Mal di Plastica, diario di bordo del viaggio da Rimini a Venezia, a cura del mozzo Stefano Rossini, che ha viaggiato in compagnia dello skipper Piero Munaretto e con l’armatore e ideatore del progetto Matteo Munaretto.
Giorno 1: martedì 4 giugno
Alla darsena di Rimini, martedì 4 giugno, una folla di bambini festanti, amici, parenti, curiosi e giornalisti ha accompagnato la partenza di Mal di plastica, il catamarano costruito con legno di recupero, materiale riciclato e 3mila bottiglie di plastica.
Qualche problema al motore ha rallentato la l’uscita: siamo costretti a farci trainare fuori dal porto, ma poi tutto riprende a funzionare bene… almeno per un po’!
Una nota tecnica: nonostante il nostro catamarano fosse a vela, e fornito di un motore a pedali, in darsena, per legge, ci si muove col motore, per questioni di sicurezza.
Fuori dal molo, già distanti dal faro di ingresso, abbiamo aperto le vele e lì abbiamo avuto la prima bella sorpresa. Sulla carta ci aspettavamo una velocità di un nodo o poco più, invece eravamo sospinti ad oltre tre nodi (cioè a tre miglia all’ora). Per il primo pezzo siamo stati scortati dalla Guardia Costiera, dalle moto d’acqua della Polizia, da alcune barche di amici e dalla protezione civile che ha fatto salire l’atleta paralimpico Mirco Acquarelli. Sistemato con la sedia a rotelle sotto l’albero, ha navigato qualche ora con noi.
Al tramonto eravamo già a Milano Marittima, molto oltre le aspettative, e abbiamo deciso di continuare a navigare, cominciando i turni di sonno. Alle 2 di notte, al largo del porto industriale di Ravenna il motore riprende a far le bizze e si spegne di continuo. Alla luce di una torcia Piero smonta il fuoribordo e pulisce il carburatore. Il motore un po’ riparte un po’ fatica, ma alla fine, alle sette, riusciamo ad attraccare a Porto Garibaldi, altezza Comacchio.
Giorno 2: mercoledì 5 giugno
A Porto Garibaldi ci raggiunge l’attore Roberto Mercadini, incuriosito dal nostro progetto, e rimane tutta la mattina assieme a noi per fare video e raccontare la storia e il significato di Mal di Plastica.
Arrivati al momento di salpare, il motore ci abbandona definitivamente. Niente. Non si accende. Avvisiamo il nostro team di supporter composto da Yacht club Rimini, Marina di Rimini e BlueSea che si mette in moto da Rimini e in un paio d’ore ci porta il motore di un socio per poter proseguire la navigazione. Si parte? No. Perché nel frattempo il mare si è fatto grosso e il vento si è alzato. Le condizioni non sono buone per la navigazione a vela. Attendiamo la sera. Le previsioni danno una finestra di tempo buono tra le 21 e la mattina successiva. Per cui attorno alle 20 finalmente lasciamo Porto Garibaldi, direzione Porto Barricata, alla bocca del Po delle Tolle.
Le onde sono alte più di un metro, e il vento è sostenuto. Una situazione che mette a dura prova il nostro zatterone. Ma ce lo aspettavamo, almeno per un’oretta. Invece le previsioni si rivelano errate. Il vento e il mare continuano grossi per tutta la notte, rendendo la navigazione molto difficile. Siamo costretti a ridurre la vela per mantenere la stabilità e attaccare il motore che però si spegne spesso a causa delle onde grosse e delle ricadute della barca. Con grandi difficoltà e parecchia fatica, arriviamo a Porto Barricata alle 3 di notte.
Giorno 3: giovedì 6 giugno
Le condizioni del mare sono ancora proibitive, per cui decidiamo di cambiare programma e proseguire lungo il fiume. Ci tocca abbattere l’albero e andare a motore. La navigazione sul Po è piacevole e ci permette di riposarci dopo le fatiche della notte e il poco sonno. Il grande fiume è placido e non incontriamo nessuno. A Taglio di Po attracchiamo e scendiamo a piedi con le taniche per fare benzina. Si affianca una macchina: “Voi siete quelli di Mal di Plastica. Vi ho visti al TG. Salite che vi accompagno”. Chi l’avrebbe mai detto. Siamo famosi! Approfittiamo del passaggio, chiacchieriamo con Giorgio – questo il nome del nostro salvatore! – e poi riprendiamo.
