Kent Nagano ha diretto l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento nello splendido oratorio Die Schöpfung (La creazione)
TRENTO, 19 novembre 2022 – Spesso viene rimproverato all’operista Haydn di non possedere quelle astuzie indispensabili a comporre melodrammi autenticamente efficaci in palcoscenico. Potrebbe essere vero, mentre è sicuro che il suo talento emerge in modo evidentissimo nelle pagine sacre, in particolare negli oratori, i cui esiti non hanno nulla da invidiare al grande teatro. Del resto, il musicista austriaco era rimasto profondamente impressionato da quelli di Händel, ascoltati durante i suoi soggiorni londinesi, e ne aveva subito l’influenza.
Scritta dopo il definitivo rientro a Vienna, Die Schöpfung (La creazione) per soli, coro e orchestra fu eseguita per la prima volta nel 1798, e – circostanza abbastanza singolare – nel tempo l’hanno diretta alcuni fra i più grandi compositori: segno di ammirazione nei confronti di un predecessore che per molti ha rappresentato un riferimento fondamentale e un modello di limpidezza nella scrittura.
Tuttavia oggi, almeno nel nostro paese, è abbastanza raro ascoltare questa splendida pagina. L’occasione è arrivata dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento che l’ha inserita nel proprio cartellone sinfonico come doveroso omaggio – verrebbe da pensare – al compositore eponimo; sul podio, con una scelta lungimirante perché è necessaria una bacchetta di rango per valorizzare le incantevoli atmosfere disegnate dalla musica, Kent Nagano, uno dei grandi direttori di oggi (attuale Generalmusikdirektor ad Amburgo).
Il testo di Gottfried van Swieten, tratto dal poema Paradise Lost di John Milton, propone con una certa libertà il racconto biblico dell’origine del mondo, affidandolo a tre arcangeli (soprano, tenore e basso), cui si aggiungono i commenti del coro, che enfatizza la narrazione. Protagonisti della terza parte sono invece Adamo ed Eva, immersi in un meraviglioso eden dove la simbiosi che coinvolge uomo e donna si allarga fino a includere l’intera natura. È impossibile non rimanere catturati dalla profonda spiritualità che animava Haydn e dalla sua capacità di esprimerla attraverso la musica: lo dimostra il successo di pubblico ottenuto nelle due serate – la prima a Bolzano e la seconda a Trento – dove Die Schöpfung è stata eseguita.
Con un gesto sorvegliatissimo, che gli consente di far emergere la ricchezza dei colori e ottenere un’incessante varietà dinamica, Nagano ha esaltato la grazia di suoni che, in ogni istante, sembrano sgorgare con la massima naturalezza: prima in un’ouverture che dà conto del caos precedente la creazione, poi negli altri passi solo strumentali. Cesellando sonorità non solo belle da ascoltare, ma cariche di espressione e dense di sfumature, dove ogni singolo strumento è apparso perfettamente valorizzato, il direttore ha messo in luce le due facce della Creazione: da un lato l’intensa ispirazione religiosa (senza che l’esaltazione della gloria divina abbia alcuna sfumatura retorica), dall’altro uno spirito quasi giocoso, avvertibile soprattutto negli episodi più descrittivi, quelli che riecheggiano la natura, animali compresi.
Nelle parti vocali Nagano ha fornito un solido supporto ai cantanti e ha sottolineato la teatralità dell’alternanza tra interventi solistici e corali. Efficace più nelle arie che nei recitativi, il soprano Marie-Sophie Pollak possiede una vocalità cristallina, adattissima al ruolo angelico di Gabriele e poi di Eva. Sempre ben timbrato anche negli affondi più gravi, il basso David Steffens ha interpretato Raffaele e in seguito Adamo; e, seppure con un’emissione non del tutto omogenea, il tenore Julian Prégardien è riuscito a imprimere grande espressività alle parole di Uriele. Magnifico il coro a quattro voci della Audi Jugendchorakademie (preparato da Martin Steidler): un insieme giovanile – si tratta, al massimo, di ventisettenni – i cui membri provengono da tutte le regioni tedesche, dall’Austria e dall’Alto Adige, che con i suoi quindici anni di attività può vantare collaborazioni ad altissimi livelli. Se ne rimane conquistati, dall’esordio fino alla conclusione (quando una dei componenti, contralto, va ad aggiungersi ai solisti nel coro finale): prezioso contributo a un’esecuzione che ha creato le condizioni ideali per rendere giustizia a questo straordinario “artigiano della musica”.
Giulia Vannoni