Il matrimonio non va in soffitta. Anzi, il fatidico “sì, per sempre” negli ultimi anni in Italia è stato “recitato” con più vigore. In Italia sono stati celebrati in Italia 195.778 matrimoni nel 2018, circa 4.500 in più rispetto all’anno precedente. E se Rimini balbetta ancora, c’è però da segnalare una tendenza che accomuna la Riviera e il resto del BelPaese: di fronte al prete e alla comunità o davanti al sindaco, gli sposi ci arrivano con una età sempre più matura: dai 31 anni di media della coppia in procinto dei fiori d’arancio a Rimini nel 2000, si è passati ai 39,5 anni del 2016.
A incidere in maniera determinante è soprattuto il calo della natalità registrato a partire dagli anni 70 e che a distanza di tempo ha portato a una progressiva riduzione dell’ampiezza della fascia di popolazione tra i 16 e i 34 anni.
L’età più alta è sinonimo di maturazione e scelta più consapevole? “In realtà ci sono più concause dietro a questa scelta. – è l’analisi di Gianluca Pesaresi, direttore insieme alla moglie Simona dell’Ufficio Diocesano di Rimini per la pastorale per la Famiglia – Gli studi, le condizioni economiche, le difficoltà a trovare lavoro e in molti casi un periodo di convivenza, sono tutti elementi che contribuiscono ad allungare sempre più la scelta del matrimonio”.
In Italia
La fotografia scattata dall’Istat “inquadra” in Italia 194.377 matrimoni nel 2015, ovvero 4.600 “sì” in più rispetto alla stagione precedente. Nel 2016 il numero aumenta ulteriormente: 203.258, di cui 107.873 religiosi e 95.385 civili. I civili aumentano al nord e al sud, i religiosi solo al sud. Come la luna, anche questo scatto del matrimonio ha una faccia in ombra: nonostante i sorrisi delle ultime stagioni, i numeri parlano di -10.000 matrimoni ogni anno dal 2008.
E a Rimini?
L’andamento è lento, anzi da gamberi. Il “sì” è merce preziosa, preziosissima ma sempre più… rarefatta. Un esempio? 1992, comune di Rimini: 705 unioni, di cui 171 civili e 534 matrimoni religiosi. La retromarcia è costante. Nel 2002 i matrimoni diventano 663 (201 civili e 462 in chiesa). Un cambio epocale si avvera nel 2011: per la prima volta quelli con rito civile superano quello con rito religioso, anche se di poche unità: 216 contro 213.
E il numero di matrimoni crolla a quota 429. L’anno seguente (2012 per la prima volta nel comune di Rimini le unioni scivolano sotto quota 400, 397 per la precisione (224 civili e 173 religiosi). Da lì in avanti i fiori rosa invertono la rotta e riprendono a sventolare: 418 nel 2013 e 2014, 142 nel 2015 e addirittura 446 nel 2016: era dal 2007 che non si registrava un numero così alto di unioni. Il gap tra matrimoni civili e religiosi è però consolidato: 279 i “sì” pronunciati in
comune, 167 quelli davanti all’altare.
Per quanto riguarda l’intera Diocesi, lo spartiacque è l’anno Duemila, che fa registrare 1.1124 matrimoni. Da lì in avanti si retrocede. Il primo strattone avviene nel 2010: si scende a 774 unione celebrate in chiesa. Nel 2016 diventano 524, si va sotto l’anno successivo quando le nozze si fermano a 464. Nel 2018 si risale: 476, ma lo scorso anno il numero è nuovamente diminuito: 423 matrimoni. “È ancora troppo presto per determinare il trend dell’anno in corso. – suggerisce il cancelliere vescovile, don Agostino – Finora sono stati celebrati 8 matrimoni, ma non ci attendiamo grandi scossoni”.
L’evoluzione dell’età
Detto dell’età media degli sposi, sempre più matura (29 lei e 33 lui nel 2000, oggi 42 lui e 37 lei), il dato drammatico è quello relativo alle separazioni e ai divorzi.
La coppia scoppia. E le schegge cadono ovunque. La durata media del matrimonio al momento della separazione è di 17 anni. L’età media degli sposi alla separazione è 48 anni lui e 45 lei. Nel mezzo del cammin di nostra vita, le strade della coppia, insomma, si dividono.
Il numero è… una deflagrazione. 339,8 separazioni ogni 1.000 matrimoni (2015, fonte Istat), e 297,3 divorzi. L’impatto del divorzio breve, salutato con favore dal legislatore, è paragonabile a quello di un enorme ordigno: infatti i divorzi si sono impennati tra il 2014 e il 2015 passando da 180,1 a 297,3 ogni 1.000 unioni.
I matrimoni religiosi sono più stabili di quelli celebrati con rito civile. Tradizione? Pesaresi la pensa diversamente: “La grazia contenuta nel sacramento del matrimonio produce, ieri come oggi, sempre i suoi effetti”.