Home Osservatorio Musicale Medici e farmacisti all’opera

Medici e farmacisti all’opera

Il farmacista Stössel a sinistra (Božidar Smiljanić) e il dottor Krautmann (Thomas Faulkner) - PH Barbara Aumüller

A Oper Frankfurt nuova produzione del Singspiel Doktor und Apotheker di Carl Ditters von Dittersdorf

FRANCOFORTE, 8 marzo 2025 – Medici e farmacisti hanno sempre esercitato un certo fascino sul teatro d’opera. Di solito separatamente, mentre è più raro vederli accostati in un unico libretto, anche se questa poi diventa l’occasione per mettere in luce una secolare rivalità tra due categorie professionali.
Antesignano di quello che può essere definito un vero e proprio filone operistico è il Singspiel in due atti Doktor und Apotheker (Medico e farmacista) con cui il compositore viennese Carl Ditters von Dittersdorf ottenne un clamoroso successo nel 1786, stesso anno delle Nozze di Figaro. Al centro del libretto di Johann Gottlied Stephanie il Giovane (che si era ispirato alla commedia francese L’apothicaire de Murcie) c’è una coppia di giovani il cui amore viene ostacolato dai rispettivi genitori, contrapposti da una forte ostilità professionale. Da un lato si trova il farmacista Stössel (traducibile come Pestello), il papà della ragazza, dall’altro il dottor Krautmann (in italiano Erbaiolo), padre del suo innamorato: ruoli entrambi affidati a due voci gravi, come nei più classici scontri dell’opera comica nel periodo successivo.

Il farmacista Stössel (Božidar Smiljanić) e il dottor Krautmann (Thomas Faulkner) – PH Barbara Aumüller

Il nuovo allestimento di Oper Frankfurt, visto al Bockenheimer Depot – uno spazio polivalente utilizzato per il repertorio settecentesco – ha fornito l’occasione di un ascolto piacevolissimo. Si comprendono così i motivi per cui Doktor und Apotheker contendesse la fama alle Nozze mozartiane e, soprattutto, si avvertono nella musica idee e suggestioni che verranno poi sviluppati da altri compositori: da Lortzing in ambito tedesco, come pure da tanti operisti italiani, al punto che qualche lontana reminiscenza sembra riecheggiare persino nel primo Rossini. Gran parte del merito va alla bacchetta di Alden Gatt che – sempre ben assecondato dalla Frankfurter Opern und Museumsorchester – ha saputo cogliere gli innumerevoli spunti comici offerti dalla musica, a cominciare dalle irresistibili onomatopee affidate agli strumenti (il raglio dell’asino, il colpo di cannone, il battito cardiaco…). Al tempo stesso, il direttore ha creato un ottimo equilibrio tra orchestra e palcoscenico: aspetto nevralgico in questo Singspiel, che trova proprio nei grandi pezzi d’insieme – a cominciare dal quintetto su cui si alza il sipario – i suoi momenti più preziosi.

Alla riuscita dello spettacolo ha poi contribuito in modo determinante la parte visiva, grazie soprattutto alle scene e ai costumi di Kaspar Glarner (che pochi giorni prima aveva firmato pure la nuova produzione dell’opéra-comique Le postillon de Lonjumeau). Punto di forza è la scena dipinta, che crea un gradevole effetto retrò: con le sue tonalità grigiastre ricorda le pagine a stampa di un vecchio giornale, che quando vengono sfogliate si aprono su un nuovo ambiente. La sensazione di staticità viene scongiurata attraverso fulminee e surreali animazioni firmate da Jorge Cousineau: dalle colombe che svolazzano ai fiori che – innaffiati – sbocciano sulla finestra dipinta, dal cane che fa pipì all’insegna della farmacia, simbolo dei sogni di gloria del presuntuoso Stössel; mentre, al centro della scena, s’intravvede in controluce il laboratorio dove il protagonista compie i suoi più o meno rovinosi esperimenti. In tale cornice, la regista Ute Engelhardt ha trovato il contesto ideale per lavorare sui cantanti e trasformarli tutti in ottimi attori.

A cominciare proprio dal protagonista, Božidar Smiljanić, forse più baritono che basso: il suo farmacista sfiora vertici di esilarante comicità nell’aria Galenus und Hippocrates, dove fa sfoggio di una ridicola prosopopea per esaltare i propri meriti. Kelsey Lauritano interpretava con ombreggiature mezzosopranili e notevole verve sua moglie Claudia, più che mai determinata a volere un matrimonio economicamente vantaggioso per la figlia; mentre il basso Thomas Faulkner dava voce, seppure non sempre sorvegliatissima, all’intransigente rivale dottor Krautmann. Bravissimo tenore comico Peter Marsh, nei panni – e nella gamba di legno – del vecchio ubriacone capitano Sturmwald (Bosco tempestoso), cui il farmacista ha incautamente promesso in sposa la propria figlia Leonore.

Quest’ultima era interpretata, con vocalità adamantina e gran scioltezza scenica, da Elizabeth Reiter; mentre proseguendo sul fronte dei personaggi giovani si segnalano i due innamorati – ovviamente, entrambi tenori – Gotthold, figlio del medico, e Sichel (Falce), il giovane chirurgo che ama invece Rosalie, cugina di Leonore. Il primo è stato interpretato da Michael Porter, classico ‘amoroso’, mentre il secondo trovava una più scanzonata raffigurazione in Andrew Bidlack. Tipica ‘seconda donna’, Rosalie poteva invece contare sulla sicurezza vocale e l’avvenenza fisica di Lubov Karetnikova. Completava il cast, nel piccolo ruolo del commissario di polizia, l’inappuntabile baritono Sakhiwe Mkosanna.

Grande successo per questa rarità. L’antagonismo fra medici e farmacisti oggi non può dirsi scomparso, ma viene declinato in modo diverso, accentuando il lato economico della questione. Resta attuale invece il richiamo che proprio Claudia, il personaggio più tenacemente attaccato alle convenzioni, ha fatto in un fuoriprogramma (la riscrittura del libretto è della drammaturga Deborah Einspieler), alludendo ai diritti delle donne e ai valori della democrazia. Fra l’altro in tema, visto che la première cadeva l’otto marzo.