L’INSEDIAMENTO. Basilica Cattedrale stracolma, clima fraterno, gioia ed emozione
“La beata Sandra Sabattini è una mia coetanea. Il beato Alberto Marvelli è ingegnere meccanico come me. Una coetanea e un collega (professionalmente parlando, ‘non nella santità’ ci scherza subito su), mi sento veramente in buone mani, dovevo proprio venire a Rimini”.
E due mesi dopo la nomima di Papa Francesco, a Rimini mons. Nicolò Anselmi ci è arrivato per davvero. Ad attenderlo in una Basilica Cattedrale gremita in ogni suo posto, c’era una folla di fedeli (appresentanti di parrocchie, movimenti e associazioni), tra questi oltre 230 amici che si sono sobbarcati un viaggio andata ritorno da Genova per non mancare all’appuntamento.
A concelebrare c’è un piccolo “esercito” di 140 sacerdoti (e 25 diaconi) e ben diciassette vescovi, tra cui il mons. Lorenzo Ghizzoni (metropolita di Ravenna, a cui fa riferimento anche la Chiesa di Rimini) che gli cede il pastorale, e il predecessore mons. Francesco Lambiasi.
Ci sono pure i riminesi mons. Paolo De Nicolò, mons. Claudio Maria Celli e mons. Andrea Ripa. Il quarto vescovo riminese, mons. Vanni Tani è stato fermato a Urbino dalla neve.
A Rimini piove, tira vento e fa freddo ma in Basilica l’atmosfera è calda, caldissima. L’ingresso in processione dei concelebranti è contrassegnato da un applauso scrosciante. Il Vescovo Nicolò stringe mani, sorride, saluta: si sente già a casa. Quando il metropolita di Ravenna, mons. Ghizzoni, gli cede il pastorale, mons. Anselmi è ufficialmente il 111esimo Vescovo di Rimini.
Il primo pensiero che “don Nicolò” ha dal pulpito è tanto informale (“ provo a dire qualcosa con semplicità, come mi viene dal cuore”) quanto umano, umanissimo, fraterno. “ Dov’è mia sorella?” chiede il Vescovo.
“ Volevo verificare se fosse venuta, è l’unico pezzo di famiglia che mi è rimasto, mamma e papà sono in cielo”. È già feeling con l’assemblea che si spella le mani. Capelli nerissimi, occhi vispi dietro quegli occhiali dalla montatura leggera, mons. Anselmi domina l’emozione, estrae un piccolo foglio di appunti ma prima di rivolgere tre pensieri alla Chiesa di Rimini, la sua nuova famiglia (il ruolo del Vescovo, l’unità e i collaboraori di Dio), invita l’assemblea ad un applauso per sottolineare l’accoglienza “ squisita, con attenzione e delicatezza di monsignor Lambiasi. Grazie Francesco”.
Il Vescovo, dunque. “ Vorrei ricordare a me per primo e a tutti noi perché mai un Vescovo è inviato ad una Chiesa particolare: a lui sono affidate le persone – perlomeno quelle affidate al Vescovo, i 350.000 riminesi – perché possano conoscere il Signore, sentirsi amati da Lui e così amarci tra noi. Questa è l’evangelizzazione”.
C’è tempo per una annotazione di carattere personale. Nel periodo precedente all’ingresso a Rimini, mons. Anselmi ha sperimentato la bellezza dell’intimità con il Signore Gesù e la Vergine Maria. “Dovremmo aiutarci tutti a sentire questa presenza di Dio operante nella vita che rende la vita stessa – al di là delle malattie, delle fatiche, delle difficoltà – ben diversa”. La bolla papale (letta dal cancelliere vescovile) invitava il vescovo ad essere un moderatore della vita e dell’azione dello Spirito Santo.
“ Ed io vorrei mettermi a servizio di questo obiettivo”.
L’ingresso di mons. Anselmi a Rimini coincide con la Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani e con la domenica della Parola di Dio. Il Vescovo Nicolò prende lo spunto per riferirsi alle letture e toccare altri due temi.
La Lettera di Paolo ai Corinzi tocca il tema dell’unità della Chiesa e per contro delle divisioni, dell’andare semplicemente ciascuno per i fatti propri. “Tutti siamo di Cristo, tutti uniti in Lui” ricorda con forza il Vescovo Nicolò. “ Nessuno vuole abitare in una casa divisa. L’unità è il desiderio di Gesù, come ha ricordato nella preghiera al Padre dell’ultima cena”. Quello dell’unità è untema che sta molto a cuore al vescovo: il motto scelto per lo stemma vescovile è infatti “Ut Unum Sint. Che siano una cosa sola”.
Gesù sceglie dei collaboratori, e li sceglie tra i pescatori con un’immagine che accomuna Rimini e Genova, “le cui genti sono genti di mare, e sanno che per pescare servono reti unite, senza buche. Questa unità viene dall’amore. Questo vuole Cristo. È il maligno che divide. Noi per primi siamo stati pescati, oggi siamo collaboratori di Dio per l’unità: è una cosa stupenda!”.
Un accenno alla sinodalità (con il ringraziamento all’arcivescovo mons. Marco Tasca per questo stile che ha vissuto a Genova) e poi una conclusione in crescendo. “ Chiedo scusa da subito per tutte le cose che sbaglierò, poche”, è l’ironica conclusione di don Nicolò che suscita l’applauso scrosciante dell’assemblea.
“Affido a Maria le nostre case e la nostra Chiesa”. Il cammino del Vescovo mons. Nicolò Anselmi con la Chiesa di Rimini è iniziato.