Cominciamo ad attraversare il sistema di chiuse che collega il Po ai canali che portano alla foce dell’Adige e poi a quella del Brenta, sino ad arrivare all’interno della laguna veneta, sotto Chioggia. I paesaggi sono bucolici, gli alberi si allungano sull’acqua, fiori e foglie galleggiano spandendo profumi dolciastri, l’aria è pulita e fresca. Purtroppo però, vicino ai pontili e nelle zone vicino a riva, dove la corrente porta tronchi e detriti, la plastica è tanta.
Superata l’ultima chiusa attraversiamo l’area industriale di Chioggia. Ci affianca una motovedetta della guardia di finanza e ci fa qualche domanda. Poi se ne va. È l’una quando arriviamo al Circolo nautico di Chioggia, che ci ospita.
Giorno 4: venerdì 7 giugno
La giornata comincia con l’arrivo di Andrea, un ragazzo di Chioggia che fa parte di una associazione che raccoglie la plastica in laguna e in mare. Saliamo sul suo motoscafo che viaggia a velocità per noi ormai inconcepibili – e forse anche un po’ sopra i limiti consentiti – e facciamo un veloce tour della città lagunare, della bella e selvaggia isola di Ca’ Roman, e anche una colazione degna di questo nome dopo giorni di frugalità.
L’amministrazione comunale ci contatta e ci chiede di ormeggiare la barca in piazza Vigo, la piazza centrale della città che si affaccia sul mare, per raccontare il nostro progetto e fare qualche foto di rito. La giornata passa così tra chiacchiere, relazioni e nuove amicizie, tra cui Mario, un arzillo ottantacinquenne che staziona al circolo nautico, racconta la sua vita, il suo amore per l’ambiente e le belle ragazze.
Giorno 5 sabato 8 giugno
All’alba molliamo gli ormeggi per l’ultima volta. Direzione: la Serenissima. Durante tutto il tragitto, lungo l’isola di Pellestrina e poi Lido, sono tante le imbarcazioni che ci passano vicino, ci salutano e ci incoraggiano. Stessa cosa da terra. Alle bocche di Malamocco dobbiamo fermarci per evitare di passare troppo vicini ad una grande nave, la prima delle tante che incontreremo durante la navigazione.
L’ultimo tratto siamo addirittura scortati da Polizia Locale, Protezione Civile e Capitaneria di Porto.
“Ma vi scortano o vi portano via?”, ci chiede ridendo un signore da una barca che ci supera velocemente.
L’arrivo a Venezia è suggestivo. Vedere il campanile di San Marco che esce dalla foschia e si sagoma nitido, insieme alla silhouette della città è emozionante. È la prima volta che arrivo in città dal mare, a differenza di Piero e Matteo che sono più navigati di me. E devo dire che così la città assume tutto un altro fascino, un’altra essenza.
Ad accoglierci alla rinomata Compagnia della Vela ci sono gli amici di Rimini, con magliette e striscioni. Purtroppo l’attracco è un po’ discosto rispetto alle nostre aspettative, e a parte i conoscenti, sono pochi a rendersi conto di quello che succede.
Per fortuna ci pensano i giornalisti del TG3 Venezia, che arrivano e ci “regalano” un po’ di visibilità, e alla fine si trova anche un assessore per stringere la mano. L’etichetta è salva.
L’epilogo del viaggio è stato domenica, con l’ultima fase di navigazione, verso Cavallino Treporti, l’alaggio, lo smontaggio e il ritorno a Rimini.
Alla fine ce l’abbiamo fatta. Più avventuroso del previsto, anche complicato, ma bello. Siamo stati accompagnati dall’entusiasmo di chi ci ha seguito da casa e per alcuni tratti di navigazione, abbiamo fatto parlare di noi e del problema della plastica in mare. Siamo soddisfatti. Torniamo a casa abbronzati e felici
Stefano Rossini