Tenaci, capaci, volitive. Sono le donne dei Malatesti e di altre signorie che nei secoli XIV e XV hanno vissuto con coinvolgimento, a rischio anche della vita, l’epoca d’oro della signoria che, con la pesante crisi delle istituzioni imperiale e papale, ha promosso in loco l’affermazione di “homini novi” che hanno colto ogni occasione fautrice di dominio e nobiltà.
Lucrezia Ordelaffi
La prima che ricordiamo è Lucrezia Ordelaffi (figlia di Cecco Ordelaffi signore di Forlì) andata sposa, per sua sventura, nel 1403 a Andrea Malatesti, signore di Cesena, Bertinoro, Meldola… e vedovo da due anni della prima moglie Renganda Alidosi, sposata nel 1391 dopo la nascita del loro figlio Galeotto e avvelenata alla natìa corte di Imola dal padre (pare) messo al corrente, dal genero, del presunto adulterio di Renganda. Sparpagliar figli, a corte e fuori, era per il dominus naturale e lecito ma per le adultere del “signore di turno” (spose, amanti o favorite) la morte era quasi sempre garantita. Se il padre di Lucrezia era fiero e crudele oltre ogni limite, del marito Andrea non si può dire che fosse un santo. Considerato che matrimoni e temporanee alleanze avevano più volte tacitato l’astio tra gli Ordelaffi e i Malatesti e che i primi non avevano del tutto digerito la presa di Bertinoro (1393) da parte del trentunenne Andrea Malatesti, questi pensò che impalmare la quattordicenne Lucrezia, figlia dell’antagonista Cecco, gli avrebbe garantito il tanto sospirato dominio di Forli (Forolivium). “Malatesta venit ad videndum dominam Lucretiam, filiam domini Cecchi de Ordelaffis et sponsam suam cum onorabili societate” (Annales Forlivienses, 1403). Per addentrarci negli intricati fatti faremo due chiacchiere con madonna Lucrezia.
L’intervista impossibile
Buon giorno, madonna Lucrezia, ci scusi per il disturbo dopo secoli di meritata pace ma gradiremmo sapere dalla sua “viva” voce come realmente sono andate le cose tra lei e Andrea Malatesti.
“Chosa strana me dimandate, ma la noia è tale che’l consento. Principierò col dire che tra li Ordelaffi et li Malatesti non è corso mai sangue bono datosi che le due famije erano assai potenti et ambiziose et che li territori che governavano o teneano a controllo eran troppo dappresso tra de essi. Si sa che dove in chasa vive interesse et amicizia l’amicizia cessa et le due famije principian a osteggiarsi. Pare che domine (signore) Andrea m’abbia dimandato in sposa per divenire domine ancho de Forolivium (Forlì). Era lo dodici settembre che venne de Bologna co’ una comitiva de cento cavalli pe’ sposamme”.
Ci scusi, madonna, ma lei non s’era accorta che il Malatesti non l’amava?
“Io avea sol quattordici anni, poco più che infanta, eppoi a que’ tempi se pensava a sponsali de lignaggio no a la delicatezza del momento. Pria de sposarme me fece gran lusinghe co’ amorosi et garbati modi. A novembre me portò a Cesena co’ gran pompa et pel matrimonio fece lastricar le piazze et intrattener li forestieri co’ gran bella giostra”.
Dopo il matrimonio com’è andata?
“Daprincipio me lusingava anco co’ frasi nobili che mettea in rime et l’anno appresso partorii bellissima fija Laura, nomata poi da tutti Parisina (Parigina) pe’ la natural sofisticazione ch’avea nello vestire e pe’ li modi garbati. Sarebbe chosa gentil dimandare a ella l’historia sua giojosa et tragica”.
Lo faremo, madonna, promesso.
“Adunque, daprincipio parea che domine m’amasse et allorché venimmo insieme a Forolivium ello ebbe onori grandi, anche se lo padre meo giaceva infirmo a letto co’ la gotta et impedito a presenziare. Domine volle poi ire a la rocca de Ravaldino co’ suoi fanti però lo castellano, sospettoso, negolli ingresso dicenno che avria dovuto haber li contrassegni come da ordine dello padre meo. Domine, che no li avea, me convinse a sottrarli da la veste de padre dicennome ch’era interessato a visitar la rocca pe’ la sua bellezza. Io ché l’amavo el feci, pur sapenno de contrariare padre et aspettannome uno castigo da ello. Fui ingenua et, lo penso hora, fors’anche un po’ ambiziosa. Domine se ripresentò tosto a la rocca co’ li contrassegni ma lo castellano, ancor più sospettoso pe’ la sua fretta, prese tempo et corse a dimandare allo padre meo chosa dovea facere. Errore grave favorire el Malatesti a danno di chi m’era padre! Ello, sventato lo tentativo dello meo sposo a farse domine de Forolivium collo meo ajuto, jocò d’astuzia com’avea fatto Malatesti: dette a ello consenso d’entrar dassolo co’ uno fante a seguito. Domine, nervosito, fece tosto ritorno a Rimini con li fanti e me lassò a Cesena in balìa de l’ira dello padre meo, cosa ch’io no l’avria mai fatto a ello”.
