Non solo Venezia deve temere il fenomeno dell’acqua alta, bensì tutti comuni rivieraschi che si affacciano sull’Adriatico settentrionale. Venezia come tutta la laguna è il simbolo dell’eterna città galleggiante che nei secoli ha dovuto fronteggiare eventi alluvionali più o meno importanti e rappresenta in primis la vulnerabilità di tutto l’ecosistema costiero, non per ultimo quello verificatosi il 12 Novembre scorso che come una cruna di un ago ha rispolverato un problema evidente e già ben noto da tempo.
Ma allora quali sono le cause e quanto influisce la responsabilità umana?
Esaminando solo i fattori di più elementi predominanti e tralasciando polemiche di stampo ingegneristico che esula questo testo dalla divulgazione scientifica, vediamo il perché la città lagunare ha raggiunto picchi di marea così elevati da sfiorare il record assoluto. Tutte le masse d’acqua piccole o grandi che siano che compongono il nostro pianeta sono soggette alla marea astronomica, così in maniera più evidente oceani e mari che risento dell’attrazione gravitazionale di Luna, Terra e Sole e dei suoi cicli e periodi non sempre uguali e per nulla costanti, in più la loro distanza implica un forza gravitazionale differente sulla superficie dell’idrosfera del nostro pianeta, dove ne consegue un maggior innalzamento il lato terrestre rivolto al corpo celeste uno minore dal lato opposto, così in maniera seppur non omogenea i flussi di alta e bassa marea si alternano all’incirca due volte al giorno.
Ma ci sono ulteriori aspetti morfologici da tener in considerazione collegati in maniera intrinseca alla marea astronomica, che citeremo ma non analizzeremo per non appesantire ulteriormente l’articolo; la posizione latitudinale del luogo, l’inclinazione e la disposizione del fondale, la superficie della massa d’acqua, la complessità costiera ( aree agricole, lagune, litorali, centri urbani, strutture idrauliche, opere marittime, ecc.), la differenza di profondità dei fondali, nonché il loro processo di sedimentazione bidirezionale in continua evoluzione, fanno sì che producano effetti d’onda di marea differenti anche con escursioni elevate, vedasi come esempio estremo la baia di Mont Saint-Michel dove l’effetto mareografico di decine di metri porta alla sommersione e all’emersione ciclica di vaste superfici di territorio.
Il fenomeno della marea può avere maggior risonanza in presenza di ulteriori contributi, ad esempio quando l’onda di marea viene riflessa dalla costa di una baia e incontra la successiva onda di marea che arriva dall’oceano. Oppure aiutato dalle correnti marine può risalire controcorrente un letto di un fiume ( Marrobbio ), incrociare un altra massa d’acqua di diversa densità e volume “ scavalcandola “, in presenza di differenze di pressione atmosferica in determinati intervalli, sommandosi ai moti oscillatori dell’onda stazionaria ( sessa ), dovute ad un rapido e temporaneo dislivello del mare che ristabilisce la condizione normale, possono in tal modo formare delle ampiezze di marea particolarmente forti. E qui introduciamo uno dei fattori maggiormente scatenanti che aumenta in maniera esponenziale l’effetto dell’acqua alta, dovuto alla marea meteorologica dalle perturbazioni e dai fenomeni che ne contraddistingue, la stessa è formata da variazioni irregolari e da oscillazioni smorzate, non è quindi prevedibile a lungo termine. Nello specifico caso di profonde depressioni centrate nel Tirreno meridionale, i forti venti disposti da Scirocco risalendo tutta la lunghezza della superficie dell’Adriatico ( 500 km ), senza incontrare ostacoli, spostano ingenti masse d’acqua nel suo bacino chiuso settentrionale amplificandone così in maniera rilevante il suo livello. A tal punto che il rapido innalzamento dell’acqua prodotta da intensi venti di burrasca ( empifondo di 40/50 cm. dovuti essenzialmente al fattore meteorologico ) non ha interessato la sola laguna, ma ugualmente tutti i litorali investiti da profonde ingressioni marine.
Insomma fino a qui abbiamo analizzato le componenti fisiche naturali che inducono alla marea, vediamo ora l’impronta indotta dall’uomo che con il solo riscaldamento globale di origine antropica enfatizza l’aumento della temperatura dell’acqua, aumentandone il volume e di conseguenza accelerando l’innalzamento del livello del mare ( eustatismo dell’Adriatico stimato con un tasso medio di 1,2 mm annuo ), dove la sola Venezia dal 1890 ad oggi vede raggiungere dislivelli di quasi 40 cm. Trieste di 25 cm. Per concludere il lento abbassamento del terreno ( subsidenza ) contraddistinto dalla perdita di altimetria più o meno veloce, può essere di origine naturale esempio dalla compattazione dei sedimenti, oppure più significativa per mano dell’uomo ad esempio con estrazione di sedimenti, fluidi ( acqua, idrocarburi ), sviluppo urbanistici ( carico di edifici ) opere ingegneristiche. Come ci ricorda l’ing. Pietro Teatini ricercatore dell’ISMAR-CNR docente di costruzioni idrauliche e dei processi antropici dell’università di Padova, Venezia nell’ultimo secolo ha perso circa 14 cm, di cui 6 cm. per origine naturale e 6 cm. per origine antropica.” Il binomio dei due fenomeni, Subsidenza + Eustatismo (Relative Sea Level Rise, RSLR), porta alla perdita altimetrica del suolo rispetto al livello del mare, ovvero le componenti di abbassamento del suolo e di innalzamento del livello marine si sommano, così la perdita altimetrica della città rispetto al livello del mare è di 2.4 mm/anno. Tuttavia l’altimetria della città sia per la sua origine che per la subsidenza indotta negli anni 50-60 è prossima al mare, e quindi ogni mm perso aumenta la sua precarietà, e alla luce degli scenari futuro di SLR, la situazione andrà peggiorando ”. Concludendo con la nuova ” normalità ” climatica tutte le volte che ci sarà un evento meteorologico particolarmente intenso, Venezia dovrà fare i conti con maree ed acqua alta eccezionali, poiché il livello del mare partirà sempre con un livello più alto di quello precedente.
Roberto Nanni TM certificato e divulgatore scientifico per AMPRO meteo-professionisti