A cinquant’anni dalla morte di Marilyn Monroe, la diva bionda viene ricordata con questo interessante film di produzione britannica, diretto da Simon Curtis, regista di provenienza televisiva. Niente biopic in Marilyn, ma solo il racconto dell’esperienza in terra inglese della star, alla corte di sir Laurence Olivier che la volle al suo fianco nella commedia Il principe e la ballerina” Un back-stage gustoso ricavato dai diari di Colin Clark (poi apprezzato regista di programmi tv), giovane assistente del grande Olivier che ebbe il privilegio di un incontro ravvicinato con la diva diventandone amico intimo.
I punti di forza del film sono nel cast che sfoggia Kenneth Branagh nei panni del grande attore, Michelle Williams per Marilyn Monroe, in grado di incarnarla non solo fisicamente ma anche psicologicamente con tutte le sue fragilità. E ancora Eddie Redmayne per Colin Clark, Julia Ormond, Judi Dench, Dominic Cooper, Toby Jones ed Emma Watson, nella ricostruzione delle riprese, con sprazzi cinefili e personaggi del cinema anglosassone e nella rievocazione del “duello” tra Olivier e la Monroe, il primo preciso e puntiglioso, stizzito dalle manie divistiche dell’attrice, mai puntuale sul set e dalla memoria labile, con insicurezze e dolori personali che la turbavano parecchio nel privato, scontrandosi fortemente con il “sogno” che proponeva sul grande schermo.
Marilyn, pur con qualche punto più formale, soprattutto nella parte centrale, resta un prodotto di interesse che definisce con gusto ed ampia professionalità un episodio artistico e umano dell’attrice, illuminata per breve tempo dal “raggio di felicità” rappresentato dall’incontro con un giovanotto che fece rodere di invidia tanti sudditi maschi di sua maestà.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani