“Vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto”. È una delle tante cronache che descrivono l’attuale, drammatica situazione di tanti rifugiati? Sbagliato. È invece un’accorata difesa degli immigrati che premevano alle coste dell’Inghilterra come ora premono a quelle dell’Europa. L’ha scritta William Shakespeare e risale a più di 400 anni fa. A nessuno è mai venuto in mente di trasporre questo testo toccante in teatro, perlomeno in Italia. La sfida l’ha raccolta Otello Cenci, attore, regista e direttore artistico del Meeting, che in coppia con Giampiero Pizzol si è lasciato abbracciare da questo testo sul sul martire inglese Thomas Moore e ne ha fatto un evento unico.“L’idea è nata dall’unico autografo rimasto di Shakespeare – rivela Cenci – . Una pagina che sembra scritta oggi e punta il dito su un dramma del nostro tempo”. In scena (domenica 21 e lunedì 22 agosto, Teatro Novelli), con la regia di Cenci, lo stesso Pizzol, Andrea Carabelli, Giampiero Bartolini e Andrea Soffiantini.
Il dramma non è mai stato rappresentato e il manoscritto del Sir Thomas More è sopravvissuto in un’unica copia: si tratta dell’ultimo testo scritto a mano dal celebre poeta conservatosi fino ai nostri giorni, digitalizzato e caricato online British Library insieme ad altre 299 manoscritti. Quando il Bardo dipinge i poveretti in cerca di futuro, si riferisce ai tanti francesi protestanti che in epoca elisabettiana chiedevano asilo in Inghilterra: il numero sempre crescente di questi stranieri portò alla nascita di proteste anti-immigrazione nella città di Londra. Rileggendo quelle parole oggi, però, è impossibile non pensare ai migranti che dalla Siria e dal Nord Africa rischiano le loro vite per raggiungere l’Europa. “Shakespeare tenta, nelle sue pagine, di creare una certa empatia tra il suo pubblico e gli stranieri. Chiede agli spettatori di immaginare se stessi nella situazione di queste persone”.
“Se il Re vi bandisse dall’Inghilterra dov’è che andreste?”, domanda il poeta. “Che sia in Francia o Fiandra, in qualsiasi provincia germanica, in Spagna o Portogallo, anzi, ovunque non rassomigli all’Inghilterra, orbene, vi troverete per forza a essere degli stranieri”. Si rivolge poi a chi attacca i migranti: “Vi piacerebbe allora trovare una nazione d’indole così barbara che, in un’esplosione di violenza e di odio, non vi conceda un posto sulla terra, affili i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacciasse come cani, quasi non foste figli e opera di Dio, o che gli elementi non siano tutti appropriati al vostro benessere, ma appartenessero solo a loro? Che ne pensereste di essere trattati così? Questo è ciò che provano gli stranieri. Questa è la vostra disumanità”. La storia dunque si ripete: le migrazioni sono sempre esistite, causando gli stessi sentimenti in ogni epoca.
“Per Shakespeare non dev’essere stato facile partecipare a un progetto del genere. E la vicenda rimane provocatoria anche oggi”, aggiunge Otello Cenci: >“Ascoltare la voce del Bardo che affronta il tema dell’accoglienza dei migranti, è un’occasione per capire che cosa sta accadendo oggi, aiutati anche dalla provocazione del il titolo del Meeting di quest’anno: «Tu sei un bene per me»”.
Tommaso Cevoli