Perdoni madonna, ma pare che lei abbia congiurato contro suo padre non tanto perché ingenua e innamorata come sostiene ma perché, essendo l’unica figlia legittima di Cecco, mal sopportava che alla successione anziché lei venisse chiamato il suo fratellastro illegittimo Antonio che, ironia della sorte, dopo il fattaccio e varie traversie divenne ugualmente signore di Forlì.
“Quel ch’ho detto è lo vero, hunico motivo. Adunque, un sabato mattina dello 19 ottobre 1404, co’ la scusa de rianimarme da la fatica dello parto, padre me fece portare gran bona minestra de ceci, ma co’ dentro lo veleno. Subito appresso ebbi dolori fortissimi allo ventre che me fecero sofferire fintanto che cessai de vivere”.
Come può un padre essere tanto crudele con la figlia?
“Li Ordelaffi eran tacciati de innata cupiditas dominationis (innata cupidità di dominio) e padre, che come tutti li domini mettea lo proprio orgoglio e la rajon de stato sovra ogni cosa, li torti no l’ha mai perdonati a niuno, figurarse a me ché pe’ recar favore allo Malatesti, gli feci disonore e tradimento. Di poi che m’ebbe velenato, padre fu preso da rimorso grandissimo che pare l’avesse acerbato sì tanto lo carattere ch’el popolo se volse contro facenno sì che lo 9 settembre 1405 ce fusse lo rovesciamento dello potere delli Ordelaffi. E dire che lo jorno che nacqui liberò, pe’ la gran gioia, li duo omini fatti prijonieri quanno conijurarono contro ello e lo suo frate Pino pe’ riportar a Forolivium lo zio Sinibaldo”.
Allora lei, madonna Lucrezia, non è morta di parto?
“In illo tempore morir de parto era facile ma io sorbetti lo veleno ne la minestra de ceci che mèra parsa parecchio bona, così bona che m’ha trapassato qua, da dove seppi, secondo tal Pasini Adamo, che padre meo cessò de vivere tra la notte de lo 8 e lo 9 settembre 1405 ”.
Come ha reagito Andrea Malatesti?
“Datosi che m’avea sposata pe’ mire de potere et no pe’ amore et che lassannome sola a Cesena ha permesso ch’io fussi velenata, non ho gran voija de parlarne, dirò sol ch’ello forse patì un pocho ma a novembre de cinquanni dopo, lo 1409, sposò Polissena Sanseverino, parente a Ladislao de Durazzo re de Napoli, sotto le cui insegne avea militato. A onor de historia, potria contar che nelli stessi jorni fu assoldato dalli veneziani pe’ mesi quattro de firma et due de rispecto, ebbe provigione mensile de ducati 100. Assicurazione de jurisdizione criminale et disciplinare sovra tutti li eserciti, le truppe logiate senza costo alchuno nelli territori soggetti a Serenissima, le insigne de comando consegnate a ello dallo doge Michele Steno dopo la processione, in San Marco, de Sant’Isidoro. Abitò in città a Sant’Eustachio, addusse milizie a Mestre pe’ rassegna, propose alleanza co’ lo marchese de Mantova Francesco Gonzaga, ricevenno però rifiuto dallo Senato”.
Lei, madonna, ha amato Andrea Malatesti nonostante tutto?
“Fui molto jovine, inesperta e ’namorata. Quel che m’affanna è no l’aver possuto védere fasse grande Parisina ch’è stata sventurata parimenti a me. Bella, amata et sventurata Parisina mea! Lei ch’ebbe la madre velenata da suo nonno Cecco, lei che ispirò novella a Bandello et fu cantata da Byron, da d’Annunzio et da tant’altri, potria contarve chose d’interesse tanto. Ma hora, perdonate, son faticata e triste pe’ lo tanto ricordare. Ve saluto osequiosa et ringrazio”.
Grazie a lei, Madonna Lucrezia, è stata deliziosa. Presto ci faremo vivi con la sua Parisina, ci conti.
Maria Pia Luzi