pista imboccata nelle indagini esclude dalle responsabilità la mafia, puntando sopra un gesto isolato. Il giorno prima, il ministro degli Interni Cancellieri aveva suggerito di potenziare al massimo l’intelligence, ovvero i servizi segreti.
Era un tema molto caro pure al suo predecessore Maroni, che ad esempio il 6 novembre 2009 precisò: “Pensiamo che ci possano essere cellule in Italia che si formano, finanziano e addestrano per fare attentati da noi”. Di lotta al terrorismo arabo parla pure il 14 giugno 2010. Nel settembre 2010 l’accusa di essere professionisti della violenza, è rivolta ai centri sociali. Il 18 ottobre 2011 dichiara: “Si preannuncia un nuovo autunno caldo. Ci sarà uno stanziamento straordinario di 60 milioni di euro entro la fine del 2011 per l’ordine pubblico”.
Venti anni fa, nel 1992, Giorgio Bocca osservava che, secondo dati del Ministero degli Interni, in Puglia c’erano 32 cosche con 2.500 affiliati. Nel 1999 l’ideologo della Lega Gianfranco Miglio dichiarava: “Io sono per il mantenimento anche della Mafia e della ’ndrangheta”, perché c’è pure un clientelismo buono che determina crescita economica. Nel 1992, il 19 luglio, fu ucciso anche Paolo Borsellino, con cinque agenti della Polizia di Stato, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina ed Agostino Catalano. Dalle carte del magistrato scomparve il suo diario, l’agenda rossa.
Melissa Bassi non voleva morire di mafia. Chi l’ha uccisa, lo diranno forse i tribunali. Per la strage di Brescia (1974) c’è una certezza: i famigliari delle vittime sono stati condannati alle spese processuali. [1082]
Antonio Montanari