Reddito di Cittadinanza
Il confronto è stato da subito serrato, perché è in gioco la sussistenza di ampie fasce di popolazione povera
Le posizioni delle realtà cattoliche che operano nel sociale
All’inizio del confronto ci sta questa dichiarazione del primo ministro Giorgia Meloni nel presentare la Manovra economica del 2023: “ Il reddito di cittadinanza è una misura sbagliata – dichiara la Meloni -. Avremo bisogno di più tempo per una riforma complessiva che faremo, ma intanto stabiliamo che si continuerà a tutelare chi non può lavorare, a cui aggiungiamo donne in gravidanza. Per gli altri verrà abolito alla fine di quest’anno. Dal 2023 non potrà essere percepito per più di 8 mesi e decadrà al rifiuto della prima offerta di lavoro. Abbiamo scelto di tenere il periodo di accompagnare quella che sarà la fine del reddito per chi è in condizione di lavorare. Vorrei sapere se chi ha pensato il reddito lo ha pensato come uno strumento per cui lo Stato si sarebbe occupato delle persone dai 18 ai 60 anni perché segnalo sommessamente che c’è chi lo prende da tre anni. Tra gli elementi che introduciamo c’è obbligo presenza sul territorio nazionale”.
Il confronto si è fatto subito serrato, perché è in gioco la sussistenza di ampie fasce di popolazione povera.
Il Ponte stesso nell’articolo di fondo del 4 dicembre intitolava “ Reddito cittadinanza, maneggiare con cura” e soprattutto senza forzature ideologiche.
Il tema del resto è molto complesso, perché come afferma Il presidente degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi “ ben vengano i controlli, ben vengano i corsi di formazione, ben venga la possibilità di coesistenza tra lavori stagionali e Reddito di Cittadinanza, ma no alla semplificazione sulla povertà, perché, come ripetiamo da anni, lo stato di indigenza non è sempre legato alla mancanza di lavoro.(…) La povertà non è stata abolita nel settembre del 2018, ma oggi non si faccia propaganda annunciando per il 2024 l’abolizione di quello strumento necessario a tutelare i più disagiati “.
Per le Acli “ non si può abolire una norma a causa di chi ha infranto la legge e ha percepito il sussidio ingiustamente, perché seguendo questo principio non bisognerebbe neanche chiedere le tasse, visto che esistono da sempre coloro che le evadono”. “ È un grave errore l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, una misura che sicuramente ha bisogno di correzioni ma che aiuta e ha aiutato, in un momento complicato, milioni di cittadini – continua la nota Acli -. Non possiamo dimenticare che in Italia i poveri assoluti si trovano anche all’interno di famiglie con un una persona occupata e che tanti lavoratori percepiscono uno stipendio così basso che non è sufficiente a garantire una vita dignitosa a loro e al nucleo familiare a loro carico. Siamo sicuri che il problema sia solo quello dell’occupabilità? Tanti percettori del Rdc sono over 50, difficilmente reinseribili in un circuito di formazione e poi di ricerca lavoro, perché la povertà non è quasi mai solo di natura economica: la presa in carico delle persone in difficoltà risponde ad un bisogno immediato a cui però poi bisogna dare un seguito, creando infrastrutture di welfare permanenti, che si occupino di una persona a 360 gradi”.
Alleanza contro la povertà in Italia considera “ preoccupante annunciare la soppressione di una misura di contrasto alla povertà a partire dal 2024 senza delineare alcuna ipotesi di sostituzione. La logica non può essere quella di tagliare uno strumento, ma di renderlo più efficiente ed efficace”. E chiede un incontro “ per meglio definire un percorso che tenga conto delle necessità e le priorità da affrontare”.
“ Per essere realmente propositivi ed evitare di proclamare semplicemente slogan, continuiamo ad approfondire il tema, ascoltare le diverse realtà territoriali e fare tesoro delle esperienze raccolte”. Lo ha detto il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, a proposito di reddito di cittadinanza.
Ha poi aggiunto: “ il fatto che lo stesso Governo si sia dato un anno per formulare una riforma del Reddito di cittadinanza ci consente di proseguire nel confronto e nel processo avviato con l’auspicio di riuscire ad elaborare e offrire proposte concrete e meditate insieme agli altri organismi della Chiesa italiana che si occupano con noi di lavoro e questioni sociali e sanitarie”.
Il Reddito di cittadinanza, del resto, ha proseguito don Pagniello, “ non è l’unico strumento di lotta alla povertà che abbiamo a disposizione. E non dobbiamo mai dimenticare che la persona che si rivolge a noi non è solo portatrice di problemi, ma soprattutto di diritti e di risorse”.
Compito della Caritas e in generale della comunità cristiana è accompagnare le persone, perché nessuno resti indietro e ognuno possa essere protagonista del cambiamento verso comunità sempre più inclusive e solidali.
Dal confronto emerso nel seminario sulle misure di lotta alla povertà “ Adeguate ai temi e ai bisogni: le politiche contro la povertà in Italia”, promosso dalla Caritas il 1° dicembre, a Roma è arrivata la conferma che il Reddito di cittadinanza presenta una serie di criticità su cui si deve lavorare.
Ci sono molti “poveri” che non ricevono il reddito e viceversa. Va ridefinito il target.
E si può, si deve anche ragionare in modo pacato sulle differenziazioni a livello territoriale. È necessario che le misure contro la povertà siano l’esito di un confronto a più voci, di un processo articolato.
(a cura di Giovanni Tonelli)