“La separazione di una coppia, anche quando consensuale, è un lutto, un terremoto emotivo. La sofferenza dell’adulto che sta attraversando questo momento deve essere comunicata al figlio che, anche quando piccolo, si accorge dei cambiamenti emotivi e/o comportamentali tra la mamma e il papà; anzi, se ne accorgono anche molto tempo prima di quanto un genitore possa immaginare”.
A parlare è la psicologa pscicoterapeuta riminese Antonella Cagnoli, che ci aiuta a fare un viaggio nei sentimenti e nelle emozioni dei bambini che si trovano alle prese con il “lutto” della separazione dei genitori e della rottura della famiglia così come erano abituati a concepirla.
Dottoressa Cagnoli, partiamo dal presupposto che ai bambini la separazione deve essere spiegata, per evitare che diventi qualcosa di “subìto”. Come farlo?
“Dobbiamo pensare che così come la separazione è un terremoto emotivo per gli adulti, figuriamoci per un figlio, a maggior ragione se si tratta di un bimbo piccolo. Pensiamo che da un giorno all’altro questo bambino si ritrova a vivere in una famiglia diversa da quella che ha conosciuto sino a quel momento. Spesso quella bella realtà calda si traforma in qualcosa di freddo, strano e misterioso”.
Una spiegazione di questo cambiamento è necessaria, dunque.
“È fondamentale. Perchè se ad un bambino non viene spiegato il motivo per cui l’aria di casa è diversa, lui può immaginarsi qualsiasi cosa: che si tratti di un evento catastrofico; che sia bene tenere per sè tutto quello che si pensa o si prova; che forse quello che sta succedendo è colpa sua. Si capisce, quindi, quale gravità può raggiungere un silenzio”.
Capita che i genitori non siano nelle condizioni di affrontare un percorso così maturo?
“Capita. Io dico sempre loro che la prima cosa da dover tenere in considerazione è che non sono i figli a separarsi dai genitori, anzi i figli subiscono questa separazione. È nel rispetto della loro sensibilità e nel rispetto del fatto che fanno parte della stessa famiglia che si deve affrontare un percorso di spiegazione maturo e responsabile”.
Dottoressa, proviamo a costruire un metodo “tipo” da utilizzare per affrontare una questione così delicata come quella della separazione.
“Per prima cosa è necessario riunirsi con il bambino: se non c’è conflittualità nella coppia sarebbe bene farlo insieme, ma può avvenire anche separatamente, con la massima attenzione che questo avvenga in un momento di calma e serenità. È fondamentale mantenere un atteggiamento rassicurante e coccolare il bambino, mostrandosi affettuosi. A questo punto si può spiegare al piccolo qual è la decisione presa, utilizzando parole più o meno semplici a seconda dell’età. Va puntualizzato che la decisione è stata presa insieme e che entrambi i genitori hanno la necessità di vivere separatamente per andare più d’accordo e capirsi meglio”.
Si deve entrare nel merito delle motivazioni che hanno portato i genitori a fare questa scelta?
“No, non va spiegata la motivazione per cui ci si sta separando, ma i cambiamenti che da ora in poi ci saranno. Come per esempio il cambiamento di casa, il fatto che mamma e papà non dormiranno più insieme, che sarà preparata una stanza tutta per lui in entrambe le case e che potrà portare con sè alcune delle sue cose vecchie”.
Dottoressa, la prima cosa che ci ha detto è stata che non sono i figli a separarsi dai genitori. Può spiegarci meglio?
“È fondamentale rassicurare il bambino che la separazione sarà tra i due genitori, non con lui, perchè non ci si separa dai figli e che quindi possono stare tranquilli perchè li continueranno a vedere entrambi (concetto di bigenitorialità). Per questo si deve spiegare che l’amore in una coppia si può trasformare e che non ci sono ragioni specifiche per amarsi o meno, ma che questo non ha a che fare con l’amore verso di lui e che è stato profondamente voluto e amato”.
Come gestire i sentimenti di colpa e di abbandono che i piccoli possono provare?
“Bisogna fare molta attenzione a questi tipi di sentimenti. Colpa e abbandono, infatti, possono svilupparsi in alcuni bambini, soprattutto quando il dialogo in famiglia è carente. In questo caso, infatti, un bambino può fantasticare di essere stato lui a provocare questa separazione. I piccoli possono farsi domande del tipo: «Forse perchè non obbedisco», «Perchè vado male a scuola», «Forse perchè sono troppo timido?». Non accade di rado”.
Come comportarsi sulle questioni pratiche? Di organizzazione logistica?
“È importante organizzare e dare certezze sui giorni in cui il bambino starà con uno o con l’altro genitore. Questo attegiamento dà la sicurezza che si stia pensando a lui. Vanno mantenuti i ritmi precedenti alla separazione (sport, catechismo, amici…). Può essere avvisata la scuola così che abbia uno sguardo su possibili cambiamenti comportamentali del bambino all’interno della scuola”.
Quali i tempi di elaborazione dei cambiamenti?
“L’elaborazione della separazione e il ritorno ad un vero e proprio equilibrio familiare in genere avvengono nel giro di due anni e in modo graduale. Ogni bambino può reagire con differenti modalità, a seconda del suo temperamento, di come i genitori gestiscono il momento della separazione, a seconda dell’ascolto del figlio, di come procede l’organizzazione quotidiana a separazione avvenuta, la modalità di reazione all’avvenimento dell’ambiente circostante (soprattutto l’ambiente parentale, ad esempio i nonni). Tanto più il bambino vivrà un ambiente che sa gestire questo momento per tutti doloroso, tanto più riuscirà ad esprimere il proprio dolore ed elaborarlo”.
Quali possono essere le reazioni del bambino?
“Le possibili reazioni possono essere: rifiuto della separazione con conseguente tendenza ad isolarsi. Rabbia verso uno dei due genitori o verso il mondo esterno. Depressione e quindi chiusura. Atteggiamenti da grande con relativo attegiamento di protezione verso il genitore che ritiene più debole. Regressione (enuresi, rifiuto di andare a scuola, desiderio di dormire nel lettone). Ognuna di queste reazioni potrebbe essere funzionale se si verifica per un breve periodo di tempo successivamente alla separazione”.
Quali errori evitare?
“Attenzione a non cadere nella tentazione di dare premi senza grandi motivazioni. Fare sconti che prima non si facevano, permettere cose che prima non si permettevano pensando di alleggerire il loro dolore. Non serve a nulla e spesso i bambini si fanno forza della loro furbizia! Si può certo permettere qualche nottata in più nel lettone insieme, ma la loro vita deve continuare il più possibile come prima”.
Angela De Rubeis