Padre Mario Canducci, francescano originario di Torre Pedrera da oltre 50 anni in Giappone, non finisce di sorprenderci. Dopo aver contribuito alla scoperta dei resti del martire padre Sidoti, e rilanciato la figura di mons. Lorenzo Toda Tatewaki, vicario apostolico di Yokohama, assassinato alla fine della guerra dai militaristi giapponesi (a proposito l’articolo apparso su il Ponte del 27 agosto, è stato tradotto in giapponese da un’ importante rivista nazionale) svela ora un tabù legato alla persecuzione accaduta ai cattolici della chiesa di Takada nella diocesi di Niigata durante la fine della guerra.
Il 27 ottobre sono andato a Niigata per una conferenza alle donne cattoliche di quella città. Ci sono andato ancor più volentieri sapendo che Papa Francesco aveva appena eletto Arcivescovo di Tokyo Mons. Tarcisio Kikuchi Isso, attuale vescovo di Niigata, con cui ho lavorato.
Desideravo parlargli dei due martiri padre Sidoti e mons. Toda. Grazie alla fiducia vicendevole, la risposta di mons Kikuchi è stata veloce e chiara. La Causa di Sidoti l’affideremo alla Diocesi di Palermo, che si dice disposta a farlo, con la collaborazione di Tokyo riguardo ai documenti in giapponese. Quanto a Mons. Toda ci penseranno le tre Diocesi di Tokyo-Sappori-Yokohama.
Lo stesso giorno a Niigata un giornalista del quotidiano Asahi mi ha presentato le bozze di un’intervista che gli avevo concesso a Tokyo su padre Franz Sowerborn, e otto fedeli della Chiesa di Takada.
Quando arrivai in Missione 54 anni fa infatti venni a sapere che nella Chiesa di Takada durante la guerra c’era stato un problema di cui nessuno si azzardava a parlare. Preoccupato di questo atteggiamento antievangelico feci ricerche nei limiti del possibile. Tuttavia non fu facile trovare collaborazione. Ora il “caso della Chiesa di Takada” è ormai diventato nazionale. Di che cosa si tratta? Sarò breve.
Era la Domenica in Albis del 1944. Già pioveva, ma la gioia pasquale di quella piccola comunità cristiana, duramente provata dalla guerra, si spense del tutto quando otto tra i più ferventi fedeli, tra cui il presidente della comunità signor Watanabe Kazuo, non comparvero alla Messa. E questo dopo che alcune settimane prima il parroco tedesco era scomparso. Forse un intervento della temuta polizia segreta che più volte all’ improvviso aveva fatto irruzione in Chiesa? Il signor Watanabe, amministratore dell’Ospedale Centrale e la signora Awane, moglie di un medico, furono rimessi in libertà presto. Alcuni mesi dopo la polizia rilasciò la signora Kanazawa Toki, forse tenendo conto delle ultime tre figlie ancora piccole. Ma nulla si seppe della figlia primogenita Mihoko arrestata con la madre. Sia il parroco che i fedeli separatamente furono sottoposti a interminabili interrogatori e a sofferenze sia fisiche che psicologiche. Penuria estrema del vitto, ambienti infestati da insetti di ogni genere, situazioni igieniche che causavano malattie infettive o addirittura la perdita della vita erano normali negli istituti penali durante la guerra.
Tra gli arrestati c’era anche la giovane Shimamura Suku. A fine marzo era stata trasferita dalla ditta Arisawa di Takada a quella più grande di Tokyo. Nonostante l’infuriare della guerra due vigili della polizia segreta da Niigata furono inviati a Tokyo per arrestarla e condurla alla prigione di Nagaoka sottoponendola a interrogatori e torture.
Nel frattempo la polizia era entrata nella chiesa, asportando tutti i documenti. Fu chiusa e sigillata fino alla fine della guerra, unico caso in tutto il Paese.
I fedeli, senza pastore, sentirono l’occhio severo della polizia e della cittadinanza che li ritenevano “spie e traditori della patria”. Naturalmente l’ attenzione si concentrò sul sacerdote-guida della comunità cristiana locale.
Padre Franz Sowerborn era nato in Germania il 2 aprile 1904 da fervente famiglia cattolica, seguì la vocazione missionaria che lo portò alla Società del Verbo Divino. Ordinato sacerdote, espresse il desiderio di essere mandato in Giappone, dove la Società s’era presa l’impegno di evangelizzare le regioni sul mare del Giappone. Dopo un breve periodo di preparazione in luogo nel 1938 fu inviato nella chiesa di Takada, iniziata da padre Franz Firenze nel 1909. Grazie alle straordinarie doti e il fervore apostolico il sacerdote era assai amato e seguito dai fedeli, dai catecumeni, dai genitori della scuola materna annessa alla chiesa. Stimato anche dai membri della “Società Germano-Giapponese” fondata il 9 maggio 1939 con sede nell’ospedale Chimeido. Egli seguiva con particolare amore il gruppo impegnato nello studio della Bibbia. A questi apriva il suo cuore e, spiegando il libro dell’Apocalisse, chiedeva di essere preparati a qualunque evento qualora la loro fede fosse messa a prova. Il suo giudizio era fondato sul Vangelo, per il quale si diceva pronto anche a dare la vita. Purtroppo l’Episcopato nazionale allora non teneva atteggiamenti altrettanto chiari. Anzi normalmente appoggiava l’attività del governo militarista. Il caso di Mons. Toda, come scrissi in passato (il Ponte 27/8/2017), ne è una prova.
Il sacerdote e tre ragazze nel fiore della gioventù furono rinchiuse nelle orribili prigioni del tempo fino al settembre 1945 quando, ridotte a larve umane, furono liberate sfiorando il martirio. Ma il loro atteggiamento non fu compreso né dalla società né dalla Chiesa di allora; anzi fu soggetto di aspre critiche. Penso che anche questa fu una delle ragioni per cui il loro sacrificio fu tenuto nascosto per tanto tempo, causando in essi un senso di colpa più duro delle prigioni. Padre Sowerborn infine tornò in patria espletando il ministero sacerdotale come parroco del clero diocesano. La signora Nakajima divenuta religiosa di un Istituto Secolare locale, andò come missionaria tra gli emigrati giapponesi di seconda e terza generazione giapponese nel cuore del Brasile. La signora Shimamura, sposata Makino e Kanazawa Mihoko rimasero a Takada. Quest’ ultima a 93 anni è viva e assai vivacemente risponde alle interviste dei Mass-media.
Devo riconoscere che tutti, compreso padre Sowerborn, risposero favorevolmente alla mia domanda di lasciare in scritto la loro testimonianza di questo caso unico nella storia della Chiesa del Giappone.
La società e in parte la Chiesa giapponese hanno teso a nascondere o, addirittura, cancellare le orme degli sbagli del passato. In questo modo non sarà possibile costruire la pace e la giustizia del futuro!
Per questo abbiamo voluto lasciare nei libri-ricordo del 75° e nel centenario della Chiesa di Takada le testimonianze preziose di fratelli e sorelle che durante la guerra preferirono seguire Gesù tradito, sofferente e vilipeso, sperando che resti come un monito per il futuro.
Fra Mario Canducci, OFM