Vecchi. Anzi, vecchissimi. Almeno professionalmente parlando. Tra quattro, massimo cinque anni, Rimini rischierà di rimanere con pochi medici di base. O di famiglia, se vi piace chiamarli così. Un numero consistente andrà in pensione e non sembra esserci chi li sostituirà. A lanciare l’allarme è il dottor Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Rimini.
“In questi giorni si fa un gran parlare della fuga dei medici di base verso la pensione e della situazione di grosso disagio che si verrà ad avere per la mancanza di sostituti. Dal nord Italia arrivano notizie davvero allarmanti. Fortunatamente in provincia di Rimini, almeno per i prossimi quattro, cinque anni, non ci saranno problemi di questo tipo. Ma dal 2022 le cose inizieranno a cambiare anche da noi perché ci sarà un altissimo numero di camici bianchi che andrà in pensione, a fronte di pochi giovani formati. Quindi il rischio che un solo medico si veda aumentare in maniera considerevole il numero di pazienti è molto alto, con tutti gli annessi e connessi che questo comporta”.
Più file, meno tempo a disposizione per le visite, e soprattutto la perdita di quella capillarità sul territorio, perché meno medici significa meno studi aperti.
I numeri
Attualmente, sul territorio provinciale, operano 226 medici di base. Tre di questi, entro la fine dell’anno, però, raggiungeranno il limite di età per potersi godere la pensione. Un numero che nel 2019 raddoppierà perché saranno sei i camici bianchi a dire stop. Nel 2020 il numero crescerà ancora di più, saranno ben dodici i pensionati che, però, nel 2021 scenderanno a dieci per avere poi il picco massimo nel 2022 quando diciotto medici di famiglia chiuderanno il proprio ambulatorio. Come diceva il dottor Grossi, nel prossimo quinquennio la provincia rimarrà senza quarantasette medici.
La soluzione ci sarebbe.
“Basterebbe – spiega Grossi – che la Regione aumentasse i numeri del corso post laurea per prendere il diploma e diventare medici di base. I 60-70 posti attuali non sono sufficienti, ne servirebbero almeno il doppio. E sia chiara una cosa: non è assolutamente vero come sento dire, che non ci sono più giovani medici pronti a fare questa carriera. Ci sono eccome. Basta leggere i numeri dell’ultimo corso di formazione datato settembre 2017: 80 posti per mille iscritti. Capite che le possibilità ci sarebbero. E, invece, sapete cosa accade? Che dalla Francia e dall’Inghilterra fanno campagna acquisti e ci portano via i nostri ragazzi”.
Pochi soldi in cassa
Insomma, la soluzione sembrerebbe molto semplice. Eppure c’è un problema insormontabile: quello dei soldi. Ogni giovane medico che entra a far parte del corso di formazione, infatti, riceve dalla Regione una borsa di studio.
“Capite bene – conclude il dottor Grossi – che le cifre iniziano a essere alte e quando chiediamo come Ordine e come Federazione a Bologna di aumentare il numero, la risposta è sempre la stessa: in cassa non ci sono i soldi necessari”.
Francesco Barone